1 - FINE CICLO
Antonio Barillà per "la Stampa"
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Amarezza. Rabbia. Incredulità. Lo stato d'animo bianconero traspare dai volti tesi, dalle teste basse, dalle bocche cucite: tacciono i vertici, tacciono i senatori, restano le parole di Pirlo, sulla graticola ma meno colpevole di quanto appaia, e quelle di De Ligt e Chiesa, garanti del futuro.
Spiega, il tecnico, d'essere stato rassicurato sulla conferma, e crediamo, a meno di crolli imprevisti, sia opportuno: cambiare allenatori come calzini non è da Juve e soprattutto non serve, nell'ultimo biennio ce ne sono stati sempre due a libro paga eppure sono peggiorati risultati e conti. Non capiamo, però, la motivazione addotta: «Perché il progetto è solo all'inizio».
Si parla così dopo una rifondazione profonda, un ringiovanimento coraggioso che richiede pazienza, e non ci sembra questo il caso: fra i titolari dello scorso anno è andato via solo Pjanic (Matuidi, Higuain e Khedira ruotavano) e sono stati innestati campioni costati, in tempi di crisi, oltre 200 milioni.
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Tra questi Arthur, nazionale brasiliano venuto dal Barcellona, e Morata, nazionale spagnolo strappato all'Atletico Madrid, più McKennie, splendida intuizione, e due gioielli del campionato italiano sui quali bisogna chiarirsi: non siamo di fronte a Musiala o Arrey-Mbi, classe 2003, del Bayern né ad Ansu Fati (2002) del Barça, ma a un classe '97, Chiesa, con oltre 150 partite in A, pagato 50 milioni più 10 di bonus, e a un 2000, Kulusevski, meno scafato ma non certo da scoprire, altrimenti perché prenotarlo, a gennaio 2020, per 35 milioni più 9 di bonus? No, non c'è stata alcuna rifondazione, e parlare di squadra inesperta - copyright by Pirlo - è alibi fragile.
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Conviene chiedersi, piuttosto, se si è speso bene. Perché mentre Kulusevski e Chiesa, ad esempio, hanno tante controfigure, mancano un regista di ruolo, un centravanti classico (prima di planare su Morata, erano stati seguiti Dzeko e Suarez: ma cos' hanno in comune?) e un'alternativa ad Alex Sandro.
Anzi, quella c'era, ma Pellegrini, pagato 22 milioni, è stato girato in prestito al Genoa. Prima di discutere chi guida la squadra - l'apprendistato non è una colpa - va messo in discussione chi l'ha smontata e ricostruita in due anni dopo aver voluto l'esonero di Allegri in nome di una rivoluzione estetica affidata a Sarri e naufragata.
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Paratici, responsabile del mercato, è in odore di rinnovo, ma come tutti i manager dovrà dar conto alla proprietà del suo operato, e intanto, recuperando umiltà, interrogarsi sulle sue scelte. Il popolo rimpiange la mediana Vidal-Pogba-Pirlo-Marchisio, ma, più semplicemente, siamo sicuri che dopo gli svincoli di Khedira e Matuidi e le cessioni di Emre Can e Pjanic sia stato allestito un centrocampo migliore? Il dubbio è lecito, ogni opinione rispettabile, i fatti dicono che la Juve, sognando lo spettacolo dopo anni di dominio italiano e due finali di Champions, è in ritardissimo in campionato (nulla è compromesso) ed è uscita due volte di fila agli ottavi: al vituperato Allegri capitò una volta sola, contro il Bayern dopo essersi trovato in vantaggio al 90' all'Allianz Arena.
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Da quando Paratici è stratega unico, invece, hanno esultato il Lione e adesso il Porto che per rinforzarsi - copyright by Sergio Conceiçao - «ha speso tre-quattro volte quanto la Juve per Arthur». E, si badi, non è stata una serata storta, ma una summa di noti difetti bianconeri: approccio sbagliato, errori inconcepibili (ma che barriera era?), possesso sterile e povertà di gioco. Di solito, sopperisce Ronaldo.
Che però s' è concesso una pausa. Discuterlo è folle, basti ripassare la media-gol, ma i fatti valgono anche per lui e dicono che in tre anni di Juve ha segnato in Champions meno che nell'ultimo anno al Real e non ha mai oltrepassato i quarti. Una postilla: tra i fotogrammi dell'ultima, triste notte europea, c'è Nedved che prende a calci un tabellone. Saremo vecchi romantici e banali, perciò si perdoni la frase fatta: è un'immagine che non fa bene al calcio.
