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    COSE MAI VISTE: GIORGETTI CHE ACCUSA I GRILLINI DI AVERE ''DOSSIER SU TUTTI'' DOPO IL CASO BUGNO, UNO 'SCANDALO' TENUTO NEL CASSETTO PER COLPIRE TRIA AL MOMENTO GIUSTO - BUFFAGNI AMMETTE CHE ESISTE ''UN'INTELLIGENCE DEL M5S'', MA CHE L'ATTACCO ALLA MANAGER NON SAREBBE USCITO DA LÌ: ''AVEVA UN PESSIMO CURRICULUM E BASTA''. MA POI AGGIUNGE FRASI PESANTISSIME: ''QUANDO TRIA PROVA A RICATTARCI, NON È IL MASSIMO'' - SI AVVICINA IL VOTO ED ESCONO I DOSSIER. PREPARATEVI A BALLARE DA QUI AL 26 MAGGIO…


     
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    1. IL SENSO DEI 5 STELLE PER I «DOSSIER» GIORGETTI: NE HANNO SU TUTTI

    Tommaso Labate per il ''Corriere della Sera''

     

    GIORGETTI TRIA GIORGETTI TRIA

    «Loro hanno dei dossier su tutti, anche su di noi...».

    Ecco, prima di delineare i contorni di questa spy story permanente che agita sottotraccia la vita dell' esecutivo e che solo in casi eccezionali finisce con una denuncia pubblica - è successo ieri, quando nel colloquio con Federico Fubini del Corriere il ministro Giovanni Tria ha detto di aver subito un «attacco spazzatura» con tanto di «violazioni della privacy» per la storia di Claudia Bugno - prima di tutto questo, insomma, bisogna fare qualche passo indietro. Al «loro», al «noi», all' io narrante.

    claudia bugno claudia bugno

     

    «Loro» sono genericamente ambienti del M5S; «noi», invece, sono i ministri della Lega di Matteo Salvini. L'«io», autore della confidenza fatta alcune settimane fa a una serie di amici e colleghi, colui che a ragione o a torto immagina che tra i corridoi di Palazzo Chigi ci sia un sospetto viavai di dossier, risponde al nome di Giancarlo Giorgetti.

     

    Sia chiaro, quelli che hanno raccolto la confidenza del sottosegretario alla presidenza del Consiglio si sono trovati di fronte un interlocutore tutt' altro che intimorito dall' andazzo denunciato. Giorgetti frequenta il Palazzo dall' epoca in cui il leader della Lega era Umberto Bossi, ne ha viste di tutti i colori, ha i galloni del veterano, di quello che ormai non si sorprende più di tanto.

     

    giovanni tria giancarlo giorgetti giovanni tria giancarlo giorgetti

    Epperò, al pari del resto della compagine leghista, il sottosegretario dev' essersi sorpreso assai nei primi istanti del consiglio dei ministri che a inizio febbraio doveva istruire la pratica del rinnovo di Luigi Federico Signorini alla vicedirezione generale della Banca d' Italia.

     

    Perché in quella sede, e su questo le testimonianze di diversi presenti alla riunione collimano, tutti i componenti del governo in quota M5S si erano presentati all' appuntamento muniti, manco a dirlo, di «un dossier» sull' uomo di finanza pubblica che da una vita è in Bankitalia. «Come se in qualche modo l' obiettivo», racconta una fonte, «fosse collegare in maniera pretestuosa la sua provenienza toscana al mondo renziano...». Infatti, il rinnovo non ci fu.

     

    È come se la denuncia di Giovanni Tria risvegliasse un mostro che non si era mai sopito. Fogli, screenshot, voci, veline e veleni hanno già scandito la fine dell' inverno della politica con caso che ha visto (suo malgrado) protagonista Giulia Sarti. «Credo si tratti di una vendetta politica interna al M5S. Lì dentro c' è una cyberguerra.

     

    Alla Casaleggio c' era una fobia nei miei confronti e tutti quelli che erano stati vicini a me erano visti con sospetto e subivano uno spionaggio stile Stasi», è la conclusione a cui era arrivato uno dei primi espulsi del M5S, Giovanni Favia, durante un' intervista rilasciata a Monica Guerzoni sul Corriere il 19 marzo. Anni fa, Favia era molto vicino all' ormai ex presidente della Commissione giustizia della Camera, finita nel tritacarne dopo l' inchiesta delle Iene .

     

    BUFFAGNI CONTE BUFFAGNI CONTE

    E dire che nel 2014 era stato Gianroberto Casaleggio a denunciare «dossier in preparazione contro di me, la mia famiglia e la mia società». Sembra passato un secolo. Dopo di allora, il giochino dei dossier è entrato e uscito dalla vita pubblica del Movimento inquinando in ordine sparso competizioni regionarie (Sicilia, seconda candidatura di De Vito, 2017), comunarie (Roma, ai danni di Marcello De Vito, oggi arrestato, 2016), i primi cento giorni della giunta Raggi e molto altro ancora.

     

    Oggi, nella maggioranza, qualcuno ha l' impressione che il senso della politica per il dossieraggio abbia varcato i confini di Palazzo Chigi. Trasformando in un ricordo quasi innocuo il grande scandalo che fece, nel 2009, la decisione dell' allora sindaca di Napoli Rosa Russo Iervolino di registrare a loro insaputa un confronto con i big del Pd partenopeo sulla giunta. Vista con gli occhi di oggi, una barzelletta.

     

     

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    2. BUFFAGNI, L' UOMO FORTE DEL M5S TRA POLTRONE E VELENI AL MINISTERO

    Fabrizio Roncone per il ''Corriere della Sera''

     

    Dopo dieci minuti di colloquio, la mette giù così: «Il ministro Tria non è in discussione». Pausa . «Per il momento».

