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    CROCETTA IN CROCE PER UN SILENZIO - IL PROCURATORE DI PALERMO SMENTISCE: “È UNA INTERCETTAZIONE CHE NON È AGLI ATTI DI ALCUN PROCEDIMENTO DI QUESTO UFFICIO E NEANCHE TRA QUELLE REGISTRATE DAL NAS” - “L’ESPRESSO” INSISTE: “I NOSTRI CRONISTI L'HANNO ASCOLTATA. L'AUDIO È SPORCO, CI SONO ALCUNE INTERFERENZE”


     
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    BORSELLINO - TUTINO - CROCETTA BORSELLINO - TUTINO - CROCETTA

    1. NON SI IMPICCA UN UOMO PER LE PAROLE DI UN ALTRO UOMO

    Nicola Porro per Il Giornale.it

     

    Impiccare un uomo per le presunte parole di un altro uomo, per di più rubate da una conversazione privata, è una barbarie modello Isis. Da quelle parti si tagliano le gole, da noi si squarciano le reputazioni.

     

    Stiamo parlando del caso Crocetta. Un suo amico e sostenitore, Matteo Tutino, un medico ritenuto trafficone, avrebbe detto che la signora Borsellino, assessore della Regione Sicilia, «dovrebbe essere fatta fuori» come il padre magistrato. Un frase non choc, come titolano i giornali, ma semplicemente cretina, disgustosa. Un giornale pubblica, gli indignati permanenti si indignano, il governatore Crocetta si autosospende.

    lucia borsellino rosario crocetta lucia borsellino rosario crocetta

     

    Vedete, noi riteniamo Crocetta un pessimo governatore. Che per altri motivi e tutti politici dovrebbe mollare la sua poltrona. E crediamo che il suo interlocutore al telefono, primo sostenitore elettorale di Antonio Ingroia (quello della trattativa Stato-mafia), e che avrebbe pronunciato la frase sia come minimo un cretino. E aggiungiamo: questi signori hanno fatto dell'antimafia militante una professione.

    CROCETTA CROCETTA

     

    In molti casi sono diventati uomini rispettati e di potere proprio per aver utilizzato contro i propri avversari ciò che oggi viene utilizzato contro di loro. Insomma la pancia ci farebbe dire: ben gli sta. Come nel caso di Antonello Montante, paladino confindustriale - insieme all'amico Lo Bello - della legalità in Sicilia, e poi sporcato da dichiarazioni (tutte da verificare) di pentiti mafiosi.

     

    crocetta e le trans crocetta e le trans

    Quello delle intercettazioni, dello spioncino sulla vita privata, delle accuse rivelate ai giornali e piegate alla lotta politica, è un drago alimentato per far fuori Berlusconi e che oggi risulta fuori controllo. Fermiamoci per un momento tutti.

     

    Ma vi sembra normale che un politico (anche quello che più vi sia antipatico) debba rispondere con ciò di più prezioso ha per la sua professione (e cioè la reputazione, la credibilità) per una frase detta al telefono da un terzo? E il contesto? E il modo? E il tono? E poi il demone. Ognuno deve fare i conti con il suo, ma si spera che non sia oggetto di un'inchiesta giudiziaria. O di una pubblica gogna.

     

    Ci siamo assuefatti a tutto. Abbiamo subito la pubblicazione, pochi giorni fa, dei verbali contenenti dichiarazioni sui presunti gusti sessuali dell'ex premier. E siamo stati zitti. Imbambolati, come uno strafatto di crack non più in grado di reagire.

    matteo tutino matteo tutino

     

    Prendiamo il caso Crocetta, uno che le intercettazioni e gli sputtanamenti li ha utilizzati eccome contro i nemici, e prendiamo quello sputo nei confronti di un vero eroe della giustizia come Borsellino, per tagliare la testa a quel drago alimentato da carnefici moralisti che oggi ne stanno diventando vittime.

     

     

    2. IL PD "BLINDA" CROCETTA PER TENERSI LA REGIONE MA RENZI LO VUOLE FUORI

    Giuseppe Alberto Falci per Il Giornale.it

     

    In un colpo solo, il Pd contraddice il presidente della Repubblica, il presidente del Consiglio e il presidente del Senato. I soprastanti dei feudi elettorali di Sicilia già vedono nelle dimissioni di Rosario Crocetta la più che probabile sconfitta e corrono ai ripari: «Temporeggiare».

