Sandra Riccio per “la Stampa”
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Credit Suisse è stata condannata da un Tribunale penale federale svizzero per riciclaggio di denaro originato da traffici di cocaina della mafia bulgara. Il giudice ha stabilito che il colosso bancario, che ha annunciato ricorso in appello, non ha fatto abbastanza per impedire il «lavaggio» di denaro proveniente da una presunta banda di trafficanti di cocaina.
Anche un consulente bancario della banca è stato condannato. A Credit Suisse è stata inflitta una multa di 2 milioni di franchi svizzeri (quasi 2 milioni di euro). Il procedimento è storico: quello con Credit Suisse sul banco degli imputati è stato, infatti, il primo processo penale contro una grande banca in Svizzera.
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Il caso finito in tribunale risale però a 14 anni fa e riguarda fatti accaduti dal 2004 al 2008. Da allora è passato molto tempo e l'istituto ha detto di aver rafforzato le proprie misure che servono a evitare episodi di riciclaggio. Il caso, che ha anche incluso testimonianze su omicidi, è seguito con molta attenzione in Svizzera dove è visto come un test per capire se i procuratori adotteranno in futuro una linea più dura contro le banche elvetiche.
Quanto avvenuto ha fatto però parlare molto anche a livello internazionale: al centro degli avvenimenti c'è Evelin Banev, un ex lottatore bulgaro che, dopo la carriera sportiva è diventato imprenditore e trafficante di droga ed è stato condannato in Italia e in Bulgaria per contrabbando di droga. Dalle indagini è emerso che Evelin Banev era un cliente del Credit Suisse.
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La banca lo avrebbe aiutato a riciclare 146 milioni di franchi di denaro proveniente dal traffico di droga con tonnellate di cocaina importate dall'America Latina. Il consulente di Credit Suisse, un ex tennista, avrebbe accettato valigie piene di denaro che poi sono state depositate in cassette di sicurezza della banca. Il tribunale ha ritenuto provato che la banca ha accettato i fondi criminali e quindi ha violato le leggi sul riciclaggio di denaro. La corte ha ravvisato da parte della banca carenze sia nel monitoraggio delle relazioni bancarie con la mafia bulgara sia nella sorveglianza delle norme antiriciclaggio nel periodo compreso tra luglio 2007 e dicembre 2008.
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I fatti precedenti al 27 giugno 2007 sono prescritti. Il Tribunale svizzero ha anche chiesto il sequestro di 12 milioni di franchi versati su conti legati all'organizzazione criminale. Inoltre l'istituto dovrà versare 19 milioni di franchi per compensare gli importi che non hanno potuto essere sequestrati a causa delle sue inadempienze. Per la banca svizzera la vicenda rappresenta un danno di immagine. Anche per questo la decisione di fare ricorso. -
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