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    LA MORTE TI FA FAKE – "COSTA GAVRAS È MORTO", ANZI NO. L’ANNUNCIO DELLA MINISTRA DELLA CULTURA GRECA ERA UNA FAKE NEWS. IL REGISTA: “UNO SCHERZO DI CATTIVO GUSTO” – DIETRO C’È IL GIORNALISTA ITALIANO TOMMASO DEBENEDETTI, DIVENTATO FAMOSO IN TUTTO IL MONDO PERCHÉ SI INVENTAVA (E RIUSCIVA A PUBBLICARE) INTERVISTE CON PREMI NOBEL: “LA MIA È UNA CRITICA AL SISTEMA. L’INFORMAZIONE È BASATA SU...”


     
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    1 – LA FAKE NEWS DELLA MORTE DEL REGISTA COSTA GAVRAS

    Da www.lettera43.it

     

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    Prima un tweet per annunciarne la scomparsa, poi un altro per rettificare tutto: il regista greco-francese Costa Gavras non è morto. Nel pomeriggio del 30 agosto sull'account Twitter della ministra della Cultura greca Myrsini Zorba è apparsa la notizia del decesso del cineasta, impegnato politicamente e noto soprattutto per Z l'orgia del potere (1969) dedicato alla dittatura dei Colonnelli in Grecia.

     

    Ma Zorba ha poi smentito prontamente specificando che si tratta di una fake news e che l'account è un falso. Sull'indirizzo fasullo che ha dato la notizia, ripresa dall'AP e da altri media internazionali, è comparso ora un messaggio per il quale il finto profilo è opera «di un giornalista italiano, Tommaso Debenedetti».

     

    LA FAKE NEWS ENNESIMA «AZIONE DIMOSTRATIVA» DEL FREELANCE DEBENEDETTI

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    Si tratta quindi dell’ennesima «azione dimostrativa» ad opera di Debenedetti, giornalista freelance divenuto famoso grazie a decine di interviste rivelatesi inventate. L'ultima lo scorso giugno, quando aveva creato un account bufala del ministro degli Esteri italiano Enzo Moavero Milanesi.

     

    «Da anni l’informazione in questo paese è basata sulle bugie, sulla falsificazione. Io mi sono solo prestato a questo gioco per poter lavorare, e ho giocato fino alla fine per denunciare lo stato di queste cose», aveva detto in un’intervista rilasciata a La Stampa nel 2010.

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    IL REGISTA HA NEGATO DI PERSONA LA PROPRIA MORTE ALLA TV GRECA

    Il regista, 85 anni, ha dovuto negare alla televisione pubblica greca Ert la propria morte: «Si è trattato di uno scherzo di cattivo gusto». La bufala è stata immediatamente rilanciata da molti media in tutto il mondo, tanto che anche il ministero greco ha dovuto negare la notizia, sottolineando che il ministro «oggi non ha fatto tweet sul suo account personale o ufficiale»

     

     

    2 – CHI È TOMMASO DEBENEDETTI, IL FALSARIO CHE INGANNA MEDIA E POLITICI

    Da www.repubblica.it

     

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    C'è riuscito di nuovo. A ingannare i giornalisti di tutto il mondo. Da un account Twitter falso a nome della ministra della Cultura greca, Myrsini Zorba, ha annunciato la morte del regista greco francese Costa Gavras: finché Gavras in persona non ha smentito la notizia in diretta tv, dopo che l'Associated Press e poi molti media internazionali l'avevano diffusa. L'autore dell'ultima bufala online si chiama Tommaso Debenedetti e non è affatto un novellino nella storia delle fake news. Anzi, nel campo è uno dei più "autorevoli".

     

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    Nipote del noto critico letterario Giacomo Debenedetti, ha cominciato a inventare nel 2000, con un'intervista immaginaria a Gore Vidal. Aveva promesso al giornale per cui lavorava che avrebbe portato a casa il lavoro ma all'ultimo momento lo scrittore si è tirato indietro.

     

    "Non sapevo che fare", racconta Debenedetti in un'intervista a Repubblica nel 2011, "alla fine ho deciso di utilizzare le cose che aveva detto pubblicamente e quelle che già conoscevo attraverso i suoi libri per scrivere una specie di dialogo immaginario che il giornale locale è stato ben felice di pubblicare".

