Fascisti che schedano giornalisti. Cinesi che allontanano giornalisti. Campidoglio che scheda le agenzie di stampa. Governo che chiude @RadioRadicale. Spero che agli Stati de sto c***o dell’Editoria si parli di questo e non di altro
— nomfup (@nomfup) 23 marzo 2019
Per il sottosegretario all'editoria @vitocrimi i giornalisti "bivaccano" grazie ai contribuiti dello Stato. Ho decine di colleghi delle agenzie di stampa in difficoltà, il settore è in crisi nera e il sottosegretario sa solo dire che i giornalisti bivaccano.
— Davide Vecchi (@davide_vecchi) 25 marzo 2019
ho criticato le parole di @vitocrimi sui giornalisti e il sottosegretario mi ha risposto aggravando: dire che alcuni giornalisti sono in "malafede" è diffamatorio. Salvo dimostrare il contrario ma in base alle leggi non a giudizi personali. Siete al Governo non al bar https://t.co/ZYmksrnb8t
— Davide Vecchi (@davide_vecchi) 26 marzo 2019
Ascoltare gli Stati Generali dell’Editoria su Radio Radicale, che agli Stati Generali non è stata invitata e che questo Governo vorrebbe chiudere.
La situazione é grave e comincia ad essere pure seria.
— Luca Bizzarri (@LucaBizzarri) 25 marzo 2019
EDITORIA: VIA STATI GENERALI, A SETTEMBRE LA RIFORMA
Michele Cassano per l'ANSA
ROBERTA LOMBARDI MARCELLO DE VITO VITO CRIMI
"Non c'è niente di peggio che chiudersi in una stanza ed elaborare una proposta senza confronto. Ci possono essere idee contrapposte, ma è lì che entra in gioco la politica: per fare sintesi tra le diverse istanze". Il premier Giuseppe Conte apre così gli Stati Generali dell'editoria, un percorso articolato che dovrebbe chiudersi a settembre con la presentazione dei disegni di legge di riforma e che il governo - a partire dal sottosegretario all'Editoria, Vito Crimi - saluta come un "passo importante", anche per la vita democratica del Paese.
Un passo che "in passato è stato più volte annunciato, senza mai arrivare ai fatti". Da oggi il dibattito è aperto in una sfida tutt'altro che semplice, vista la volontà dichiarata di ridisegnare la geografia di un settore complesso e in continuo cambiamento. "Sarete chiamati tutti a esprimere proposte speriamo innovative", assicura il premier rivolgendosi alle associazioni presenti al dibattito della giornata inaugurale, ma anche a quelle che interverranno in una seconda fase.
davide vecchi
Conte cita il tema della disintermediazione, "dell'informazione che arriva direttamente dai cittadini", ponendo una serie di problemi "a partire dal linguaggio dell'odio, che non va trascurato", prima di sottolineare la necessità di garantire che il giornalista sia realmente libero. Un primo passo - annuncia Crimi - è l'avvio da parte del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, di un tavolo sulle querele temerarie. Per il resto il governo attende la conclusione del percorso per dire la sua, anche se avverte già che su alcuni punti non si torna indietro.
"Se l'idea è continuare a pensare che l'unica forma per sostenere l'editoria è il contributo diretto non ci siamo - afferma il sottosegretario -. Bisogna creare un modello nuovo per il rilancio del settore, non per farlo bivaccare ancora per un po'". Un intervento pubblico è necessario - continua -, ma deve andare a sostenere eventualmente la domanda più che l'offerta. Oppure deve favorire l'innovazione, non garantire la sopravvivenza di quotidiani "che fanno concorrenza sleale".
VITO CRIMI
Poi c'è il tema delle agenzie di stampa che "sono troppe rispetto alle esigenze del mercato" e soffrono per i "non pochi disagi" causati dalle riforme dei precedenti governi. Il percorso si articolerà su cinque aree tematiche (l'informazione primaria, i giornalisti, l'editoria, il mercato e i cittadini) e in cinque fasi, da aprile a settembre, con consultazioni online e dibattiti pubblici.
La Federazione degli editori, con il presidente Andrea Riffeser Monti, lancia già alcune proposte: incrementare la misura che prevede l'ingresso di un giovane ogni tre uscite, allargare la par condicio ai quotidiani, creare postazioni di lavoro nelle edicole e - una battaglia comune con i sindacati - intervenire, anche alla luce del voto Ue di domani, a tutela del copyright.
radio radicale logo
Difendere il lavoro regolare, è invece il cavallo di battaglia del segretario Fnsi, Raffaele Lorusso, che invita il governo a "non criminalizzare tutti coloro che hanno un sostegno pubblico" e per questo verrà chiesta una moratoria sul taglio dei fondo all'editoria. Infine il tema dell'Ordine dei giornalisti, che il governo vorrebbe abolire, ma che il presidente dell'organismo, Carlo Verna, pur spiegando di voler cambiare, chiede di mantenere in vita "a tutela di tutta la comunità".
CARLO VERNA