     

    LUIGI VICINANZA LUIGI VICINANZA

    Ecco. «Non c'è ragione per interrompere la legislatura» spiega il segretario regionale del Pd Fausto Raciti. L'ordine di scuderia dei nazareni di Sicilia è quello di prendere tempo perché dalla Capitale, da Palazzo Chigi per l'appunto, non arrivano input in questa direzione. I democrat dell'isola, oltretutto, si attengono alle dichiarazioni del procuratore di Palermo Francesco Lo Voi. La tesi dunque che si legge fra le righe del segretario Raciti è quella di separare la vicenda giudiziaria da quella politica. D'altro canto, rivela una fonte qualificata, «ad horas Crocetta potrebbe uscirne come eroe, così come potrebbe rassegnare le dimissioni già domani».

     

    Eroe o dimissionario. È questo il giallo di Sicilia. Ad oggi, nonostante nei dietro le quinte i deputati Pd siano più che certi che «la telefonate esiste», il contenuto della intercettazione tra Matteo Tutino, medico personale di Rosario Crocetta, primario di chirurgia a Villa Sofia, e Rosario Crocetta resta circoscritto a una paginata dell' Espresso . «Quella lì (Lucia Borsellino) va fermata, fatta fuori come il padre» è una intercettazione - ripeteva ancora ieri il procuratore di Palermo Lo Voi - che «non è agli atti di alcun procedimento di questo ufficio e neanche tra quelle registrate dal Nas».

     

    L' Espresso per voce del suo direttore Luigi Vicinanza chiarisce: «I nostri cronisti l'hanno ascoltata. Posso confermare che l'audio è sporco, ci sono alcune interferenze. I due parlano con grande confidenza a tratti in siciliano». «Sono mesi che gira la notizia di questa intercettazione imbarazzante - aggiunge un esponente del Pd siciliano - ne ho parlato con Crocetta e lui ha negato».

    il primario matteo tutino il primario matteo tutino

     

    Nel giallo, un dettaglio. È quello che lo stesso Crocetta rivela al Fatto Quotidiano . L'autore dell'articolo si chiama Piero Messina, ed è uno di quei giornalisti dell'ufficio stampa della Regione licenziati proprio da Crocetta in uno dei suoi primi atti da governatore e che in questo contesto complica l'intrigante giallo dell'estate siciliana.

     

    Un pasticcio che non è affatto chiuso secondo Palazzo Chigi, tentato di staccare la spina al governatore Crocetta, considerandolo un nuovo caso Marino. Palermo chiama ma Roma si fa sorda. Il segretario regionale Raciti avrebbe provato a cercare Matteo Renzi ma il cellulare del premier è squillato a vuoto. Segno che la distanza è siderale.

     

    «Non ho sentito Renzi: né ieri né oggi. E questo fatto mi lascia perplesso. Sarebbe stata opportuna una consultazione con il segretario regionale Pd». Davide Faraone, uomo forte del premier nell'isola, ha subito scaricato Crocetta: «Dimissioni inevitabili».

     

    Ma dopo la smentita della Procura di Palermo (che ha aperto un'inchiesta) restano le dichiarazioni dei vertici dello Stato contro Crocetta. Palazzo Chigi, dunque, vorrebbe provare ad accelerare. E non è da escludere che nel dietro le quinte dell'assemblea nazionale dei democrat, che si terrà oggi all'Expo di Milano, si tocchi anche l'argomento Sicilia.

    CROZZA IMITA RENZI CROZZA IMITA RENZI

     

    Renzi non si può permettere di consegnare la regione ai pentastellati. Anche per questo i maggiorenti del Pd avrebbero avviato un dialogo con il Nuovo centrodestra e l'Udc - che in Sicilia, considerata la debolezza di Forza Italia, veleggiano in doppia cifra - per trovare un nome della società civile, un Papa straniero che non scontenti né le svariate anime dei democratici né tantomeno i centristi. Un nome è già pronto: quello del rettore dell'università di Palermo Roberto Lagalla.

     

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