Lina Palmerini per il “Sole 24 Ore”
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Nel discorso di insediamento del suo "bis" c'era una «riflessione sul funzionamento della nostra democrazia», una specie di "A che punto siamo" che ha senso all'indomani di un'elezione presidenziale con diversi traumi politici all'attivo. Ma che, guardando bene, Mattarella sembra legare anche alla contingenza di un Piano Ue di circa 200 miliardi. Un impegno sia dal punto di vista tecnico-burocratico, sia del presidio democratico che lui mette a fuoco indicando alcuni pericoli.
E cioè, che la debolezza delle istituzioni e l'esigenza di rincorrere i cambiamenti con decisioni sempre più veloci, rischiano di comprimere gli spazi di vigilanza democratica - «dove si forma l'interesse generale» - con il risultato che «se ne avvantaggia chi è nelle condizioni di maggiore forza».
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E arriva pure a disegnarne il profilo quando parla di «poteri economici sovranazionali che tendono a prevalere e a imporsi, aggirando il processo democratico». Il primo pensiero va ai colossi finanziari e alle multinazionali che si sono enormemente arricchiti durante il periodo della pandemia, schiacciando non solo la concorrenza di aziende nazionali, ma imponendo alle stesse imprese le loro condizioni.
Un potere che, come si è detto, compete con quello degli Stati - come si vede nel braccio di ferro sul fisco - e potrebbe imporsi sulle grandi sfide della transizione ecologica e digitale - o delle grandi infrastrutture - dove si prevedono riorganizzazioni enormi del tessuto imprenditoriale. Insomma, quello che suggerisce Mattarella è che senza una vigilanza istituzionale, si rischia di subire un'alterazione dei contesti economici nazionali ed europei.
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Ma in ballo non c'è solo l'evento-Pnrr. Lo scenario che vede il capo dello Stato è di un sempre più insidioso e incalzante paragone tra due sistemi: «i regimi autoritari o autocratici che tentano ingannevolmente di apparire più efficienti» e quelli democratici «le cui decisioni, basate sul libero consenso sono, invece, più solide ed efficaci».
C'è da fare, quindi, una battaglia a difesa della democrazia che sembra tanto più urgente in un contesto come quello italiano dove i tre poteri dello Stato, legislativo, giudiziario ed esecutivo sono attraversati in modo diverso da una crisi di fiducia, rappresentanza, credibilità. E l'indicazione che arriva da Mattarella è il rovescio dell'anti-politica visto che richiama a questa battaglia i partiti chiedendogli di portare dentro le istituzioni le domande della società. In effetti, il suo bis nasce anche sul testacoda del populismo.
discorso di sergio mattarella per il giuramento bis