    Ha 35 anni, si chiama Stefano Buffagni ed è il grillino più potente di Palazzo Chigi (ufficialmente sarebbe sottosegretario agli Affari Regionali: ma, come vedremo, ha altro a cui pensare).

     

    Tracce di leggenda: non si separa mai da una cartellina rossa in cui conserva i dossier più delicati del Paese.

    Tracce di verità: dove c' è una poltrona da assegnare - Consob, Inps, Cdp, Fincantieri, Bankitalia - c' è lui. Molto amico di Giancarlo Giorgetti, sempre in contatto con il premier Giuseppe Conte, per anni legatissimo a Gianroberto Casaleggio, ora legato al figlio Davide e, perciò, assai ascoltato da Luigi Di Maio.

     

    Tracce di attualità: uscendo da una riservatezza monacale, negli ultimi dieci giorni ha sferrato due attacchi durissimi. Il primo, alla Lega, per la partecipazione al Forum delle famiglie a Verona; il secondo, al ministro Giovanni Tria.

    STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO STEFANO BUFFAGNI LUIGI DI MAIO

     

    «Francamente, in questi giorni, con Tria avremmo preferito parlare di Def, di risparmi bancari, e invece siamo stati costretti ad affrontare un altro, sgradevole genere di argomenti: quello relativo al ruolo della dottoressa Claudia Bugno».

    Tria ha detto ieri a Federico Fubini sul Corriere: «Ho subito un attacco spazzatura sul piano personale».

    «Io credo che Tria si riferisse ad alcuni articoli pubblicati dal Fatto e da La Verità In ogni caso, dev' essere chiaro che noi non abbiamo l' abitudine, nelle vicende politiche, di attaccare i familiari dei nostri interlocutori. Insomma, per capirci: certe brutte cose non sono uscite dall' intelligence del Movimento».

     

    Anche lei, comunque, è stato durissimo.

    «Ho detto ciò che penso: noi non riteniamo idonea la dottoressa Bugno per ricoprire un certo ruolo. Io sto ancora qui a cercare di capire come sia stato possibile indicarla per StMicroelectronics Quella non è una poltrona di spartizione, quella è una postazione strategica dove deve finire una persona competente. Punto».

     

    GIOVANNI TRIA GIOVANNI TRIA

    Quindi lei «No, aspetti: e la Bugno, mi chiedo, sarebbe competente? Ha un curriculum adatto? Noi del Movimento, con la nostra storia, potevamo accettare la sistemazione, su quella poltrona, di una signora che ha persino preso una multa perché coinvolta nelle tragiche vicende di Banca Etruria?».

     

    Il ministro Tria dice che certe intimidazioni non passeranno.

    «Tria, Tria Io non lo voglio nemmeno sapere perché la dottoressa Bugno si muova con tanta disinvoltura, perché vada in giro a dire si fa così, si fa colà, perché parli a nome del ministro». A voi, la sensazione è questa, il ministro Tria non piace a prescindere.

    «Gliel' ho detto prima: lui non è in discussione, in questo momento».

     

    Non vi piace, non lo sopportate: e, probabilmente, non avete il coraggio di sfiduciarlo perché sapete che con un governo così litigioso, così traballante e molto incerto in materia di economia, trovare un sostituto adeguato sarebbe forse impossibile.

    «Noi non sopportiamo chi lavora per interessi personali e non pensando agli interessi del Paese. Aggiungo che quando poi Tria prova a ricattarci, beh, non è il massimo».

    Sta dicendo una cosa grave.

     

    «Senta: Tria, al momento, ha la fiducia del Parlamento. E io ovviamente rispetto sia la volontà del Parlamento, sia quella del Capo dello Stato».

    Le parole di Buffagni sono queste. Pronunciate da chi sa che può essere netto, forte, minaccioso. Sensazione: Buffagni è abbastanza sicuro che la vicenda con Tria e la sua consigliera non sia ancora da considerare chiusa. Dove possa portare, poi, probabilmente non lo immagina però con precisione ancora nemmeno lui.

    E dev' essere così.

     

    Perché Buffagni, in questa fase, è l' uomo del Movimento che decide e sa (il legame con la Casaleggio Associati, come dicevamo, era e resta assai intenso).

    il ministro giovanni tria con la moglie maria stella (3) il ministro giovanni tria con la moglie maria stella (3)

    Colpiscono alcuni dettagli: così giovane e già così abilissimo a cambiare tono di voce (da gelido e tagliente a complice e divertito). Attentissimo ai rapporti con i giornalisti: chiami e risponde, trova sempre cinque minuti. Spregiudicato se serve, prudente di istinto, cinico, veloce nel decidere. Pochi passaggi televisivi, poche foto, quasi mai al ristorante, mai nei salotti.

     

    Schegge di curriculum: nasce a Milano, cresce a Bresso (periferia nord), tiene a far sapere che a 4 anni era in una piscina a nuotare, si laurea in Economia e management per l' impresa alla Cattolica, attivista a Cinque Stelle dal 2010, tre anni dopo in consiglio regionale, poi una moglie e un figlio.

     

    Una cosa che preferisce non raccontare: quando può, con altri volontari va nei reparti pediatrici degli ospedali e cerca di far sorridere i bambini travestendosi da clown.

    Una cosa che nessuno osa dirgli - puoi avere 35 anni, ma se sei già potente, te li trovi sempre tutti chini: ha un taglio di capelli anni Ottanta e indossa abiti da berluscones del tempo che fu (ma il sospetto è: uno così, lascia qualcosa al caso?).

     

     

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