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    L’ARTE DELLA TRUFFA - CRESTE MILIONARIE SULLE TELE DI ROTHKO E MODIGLIANI, ARRESTATO IL MERCANTE YVES BOUVIER, CHE SI DIFENDE: “E’ LA LEGGE DEL MERCATO” - MA IL MERCATO DELL’ARTE OGGI È DIVENTATO UNA GIUNGLA


     
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    Anna Lombardi per “la Repubblica”

     

    arte della truffa arte della truffa

    Il suo nome non lo troverete mai in nessun museo. Ma se le accuse verranno confermate Yves Bouvier rischia davvero di passare alla storia dell’arte: nel capitolo non proprio edificante dei truffatori. Il brillantissimo Bouvier sembrava aver capito come farsi strada in uno dei mercati più profittevoli del momento, quello appunto dell’arte. Un business da 47 miliardi di dollari cresciuto, solo l’anno scorso, di ben 18 miliardi, secondo stime dell’European Fine Art Foundation.

     

    Ascesa, scrive il Financial Times, dovuta all’emergere di una nuova stirpe di acquirenti russi, cinesi, brasiliani. In cerca di bellezza e investimenti sicuri. Peccato, spiega il guru dell’economia Nouriel Roubini, che questo ha trasformato il mercato dell’arte in uno di quelli più rischiosi: dove si ricicla denaro sporco, si evade il fisco e si è più vulnerabili alle manipolazioni dei mercanti.

     

    Proprio come nel caso di Bouvier: che aveva aiutato il miliardario russo Dmitry Rybolovlev — proprietario del Monaco calcio e 79° uomo più ricco del mondo secondo Forbes — a mettere insieme una collezione degna di un museo, con opere di grandi maestri come Leonardo, Modigliani, Rothko. Sennonché il miliardario ha scoperto che il mercante gonfiava i prezzi facendo creste di 20-25 milioni di dollari. E lo ha fatto arrestare. Bouvier, oggi libero su cauzione, si difende: «È la legge del libero mercato: nessuno era obbligato a comprare ».

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    Ma il mercato, denunciano gli addetti ai lavori, è ormai un po’ troppo libero: con transazioni raramente sottoposte alle leggi antiriciclaggio che regolano il sistema bancario e acquirenti spesso nascosti da società offshore con sedi in paradisi fiscali. «L’arte si presta bene allo scopo di diversificare ricchezze senza farle tracciare» dice Adriana Polveroni, direttrice della rivista online Exibart ed autrice de Il piacere dell’arte. Pratica e fenomenologia del collezionismo.

     

    «Basta ricordare il tesoro in opere d’arte ritrovato a casa Tanzi nell’ambito dello scandalo Parmalat. Ma, certo, l’ingresso nel mercato di acquirenti con una capacità d’acquisto fino a poco tempo fa inimmaginabile ha fatto saltare il tavolo. Spazzando via ogni limite». D’altronde, prosegue, non ci sono solo le grandi truffe: «Un fenomeno inquietante è quello degli “ art flippers”: che pompano artisti acquistati a poco portandone le quotazioni alle stelle. Prezzi che si sgonfiano nel giro di pochi anni».

     

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    Qualcosa di simile a quello che sta accadendo in Olanda: dove però a far crescere il valore delle opere sono stati gli investimenti dello Stato, che per supportare gli artisti ha comprato così tanto da essere, oggi, costretto a svendere. Col paradosso di dare via sottocosto anche opere di maestri importanti, come quelli del gruppo Cobra, attivi a Copenaghen, Bruxelles e Amsterdam alla fine degli anni ‘40. Che venduti online senza controllo rischiano di essere reimmessi sul mercato. A disposizione del prossimo Bouvier.

     

    2. “REGOLE FERREE E SUPER CONTROLLI BARARE IN ITALIA È IMPOSSIBILE”

    Stefania Parmeggiani per “la Repubblica”

     

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    «In Italia una truffa come quella di cui è accusato Bouvier è impossibile. E non solo per la legge dei piccoli numeri, ma anche per le norme che regolano le transazioni». Massimo Di Carlo, titolare della Galleria dello Scudo di Verona e per oltre dieci anni direttore dell’Angamc, l’associazione dei galleristi italiani, conosce bene il nostro mercato dell’arte e sostiene che non ha zone d’ombra. Non più almeno.

     

    In Italia non è possibile riciclare o evadere il fisco con la compravendita di opere d’arte?

    «Da noi la criminalità investe in ristoranti, pizzerie e case, certo non in quadri».

    E perché?

    «L’acquisto in una galleria e in una casa d’asta avviene secondo regole ferree. Le transazioni avvengono solo alla luce del sole. Tutto deve essere tracciabile. Quando si vende un’opera è necessario il titolo di acquisto, il pagamento con bonifico bancario, dietro la presentazione di documenti e con controlli da parte della Siae e dell’Agenzia delle entrate. L’intero processo è trasparente. Un criminale non avrebbe alcun vantaggio a investire nell’arte, non saprebbe come farla fruttare ».

     

    Non esistono sacche di illegalità?

    «Un mercato clandestino se c’è stato e se ancora esiste riguarda i reperti archeologici e l’arte antica rubata, ma anche qui i controlli sono capillari ed efficaci. Oggi per i malintenzionati l’Italia non è terreno fertile».

    È sempre stato così?

    «Vent’anni fa la fama del nostro Paese era ben diversa, oggi un compratore o un mercante italiano genera sicurezza. Chi ha intenzione di nascondere capitali sporchi fa le sue operazioni altrove, nei paradisi fiscali, nei paesi dove il mercato è molto più selvaggio».

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