cristiano de andrè
Alberto Infelise per “la Stampa” - Estratti
Cristiano De André pesa ogni parola, aspetta che sia quella giusta, sorride, indaga con lo sguardo ironico dove sia andata ad appoggiarsi. E poi sorride ancora. È alla vigilia di un nuovo tour, partirà il 13 luglio, e si chiamerà De André #DeAndré - Best Of Live Tour. Sul palco e con il pubblico, una nuova lettura delle canzoni del padre, che tra le sue dita e con la sua voce diventano una cosa nuova.
È anche un modo per tenere, ancora un poco, vicino suo padre Fabrizio?
«In ogni mio concerto sento mio padre vicino a me, e leggo nei suoi testi, ogni volta che li canto, sempre qualcosa di nuovo che mi era sfuggito, che va a definire meglio ogni suo concetto. Le parole di mio padre sono gocce luccicanti che ti cadono addosso come scosse da una bacchetta magica, ti avvolgono e ti illuminano, rendendoti una persona migliore. Non dobbiamo tenerle dentro di noi, facciamole uscire, mettiamole in pratica».
È per tramandare ai giovani quelle parole che le porta con sé sul palco?
FABRIZIO CRISTIANO DE ANDRE
«Vivo la sorpresa dei ragazzi che trovano qualcuno che li ispiri, che dia delle risposte alle loro domande, come fa la grande letteratura. Ma mio padre è letteratura. La sua poetica ha fatto breccia e continua a farla nei cuori di ogni generazione. Ci sono sempre più ragazzi giovani che, specialmente nel vuoto esistenziale di questo periodo storico, scoprono in ogni sua canzone, un modo più giusto di vivere, di comportarsi, trovano risposte alle loro domande, imparano a riconoscere il bene dal male, l'onestà dall'ipocrisia, la giustizia dalla scorrettezza».
FABRIZIO CRISTIANO DE ANDRE 19
I valori espressi in certe canzoni, cambiano le persone?
«Le ispirano, ma vorrei sottolineare che questo ancora non basta. Non basta sentire una comunanza di pensiero e dopo un concerto, quando si ritorna a casa, continuare la vita di sempre. Se si ama mio padre, bisogna anche mettere in pratica il suo pensiero. Dobbiamo compiere, ognuno nel suo piccolo, degli atti concreti, che possano modificare in meglio il nostro mondo».
Fabrizio era conscio del ruolo della sua poesia?
«Il suo più grande cruccio nell'ultimo periodo era proprio questo. Mi diceva: "Ho scritto contro le guerre, a favore dei più deboli, degli emarginati, e purtroppo mi rendo conto che non è servito a niente". Gli rispondevo che non era vero, che era servito. Ma poi pensavo anche che tutto era rimasto dentro di noi, non era uscito, non era sceso in piazza, non era stato applicato».
Le immagini dei ragazzini manganellati dalla Polizia a Pisa hanno fatto tornare indietro la lancetta del tempo a molti anni fa. E hanno fatto sembrare le parole di "Storia di un impiegato" scritte oggi, per quegli studenti aggrediti.
cristiano e francesca de andrè
«Sì, sembrano scritte oggi. Quando ho visto le immagini di Pisa mi è venuto da piangere. È stato davvero brutto, ho scritto subito: le divise danno i numeri, diamo i numeri alle divise. Codici identificativi immediatamente. Non è che tu puoi picchiare ragazzo inerme perché il corteo non è stato approvato. Ma quanti cortei ci sono nel mondo contro questo massacro di innocenti a cielo aperto, in questo silenzio assenso generale senza che la polizia manganelli chi protesta? È una vergogna, è uno schifo. Siamo sotto un regime che comincia ad avere quella puzza di totalitarismo».
La democrazia è un antidoto?
«La poesia è un antidoto. Se uno legge e riconosce quella bellezza non può più fare a meno di andarle dietro, di cercarla. Il problema è che ce la stanno togliendo con la banalizzazione dello studio nelle scuole, con la troppa semplificazione dell'informazione e della cultura. È un momento pericoloso perché stanno cercando di toglierci quello che è più importante per essere persone libere: il diritto di dire la nostra, il diritto di cercare la libertà».
cristiano de andrè
Lei ha raccontato che mentre suo padre scriveva la sua rivoluzione contro il potere costituito, lei viveva la sua ribellione contro il potere rappresentato dal padre. Come sono stati quegli anni?
«Belli e tormentati, il rapporto con mio padre era altalenante, si faceva fatica ad intendersi. Una volta litigammo perché voleva portarmi a vivere e a studiare a Tempio Pausania e io scappai chiudendomi in bagno. Ma lui non era il tipo che si faceva bastare un no come risposta. Spaccò la porta del bagno a colpi di accetta, ma io ero già scappato dalla finestra. Poi mi raggiunse e mi portò in macchina verso casa sua. A metà strada inchiodò, e tra le lacrime mi chiese scusa. Quando arrivammo a casa sembravamo due animali selvatici, sconvolti, con rami e foglie tra i capelli lunghi e arruffati».
Due personalità forti le vostre.
fabrizio e cristiano de andrè
«Essere figli di geni ti preclude la possibilità di mettere la faccia fuori di casa senza che qualcuno si senta in dovere di dirti: "eh ma tuo padre..". Per me è stato molto doloroso all'inizio. Lui lo sapeva e cercava di evitarmi quel dolore. Spingeva perché facessi il veterinario. Io ho preferito soffrire di più e fare il musicista».
Ha mai pensato a come sarebbe stata la sua vita se la musica e la poesia non fossero state così presenti e centrali?
«Sarebbe stata una vita assai triste, perché la musica per me era tutto e sentivo di averla nel sangue, non mi sarei visto a fare nient'altro che il musicista.
Era la mia vocazione. La poesia mi piaceva, la leggevo e soprattutto la respiravo tutti i giorni in casa, sarebbe stato assurdo fare un altro mestiere».
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cristiano de andre e mauro pagani
Durante il tour di "Anime salve" suo padre raccontò, emozionato, di essere molto orgoglioso di lei e della sua abilità di musicista. Vale per lei quel che suo padre diceva di sé: "Pensavo, è bello che dove finiscono le mie dita debba in qualche modo incominciare una chitarra"?»
«Sì, per me è esattamente così, dove finisco io, inizia uno strumento: sono profondamente un musicista. E sono anche un amico fragile».
FABRIZIO E CRISTIANO DE ANDRE - ENRICA RIGNON cristiano de andre al piano cristiano de andre CRISTIANO E FABRIZIO DE ANDRE 7 CRISTIANO E FABRIZIO DE ANDRE 6 FABRIZIO E CRISTIANO DE ANDRE 1 FABRIZIO E CRISTIANO DE ANDRE - ENRICA RIGNON