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    COSÌ L’AMICO AMERICANO CONTROLLAVA LA POLITICA ITALIANA NEL 1989 – LO STORICO ANDREA SPIRI, SULLA RIVISTA “VENTUNESIMO SECOLO”, ESAMINA LE CARTE RISERVATE DELLA DIPLOMAZIA STATUNITENSE ALLA FINE DEGLI ANNI 80 – L’AMBASCIATORE MAXWELL RABB CONSIGLIAVA A WASHINGTON DI ANDARCI PIANO CON LA CORDIALITÀ VERSO ACHILLE OCCHETTO “PER NON INDEBOLIRE LA POSIZIONE DI CHI, IN PRIMO LUOGO CRAXI, POTEVA DAVVERO REPUTARSI NOSTRO AMICO” – GLI AMERICANI MISURAVANO CON METICOLOSITÀ LA POPOLARITÀ CHE GORBACIOV OTTENEVA NEL PARTITO COMUNISTA ITALIANO…


     
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    Estratto dell’articolo di Maurizio Caprara per il “Corriere della Sera”

     

    ronald reagan bettino craxi ronald reagan bettino craxi

    È opinione ricorrente, tra alcuni ex dirigenti dei partiti e commentatori, che ci sia stata la mano degli Stati Uniti dietro le inchieste giudiziarie di Mani pulite dalle quali Bettino Craxi fu portato nel 1994 a fuggire dall’Italia.

     

    I sostenitori di questa tesi sostengono che il principale alleato politico e militare del nostro Paese avrebbe favorito l’estromissione del segretario del Partito socialista da ruoli di potere per un contrasto del 1985, la contesa causata dal suo rifiuto di far consegnare all’aviazione americana e poi alla Delta Force nella base di Sigonella i terroristi palestinesi che avevano sequestrato la nave «Achille Lauro». Sarebbe ingenuo considerare gli Stati Uniti un blocco di pietra di un unico pezzo. […]

     

    Maxwell Rabb Maxwell Rabb

    A sfogliare rapporti di ambasciate e consolati americani della fine degli anni Ottanta, comunque, non risulta che a diffidare di Craxi in seguito alla crisi di Sigonella fossero le personalità repubblicane mandate a rappresentare Washington a Roma.

     

    Confidential, confidenziale, è la dicitura riportata sui rapporti che Andrea Spiri, docente di Storia contemporanea alla Luiss, ha preso in esame in un suo testo che compare sulla rivista «Ventunesimo Secolo». S’intitola Gli americani e l’avvio del processo di trasformazione del Pci: il 1989 comunista nelle note della diplomazia Usa.

     

    Su una delle informative, Spiri riferisce che l’ambasciatore Maxwell Rabb consigliava a Washington di andarci piano con la cordialità verso Achille Occhetto «per non indebolire la posizione di chi — in primo luogo Craxi» — poteva «davvero reputarsi nostro amico».

     

    ACHILLE OCCHETTO Michail Gorbaciov ACHILLE OCCHETTO Michail Gorbaciov

    Occhetto era il segretario del Partito comunista italiano che nel novembre dello stesso anno avrebbe compiuto la svolta dalla quale sarebbero derivate la chiusura del Pci e la nascita del Partito democratico della sinistra. Chi scrive queste righe ha consultato le versioni integrali dei rapporti citati su «Ventunesimo Secolo».

     

    Di una notevole considerazione degli americani verso l’ex presidente del Consiglio socialista si ricavano conferme ulteriori, a cominciare dal riconoscimento del suo «chiaro allineamento con gli Stati Uniti». Craxi viene definito uno di coloro «che hanno davvero superato la prova dell’amicizia». E a scorrere le carte l’esame autentico passato dal segretario socialista sembrerebbe l’aver accettato la dislocazione in Italia di armamenti statunitensi, aerei e missili Cruise da contrapporre agli Ss-20 sovietici puntati verso l’Europa. A differenza del Partito socialista, il Pci si era opposto.

     

    […]

     

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    Spiri su «Ventunesimo Secolo» si sofferma su Occhetto, osserva che nei cablogrammi «sembra prevalere lo scetticismo sull’approdo finale del percorso evolutivo del Pci». A leggere sia il suo testo sia i documenti integrali si nota che nel 1989 la diplomazia americana misurava con meticolosità la popolarità che in Occidente otteneva Mikhail Gorbaciov, il segretario del Partito comunista sovietico impegnato in una riforma del sistema non ancora sfociata nella fine dell’Urss.

     

    Gorby fever, «febbre Gorby», è un’espressione che troviamo negli originali a firma del successore di Rabb, l’ambasciatore Peter Secchia. Di un’informativa dell’ambasciatore americano a Mosca Jack Matlock viene citato da Spiri un paragrafo su una visita di Occhetto in Unione Sovietica.

     

    Nell’interpretarne gli obiettivi, il documento descrive di fatto una gara tra i principali partiti italiani ad apparire accreditati presso il Cremlino riformista: «A) Necessità di bilanciare la missione compiuta nell’ottobre del 1988 dal presidente del Consiglio democristiano Ciriaco De Mita, che ha sfruttato il “fattore Gorbaciov” per trarne vantaggio politico. Occhetto riteneva di dover dimostrare che anche lui ha solidi rapporti con il capo del Cremlino.

     

    ACHILLE OCCHETTO Michail Gorbaciov ACHILLE OCCHETTO Michail Gorbaciov

    B) Bruciare sul tempo il segretario del Partito socialista italiano Bettino Craxi, che vuole disperatamente incontrare Gorbaciov e preme sui diplomatici sovietici per organizzare la sua venuta a Mosca».

     

    «Ingraiani». «Cossuttiani». «Miglioristi». Sono termini che nei rapporti compaiono non tradotti per informare il segretario di Stato, James Baker, sulle mosse dei seguaci dei dirigenti del Pci Pietro Ingrao, Armando Cossutta, Giorgio Napolitano. Tra i tanti, risalta un dettaglio: su cinque ore di colloquio tra Gorbaciov e Occhetto a riferire circostanziatamente all’ambasciatore americano a Mosca fu «il rappresentante del Pci» in Urss.

     

    Non si direbbe che il resoconto gli sia stato estorto o che fosse spionaggio. Fa pensare che a farsi capire dagli Stati Uniti era interessato il partito di Occhetto. Più disponibile verso Washington rispetto a quanto lo fossero nei suoi confronti Rabb e Secchia.

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