     

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    Da lì il falsario ha cominciato a prenderci gusto e il gioco va avanti ancora adesso. Proponendosi come collaboratore, Debenedetti è riuscito a piazzare negli anni pagine intere di interviste - bufala.

     

    A novembre 2009 esce su Libero un dialogo con lo scrittore statunitense Philip Roth, a firma "Tommaso Debenedetti". Qualche mese dopo la verità viene fuori, con Roth che, a Paola Zanuttini del Venerdì, nega di aver mai dato quell'intervista.

     

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    Il New Yorker si appassiona alla storia: la giornalista Judith Thurman si accorge del colloquio inventato con Vidal, e poi di seguito di molti altri, da quello con Wilbur Smith a quello con Josè Saramago.

     

    Debenedetti finisce sotto l'attenzione della stampa di tutto il mondo. All'inizio rilancia, e sostiene di non aver mai falsificato nulla. Poi capitola, in un articolo del quotidiano spagnolo El Pais. Da quel momento diventa il "bufalaro" per eccellenza.

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    Spiega a Repubblica sette anni fa: "Nell'era del web ognuno può inventare qualunque cosa, fingere di essere Vargas Llosa, Philip Roth o Umberto Eco, come ho fatto, ed essere creduto. Ecco perché il limite tra finzione e verità è variabile".

     

    Con la diffusione sempre più vasta dei social network, Debenedetti aggiunge un nuovo strumento per spargere fake news: la creazione di profili falsi, proprio come quello della ministra della Cultura greca. Noto è il caso dell'account inventato di Umberto Eco, che in pochi giorni, nel 2011, aveva raccolto amicizie di importanti comunicatori e intellettuali italiani.

     

    3 – LE INTERVISTE INVENTATE?  UNA "CRITICA AL SISTEMA"

    Jacopo Jacoboni per “la Stampa” (7/06/2010)

     

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    Un genio, altro che falsario. Sia detto senza ironia.  È la prima volta che Tommaso Debenedetti - il giornalista free lance che s’inventò l’intervista a Philip Roth, e a una serie di premi Nobel (come ha scritto La Stampa di domenica 4 aprile) - ammette che tutte le sue opere erano false. Un’intervista a El País che ieri, via Il Post, ha fatto abbastanza discutere nei blog.

     

    «Io volevo lavorare onestamente come giornalista culturale, ma non trovavo spazio», dice Debenedetti. «Andavo alle conferenze stampa, ma nessuno si faceva intervistare. Scrivevo recensioni e critiche ai libri, ma mi dicevano sempre “questo lo copriamo con i nostri giornalisti”.

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    Così decisi di cambiare metodo. La tecnica consiste nel proporre le interviste ai quotidiani locali: non pagano molto, ma comprano tutto».

     

    «Con Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa», spiega, «non provavo nemmeno: loro fanno le verifiche». Tentò con Libero: propose Le Carré al capo della cultura. E piazzò il pezzo.

     

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    «Poi gli proposi Roth. Roth è un uomo di sinistra, e questo era un bel dilemma per Libero. Chiedergli di parlar bene di Berlusconi è troppo?, chiesi. Dissero: “Lascia che dica qualcosa di forte contro il Nobel, per il resto basta che non vada contro la linea del giornale”».

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    Dice Debenedetti che «tutti i capiredattori sapevano». Ma gli conveniva così, «l’informazione in questo paese è basata sulle bugie, sulla falsificazione. Io mi sono solo prestato a questo gioco per poter lavorare, e ho giocato fino alla fine per denunciare lo stato di queste cose».

     

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    Magari ora raccoglierà le interviste in un libro. «Con prefazione di Philip Roth». Il quale disse «non mi meraviglierei se questo Debenedetti diventasse un eroe in Italia». Geniale, ora è Debenedetti che lo rimbrotta: «Roth sappia che in Italia diventa eroe chi segue il vento». Non chi, come lui, «critica il sistema». Bisognerebbe a questo punto provare a sentire Roth.

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