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2 - JUVE FLOP, CR7 ADDIO?
Alberto Mauro per "il Messaggero"
A 975 giorni dal suo sbarco a Torino, Ronaldo diventa un caso di Stato. La fotografia della sua partita è la punizione qualificazione di Sergio Oliveira che gli passa sotto le gambe prima di infilarsi tra il palo e Szczesny; l' uomo che avrebbe dovuto riportare la Champions sotto la Mole spalanca le porte dei quarti al nemico, e la terza eliminazione consecutiva anticipata è uno shock, dopo Ajax (quarti) e Lione (ottavi).
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Un passo indietro per la Juve che aveva raggiunto due volte la finale con Allegri in panchina, un crollo per Cristiano, che negli ultimi 5 anni al Real aveva sollevato 4 Champions. Eppure nel luglio 2018 CR7 sembrava la soluzione di tutti i mali bianconeri, compresi quelli europei, mentre adesso è difficile non considerarla un' operazione fallita.
CARI SCUDETTI Ad oggi (11 marzo) Ronaldo è infatti costato alla Juventus 232,7 milioni di euro tra ammortamenti e stipendio lordo, a cui vanno aggiunti i 115 milioni del cartellino al Real Madrid. Un investimento monstre da quasi 350 milioni totali, che ha sbilanciato i conti bianconeri esasperati dal Covid.
INTER JUVE CR7
Un prezzo troppo salato per vincere due scudetti (per il terzo la strada è parecchio in salita) e raggiungere un quarto e due ottavi in Europa. Ecco perché separarsi con un anno di anticipo sulla scadenza del 2022 potrebbe essere un vantaggio reciproco: la Juve risparmierebbe gli ultimi 31 milioni netti di stipendio e Ronaldo potrebbe rimettersi in gioco, con Psg e Inter Miami alla finestra ma ancora nessuna offerta concreta.
Dall' estero intanto piovono critiche sulle strategie di Andrea Agnelli, The Independent non usa giri di parole: «Se Agnelli vuole riformare il calcio europeo forse dovrebbe iniziare lavorando alla costruzione di una squadra adeguata». Silenzio dai dirigenti dopo l' eliminazione, e nessuna parola da parte dei veterani nel post gara: toni invece piuttosto accesi nello spogliatoio per un confronto tra Bonucci (innervosito dopo il cambio) compagni e allenatore, mentre per Chiellini la serata contro il Porto potrebbe essere l' ultima in Champions da calciatore, considerando il contratto in scadenza nel 2021. Pirlo non rischia a meno di tracolli imprevisti in campionato, anche perché la sua mancanza di esperienza in panchina non si scopre certo ora.
agnelli cr7 paratici
«Speriamo di poterci riprovare l' anno prossimo - il suo commento alla consegna del Tapiro d' Oro -. L' errore di Ronaldo in barriera?
Non è solo quello: abbiamo commesso sbagli che ci sono costati la qualificazione. Il voto a Ronaldo lo lascio dare ai giornalisti, per me è sempre 7, come il suo numero. Il mio futuro? L' ultima volta mi avete chiesto se avrei mangiato il panettone, ora spero di mangiare pure la colomba».
La società ha scommesso su Pirlo per un progetto sul medio lungo termine, accompagnando i nuovi giovani nella crescita per diventare futuri campioni. Una transizione obbligata in nome di un ricambio generazionale necessario, a far discutere è soprattutto la gestione degli ultimi anni con la decisione di esonerare Allegri per inseguire qualcosa che Sarri non mai è riuscito a dare.
PIRLO TAPIRO
Il fallimento in Champions ha evidenziato anche i limiti di una rosa profonda ma poco strutturata secondo le esigenze dell' allenatore, con poca qualità e varietà. Pochi tre attaccanti per giocare su tre fronti, rischioso non avere un terzino sinistro di riserva, soprattutto in tempi di Covid. E in apertura di Borsa il titolo Juventus ha fatto segnare un -6,5%, per poi chiudere con un -8%. Forse oggi il minore dei mali.
ALLEGRI PIRLO pirlo paratici nedved