Cristiana Lauro per Dagospia
mirko pastorelli
Mirko Pastorelli è un sommelier e scrittore di vini nato e cresciuto a Cesena ed è disabile al 100%. E’costretto su una carrozzina da quando era piccolo e in questo periodo vive il suo secondo lockdown in Australia, a Melbourne, capoluogo dello stato del Victoria.
Sta lì da diversi mesi, cioè da quando il ristorante, dove aveva iniziato un periodo di esperienza nel servizio di sala, ha chiuso per il primo lockdown a causa della pandemia da Covid-19.
Mirko è bravo nel suo mestiere, molto colto e appassionato. Lo scorso anno ha ricevuto il premio di Donald and Karen Larocca all’ottava edizione di Wine on Wheels a New York “per il suo duro lavoro e la dedizione nel guidare il cambiamento per l’assunzione di persone con disabilità in Italia”.
MIRKO PASTORELLI PREMIATO A NEW YORK
Tuttavia, se hai passione, formazione e titoli di studio nel settore del vino ma vivi in carrozzina, come puoi essere valorizzato in Italia? Casino, barra guaio, ahinoi!
Tanto vale salire su un volo e rivolgersi altrove, come ha fatto lui trovando lavoro in un ristorante di Melbourne che adesso è chiuso perché nel Victoria è scattato il secondo lockdown.
cristiana lauro con mirko pastorelli
E pare che fino a metà settembre di riaprire non se ne parli. Mirko sta là, in un continente dove si produce tanto vino, bloccato da cinque mesi. Scrive, studia, approfondisce ciò che lo appassiona (vino sigari e grandi distillati), collabora con l’Associazione Sommelier Australia ed è un esempio di forza d’animo bestiale di inestimabile valore per tutti.
Credo valga la pena di leggere qui sotto perché ho sentito Mirko Pastorelli e l’ho trovato fortissimo nonostante sia solo, senza lavoro, distante da casa sua e dall’Italia, dove si produce tanto vino. Proprio come in Australia. Solo che qui sul discorso della disabilità c’è ancora tanta strada da fare.
Ed ecco quello che mi ha raccontato Mirko, vero generatore di forza, centrale idroelettrica del coraggio:
“Quando stava per scattare il primo lockdown a Melbourne e ho capito che avrei perso il lavoro a causa della chiusura del ristorante, mi sono messo in contatto con la Farnesina (si sono occupati del mio caso in tempo reale benché non fossi l’unico disabile bloccato in giro per il mondo) per capire come poter tornare in Italia dove vivo solo.
mirko pastorelli premiato a new york 1
D’altra parte per un disabile al 100% non è così facile organizzare tutto così, all’improvviso. Io avevo investito i pochi risparmi nel biglietto aereo di sola andata per raggiungere il continente australiano ed ero contento di aver trovato subito lavoro come sommelier in un ristorante. L’esperienza di sala è importante per chi scrive e parla di vino.
Poi però ho pensato che lasciando l’Australia avrei perso un’opportunità che in Italia non ero riuscito ad avere. Inoltre sono solo, a casa nemmeno i topi mi aspettavano! (ride).
Per ora devo restare qui, ma nel frattempo studio, scrivo e approfondisco la materia perché il vino è la mia più grande passione. Sono disabile, non sono una macchina perfetta, ma cerco di trasformare in possibilità quello che altri vedono soltanto come una sfiga. È tosta vivere qui da soli il secondo lockdown, ma la pandemia purtroppo c’è e riguarda l’intero pianeta.
mirko pastorelli 5
La dura prova di scoprirmi così bravo e capace, quindi abile (e ride) nell’ affrontare questo inevitabile sacrificio che ci saremmo risparmiati tutti molto volentieri, mi aiuta mentalmente a superare i giorni lividi e bluastri che possono capitare a tutti, a maggior ragione in un momento come questo...
...Per parlare di vino seduto sulla carrozzina, ho progettato e fatto costruire da un artigiano del legno, un vassoio da lavoro sul quale posso appoggiare le bottiglie e il calice per la degustazione. È questo il mio strumento di lavoro fondamentale.
mirko pastorelli foto di bacco
Spero di poter realizzare il mio sogno di tornare in Italia a parlare e a scrivere di vino, ma c’è ancora tanta strada da fare per i disabili come me e spesso i movimenti di opinione fanno solo danni, diciamolo! Poi i disabili non reagiscono e buonanotte ai suonatori. Allontaniamo la retorica perditempo che ci fa piantare a star lì a decidere per anni su come dobbiamo chiamare un disabile”.
Che bell’accento romagnolo che ha Mirko, esempio di forza, determinazione e coraggio.
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