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Davide Stoppini per la Gazzetta dello Sport
BATTERICA O VIRALE L'INFIAMMAZIONE NON LASCIA TRACCE
La prima ipotesi intorno a cui i medici del Rigshospitalet di Copenaghen stanno lavorando è quella di una miocardite. È, tra le tante che si fanno, quella più favorevole perché lascerebbe aperto più di uno spiraglio per il ritorno in campo di Eriksen. «La miocardite altro non è che un'infiammazione al cuore - ci spiega il professor Bruno Carù, il cardiologo che operò Nwankwo Kanu -
Può essere batterica o di origine virale e può arrivare a comportare un arresto cardiaco, proprio come successo a Christian. Questa seconda sarebbe un' ipotesi ancor migliore, se ragioniamo sull' Eriksen calciatore. Perché il virus, nello stesso modo in cui è comparso, poi scompare e non lascia tracce: si guarisce a tutti gli effetti, come accade con altre semplici malattie. La miocardite di origine batterica è leggermente più complicata - spiega Carù -, perché qui il germe che colpisce rischia invece di alterare in qualche modo le strutture del cuore». In ogni caso, se la diagnosi parlasse di un processo infiammatorio, la carriera di Eriksen non sarebbe finita.
danimarca eriksen
SE È CONGENITO, SERVE IMPIANTARE UN DEFIBRILLATORE
Altra ipotesi: una malattia ereditaria del muscolo cardiaco, dunque congenita, mai scoperta prima. Spiega Carù: «Per andare a fondo su questo tipo di problematiche si fanno sempre indagini sui familiari, per capire se in passato ci sono state situazioni di morte improvvisa in età giovanile. Qui per curare servono interventi invasivi, in alcuni casi farmacologici.
Poi ovviamente si tratta di comprendere, all' interno delle malattie ereditarie, di quale tipo stiamo parlando. La sindrome di Brugada può essere una strada percorribile. Nella maggior parte dei casi il primo sintomo porta a una morte improvvisa. È difficile da scoprire, è un'alterazione molto variabile che si trova con un banale elettrocardiogramma. Ma non sempre: a me è capitato di avere pazienti con la malattia rilevabile al mattino, ma non al pomeriggio. La cura possibile? Serve impiantare un defibrillatore automatico nel cuore, sottocute. Tornare a fare uno sport di contatto a quel punto è eventualità da escludere, perché il defibrillatore può rompersi in caso di urto violento».
bruno caru
K.O. LA "STAZIONE" DENTRO AL CUORE E STOP ALL'ATTIVITÀ
Ipotesi numero tre: una malattia del nodo del seno. È bene spiegare di cosa stiamo parlando.Ci aiuta Carù: «Nel nostro cuore tutti noi abbiamo una specie di impianto elettrico, immaginiamolo come fosse un normale appartamento con i fili della luce che distribuiscono la corrente. L' impianto ha una "stazione" che si chiama appunto nodo del seno: è da qui che partono gli impulsi, è qui che si genera il nostro battito cardiaco. Questa stazione si trova nella parte alta del cuore: il nucleo di cellule si attiva regolarmente, creando il normale battito. Ma a volte può capitare che la stazione si ammali, o nel caso delle persone più anziane semplicemente si deteriori, e non funzioni più bene, alterando dunque il normale battito cardiaco».
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Questo potrebbe essere capitato ad Eriksen. E non sarebbe una buona notizia nell' ottica del calciatore: «Per guarire in casi del genere servirebbe un intervento chirurgico invasivo, dunque l' introduzione di un pacemaker. E anche qui l' attività sportiva sarebbe molto complicata da conciliare».
UN CASO AL LIMITE: DI SOLITO NON C'È L'ARRESTO CARDIACO
Ipotesi numero quattro da mettere sul piatto: un coagulo del sangue. A Copenaghen si era diffusa fin da subito come una delle possibili cause del malore del centrocampista dell' Inter. Per la verità era stata una delle prime insieme all' epilessia. Ma nel corso dei giorni sta perdendo un po' di terreno. Scoprire un coagulo non è poi così difficile in termini medici, "bastano" esami del sangue approfonditi.
christian eriksen 2
Ma il professor Carù da questo punto di vista è molto scettico: «Non credo che quanto accaduto a Eriksen possa essere ricondotto a un coagulo. È molto, molto difficile, mi sentirei di dire quasi impossibile. Il motivo? Abbiamo tutti visto come il calciatore in campo sia stato colpito da un arresto cardiaco. Ma solitamente un coagulo del sangue non prevede questo come conseguenza immediata».
Una risposta certa, in ogni caso, secondo Carù non tarderà ad arrivare: «Di solito bastano 8-10 giorni. Poi non significa che gli esami per Eriksen finiranno: ci sarà bisogno, comunque vada, di indagini successive».
IL REGOLAMENTO
kjaer soccorre eriksen
Le immagini di Christian Eriksen durante Danimarca-Finlandia hanno scioccato tutto il mondo del calcio. Ovviamente, il primo pensiero è che il centrocampista possa riprendersi al più presto e al meglio. Il risultato certo è che l’intervento del capitano Simon Kjaer e dei sanitari in campo hanno preservato la cosa più importante, ovverosia la vita di Eriksen.
kjaer con la moglie di eriksen
Ora si discute di una cosa meno importante: se il calciatore potrà tornare a giocare. Per una testata come Calcio e Finanza, che fa del calcio e business la sua attività principale, è doveroso informare lettori e tifosi di quali siano gli aspetti economici, sottolineando ancora che la cosa più importante sia stata la salvaguardia della vita del danese.
Nell’Accordo Collettivo firmato tra l’Associazione Italiana Calciatori e la Lega Serie A, è prevista l’ipotesi dell’inidoneità e della inabilità:
- Per inidoneità si intende la condizione morbosa del Calciatore (certificata dalla competente A.S.L. o equivalente struttura pubblica ai sensi delle leggi e dei provvedimenti amministrativi applicabili) che ne rende totalmente impossibile la prestazione lavorativa a titolo definitivo o temporaneo;
- Per inabilità si intende la condizione morbosa del Calciatore che, pur non implicando l’impossibilità totale di rendere la prestazione, è comunque tale da non consentirgli di partecipare ad allenamenti che non siano esclusivamente di recupero funzionale.
christian eriksen si accascia in campo durante finlandia danimarca 2
“Qualora l’inabilità del Calciatore per malattia o infortunio, ovvero la sua inidoneità come sopra definite, si protraggano oltre i 6 (sei) mesi, la Società può richiedere al CA la risoluzione del Contratto ovvero la riduzione alla metà della retribuzione maturanda dalla data della richiesta fino alla cessazione dell’inabilità e comunque non oltre il termine di scadenza del Contratto”.
“Qualora la malattia o l’infortunio dovessero determinare l’inidoneità definitiva del Calciatore, come intesa e accertata sub 15.1., la Società ha diritto di richiedere immediatamente al CA la risoluzione del Contratto”.
Da un punto di vista di bilancio, inoltre, nell’ipotesi in cui Eriksen non dovesse tornare a giocare, l’Inter dovrebbe registrare una svalutazione dell’intero valore del cartellino, pari a circa 18 milioni di euro.
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