C. Ant. per “la Verità”
GIUSEPPE CONTE LUIGI DI MAIO
Per la diplomazia italiana la giornata di mercoledì passerà alla storia. Mentre mezza Farnesina era in Egitto, Palazzo Chigi si muoveva a Roma per fare incontrare i due uomini forti della Libia, il generale Khalifa Haftar e il premier di Tripoli, Fayez Al Serraj.
A fare da pontieri i servizi su richiesta di Palazzo Chigi, che avrebbero organizzato una sorta di trilaterale separata tra i due leader in guerra. Obiettivo: fare da pacieri agli occhi del mondo. Risultato: flop totale. Al Serraj non si è presentato, una volta saputo che il generale di Bengasi era a Roma accolto come un capo di Stato.
conte di maio
Sarebbero stati i turchi a suggerire al numero uno della Tripolitania di non atterrare in Italia, ma ciò che conta è che l' iniziativa (quasi sicuramente non concordata con gli Usa) ha sortito l' effetto opposto. Appena atterrato a Tripoli Al Serraj è stato vittima di una cosiddetta fake news. Si è diffusa la voce del suo rapimento.
Smentita dopo poche ore.
Inizialmente si è pensato che dietro potesse esserci la macchina della propaganda di Haftar. Ma non si esclude che a prendere (virtualmente) a schiaffi siano stati proprio i suoi miliziani. La falsa notizia ha comunque contribuito a creare ulteriore caos in una giornata difficile da decifrare. Al di là degli input turchi, a spingere Serraj a tirare dritto sarebbe anche stata la mancanza di forma e di riservatezza.
ROCCO CASALINO GIUSEPPE CONTE
Innanzitutto Haftar è stato accolto come un capo di Stato, quando il generale rappresenta un governo non riconosciuto da Roma. Poi, la comunità internazionale aveva appena accusato l' uomo forte della Cirenaica di aver bombardato una scuola militare facendo saltare per aria un intero plotone di cadetti. Non sappiamo se siano stati gli uomini di Haftar. Tripoli ne è convinta e tanto è bastato per far saltare la mosca al naso a Serraj.
C' è poi un tema di riservatezza. Il portavoce di Giuseppe Conte, Rocco Casalino, ha cominciato a informare giornalisti e uomini di opinione a destra e a manca.
conte di maio
Fin dal mattino. Diffondere tali notizie in un ambito che non è quello tipico della diplomazia, ma dei servizi, contribuisce a surriscaldare gli animi e in questo caso ha inevitabilmente contribuito a far saltare il banco. Casalino era sicuramente mosso da un intento molto provinciale: avviare la battaglia contro Luigi Di Maio. Accendere la miccia dello scontro tra Conte e la componente dei 5 stelle. Uno scontro che ha portato ieri Il Fatto Quotidiano a pubblicare una apertura sull' imminente addio di Di Maio non solo dalle stanze della Farnesina ma anche da ruolo di capo dei grillini.
Peccato che occuparsi di guerra mentre si fa una guerra mediatica a casa non sia il massimo della saggezza. Anche se poi, a quanto ci risulta, il capo della comunicazione di Conte si sia poi dato da fare per evitare (legittimo) che le colpe ricadessero su Conte medesimo. Da lì è partita anche lo scarica barile tra Casalino e il Cerimoniale sul quale adesso si pensa di fare ricadere le colpe del flop.
GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO IN CONFERENZA STAMPA
Sarebbe invece importante prendere atto di quanto sia accaduto e al tempo stesso prendere le misure degli impatti nei confronti dei nostri alleati storici: gli americani. Ne abbiamo già scritto. Ma temiamo che aver organizzato un tale show senza aver debitamente informato gli Usa di quanto stava per accadere avrà più di una conseguenza.
Innanzitutto, qualcuno tirerà un linea sugli accordi Italia-Libia e sugli uomini che li hanno gestiti in continuità con la filosofia che è stata prima di Marco Minniti e poi di Matteo Salvini. Il rischio è contribuire a rafforzare l' asse Tripoli-Ankara. Gli Usa non lo desiderano.
A riempire il corridoio di armi che andrà dalla Turchia alla Libia saranno i russi, e non gli americani. Ciò dovrebbe spingere il nostro Paese a fare di tutto per non abbandonare la Libia a Recep Erdogan o trovare una soluzione a monte e non a valle. Cioè direttamente ad Ankara.
GIUSEPPE CONTE E ROCCO CASALINO IN CONFERENZA STAMPA
Invece, non si capisce come ci stiamo muovendo. All' indomani del niet di Serraj, il ministro dell' Interno del governo di accordo nazionale della Libia, Fathi Bashagha, politico vicino ad Al Serraj è volato fino a Roma. Bashagha è giunto però in Italia per contatti con gli americani: avrebbe incontrato l' ambasciatore Usa a Tunisi, Donald Blome. Non è venuto a Roma per vedere rappresentanti del nostro governo. Anche questo è uno smacco notevole. Forse il ministro di Tripoli conosce dettagli sull' incontro tra Conte e Haftar che noi italiani ignoriamo al momento. I due si sono parlati a Palazzo Chigi per quasi tre ore.
Che cosa si siano detti è al momento un mistero. O meglio da Bengasi qualcosa è trapelato, ma sarebbe importante che almeno il nostro Parlamento ne venga informato.
Se il governo cambia all' improvviso schieramento non si può fare di nascosto senza avvisare. Se invece tutta la manfrina serviva a tagliare la testa a Di Maio significa che siamo in mano a un governo che di geopolitica non sa proprio nulla.