MONICA SERRA per la Stampa
C' è una bozza del questore di Bergamo.
stati generali lamorgese
Ora è chiusa in un cassetto. In quelle pagine, scritte in fretta in attesa di un ordine pronto ad arrivare, si dispongono agli accessi della Val Seriana i 300 uomini che, nella notte del 5 marzo, dormono all' hotel Continental di Osio di Sotto e al Palace di Verdellino.
Sono pronti, all' alba del 6 marzo, a trasformare quella manciata di chilometri tra Alzano Lombardo e Nembro, dove il virus ha fatto strage, nella seconda zona rossa della Lombardia.
Dopo 48 ore concitate, di chiamate, incontri e sopralluoghi, all' alba dell' 8 marzo, alla prefettura di Bergamo arriva l' ordine di bloccare tutto. E quei 300 uomini vengono rispediti indietro.
A comunicare «che l' esigenza di rinforzo di personale impiegato nell' area di Bergamo è terminata» è il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale. E anche di questo ha dovuto riferire ieri ai pm, nel corso degli ascolti a Palazzo Chigi, la ministra dell' Interno Luciana Lamorgese.
Quell' ordine poteva arrivare solo da Roma. Per questo il governo, più che la Regione, poteva ordinare l' istituzione della zona rossa in quel momento.
luciana lamorgese
Anche se le prerogative del presidente della Lombardia glielo avrebbero teoricamente consentito. Tutti erano in attesa, a Bergamo. Tanto che, agli atti dell' inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, è finito anche un breve scambio di messaggi tra un comandante dell' Arma e l' allora dg della Sanità lombarda Luigi Cajazzo. Erano momenti complicati.
Sull' asse Roma-Milano, lo scambio era continuo, non solo sul piano politico. Della possibilità di istituire la zona rossa in Val Seriana si inizia a parlare a fine febbraio. Si oppongono i sindaci del territorio, salvo poi ritrattare le loro posizioni. Sono contrari soprattutto gli industriali. Ci sono due piani da bilanciare: quello economico e la salute pubblica.
LUCIANA LAMORGESE
La sera del 3 marzo, a Roma, il Comitato tecnico scientifico, «ricevuti i dati relativi ai comuni di Alzano Lombardo e Nembro», e «sentito per via telefonica l' assessore Gallera e il dg Cajazzo», si legge nello stralcio del verbale della riunione che si è tenuta al Dipartimento della protezione civile, «propone di adottare le opportune misure restrittive già adottate nei comuni della zona rossa (lodigiana, ndr) anche in questi due comuni, al fine di limitare la diffusione dell' infezione anche nelle aree contigue». Come Bergamo, dove il virus ha fatto centinaia di vittime. La posizione dei tecnici è chiara: la Val Seriana ha un «R0 sicuramente superiore a 1» e va chiusa.
alzano lombardo
La macchina si attiva immediatamente. E mentre gli scambi e i contatti tra Palazzo Lombardia e Palazzo Chigi sono costanti, il 4 marzo, il Dipartimento della pubblica sicurezza del Viminale ordina alla prefettura di Bergamo di organizzarsi che stanno arrivando i rinforzi.
Mentre i contingenti di carabinieri, polizia ed esercito sono pronti a partire, iniziano gli incontri in questura per predisporre uomini e turni a ogni varco della Val Seriana. E il questore prepara anche una bozza di ordinanza che non firmerà mai.
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La mattina dopo iniziano i sopralluoghi di carabinieri del comando provinciale e agenti di polizia. È tutto pronto. Quasi 300 uomini sono nei due alberghi che aspettano disposizioni.
La sera del 7 marzo trapela la notizia del Dpcm che chiuderà l' intera regione. All' alba del mattino dopo «l' esigenza di rinforzo è terminata» e quei 300 uomini tornano indietro.
Alle 13 il Dpcm viene pubblicato in Gazzetta Ufficiale: la Lombardia è «zona protetta». A questure e prefetture del territorio il ministro Lamorgese invia una direttiva. «Ferma restando la piena autonomia nelle materie di competenza regionale, va rilevata l' esigenza che in ogni caso, e soprattutto in questo delicato momento, non vi siano sovrapposizioni di direttive aventi incidenza in materia di ordine e sicurezza pubblica, che rimangono di esclusiva competenza statale e che vengono adottate esclusivamente dell' Autorità nazionale e provinciali di pubblica sicurezza». La decisione è presa. Non c' è più nulla da fare.
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