DAGOREPORT
sui banchi
Ahò, ragazzi, qui le cose si fanno maledettamente serie. La maledizione continua. Alla lista degli ingessati, bendati, infebbrati (Calderoli, Sacconi, Zeller..) da ieri notte tocca aggiungere Nunziante Consiglio della Lega (collassato in aula: «troppo stress e pochi zuccheri, qui non si ha manco il tempo di mangiare» diagnosticava professionalissimo il senatore Domenico Scilipoti detto Mimmo, noto medico naturopata) e Laura Bianconi di Ncd, travolta non si capisce bene se da un commesso o da Consiglio mentre collassava. Lussazione alla spalla. Calma e gesso, perciò.
laura bianconi
Tra febbri alte, influenze intestinali, raucedini da troppe urla, incidenti assortiti (il senatore Centinaio, infuriato per la conduzione del presidente Grasso, ha sbattuto il telefono sul cranio del collega Beppe Esposito, facendogli vedere le stelle; ma si è subito educatamente scusato) qui oramai, carissimi, si aspetta solo l’ebola. O il morto.
I broccati della sala Garibaldi in effetti ricordano che il 4 agosto è il ventennale della morte di Giovanni Spadolini, eminentissimo presidente di palazzo Madama. Convinto, lui sì, che il Senato fosse la vera e unica e insopprimibile Camera Alta del paese, da difendere perinde ac cadaver, che cosa direbbe oggi, l’obeso predecessore di Grasso, di questa riforma renziana? Non è che si sta agitando un po’ nella tomba?
la senatrice laura bianconi colpita a una spalla
Per non saper né leggere né scrivere, perciò, i senatori napoletani – pare che qualche jena gli abbia parlato della maledizione di Spadolini - si sono dotati di un grande corno rosso e in aula lo sfrucugliano a ogni voto che attenta all’esistenza di Villa Arzilla. Perinde ac cadaver? (sfrucugliatina). E al cadavere di chi? (sfrucugliatina). Manca poco al 4 agosto! (sfrucugliatina alle parti basse). E non pazziamo, su…
la bagarre su twitter
Ma qui stanno impazzendo tutti. Maurizio Sacconi detto il Sacco, capogruppo di Ncd, è ormai alle soglie della nevrastenia. Arriva in aula e urla, attacca le opposizioni e urla, chiede addirittura di espellerle dall’aula, a furia di urla, poi vuol far chiudere i microfoni, poi parte…
E dove va? Rispunta in zona Boschi, parla con la Boschi, poi va da Zanda, parla con Zanda, poi da Romani, poi torna dalla Boschi, poi sbotta che non è possibile, che bisogna accelerare, accelerare, accelerare.
il senatore della lega, nunziante consiglio
Appena Grasso comincia a far votare, però, lui ri-sbotta: ma non è possibile, ma abbiamo già votato, ma non dobbiamo più votare, fermi tutti…
E’ ufficiale: tra i broccati del Senato, Sacconi ha sbroccato.
E sulla strada buona è anche Luigi Zanda, il cipiglioso capogruppo del Pd, portatore del verbo renziano a Villa Arzilla (e di cui Renzi, in realtà, tra i suoi parla malissimo). Sempre più truce, sempre più cipiglioso, sempre lì a urlare facciamo in fretta, bisogna votare, bisogna andare avanti, presidente, presidente, presidente...
Ma c’è un momento in cui il cipiglio di Zanda diventa ancora più sinistro: quando sente la parola Sinistra (e libertà). Con quelli di Sel è ormai personalmente ai ferri corti: tanto che è disposto a regalare un po’ di minuti e un po’ di secondi a tutte le opposizioni, anche ai dissidenti della Lega, proprio a tutti, tuttissimi, ma non a quelli di Sel. Che sono brutti e cattivi e non vogliono ritirare i loro 6 mila emendamenti, e gli fanno perdere tempo, mentre qui bisogna votare, bisogna votare, bisogna...
il governo battuto
Giusto. Votiamo. Ed ecco che il grande, grandissimo Verdini arriva in aula. Abbronzato. Elegante. Col capello rileccatissimo. Tranquilli, anche sull’emendamento Candiani, quello sui temi etici, ieri mattina aveva i conti perfettamente sotto controllo: tu sta’ tranquilla, Maria Elena, che al voto segreto s’hanno tutti i numeri.
Sicuro sicuro sicuro?
Sicurissimo!
O non è meglio che mi rimetta al parere dell’aula?
Tu va’ tranquilla.
il governo battuto 2
E la sciagurata rispose.
Parere del governo: negativo.
Emendamento approvato e maggioranza battuta.
Non diciamo, in tutto ‘sto marasma, la faccia di Gaetano Quagliariello, detto il Quaglia, e di Maurizio Sacconi, detto il Sacco, ormai convertiti in tutto e per tutto al renzismo. Sono arrivati a dichiarare che bisogna votare contro un Senato che si occupi di etica. Proprio loro? Ma ve lo ricordate, il Quaglia, la sera che è morta Eluana Englaro, mentre dai banchi del Senato urlava a quelli della sinistra: Assassini! Assassini! Con la bava alla bocca? Lui, che proprio al Senato voleva votare, in nome dell’etica, contro eutanasia, dolce morte, suicidio assistito e quant’altro?
il governo battuto
Ma tornando a Verdini. A parte che il bagno del governo è la riprova che quando si parla di etica e di morale il Denis Verdini proprio non ci azzecca, a parte questo, dicono, ora c’è la tragedia che il Berlusca ai conti del Verdini ormai non crede più. Convoca ad Arcore, piuttosto, il fido Paolo Romani. Che secondo gli scricchiolii di Villa Arzilla consiglia all’ex Cav di cambiare strategie. Suadente, ragionevole: parla con Matteo, che fretta c’è di votare adesso… la riforma la porta a casa un po’ ad agosto e un po’ a settembre, con un po’ di pazienza… tanto da ottobre del senato non fregherà più niente a nessuno… parleranno tutti di patrimoniale, prelievo forzoso, ristrutturazione del debito… e se proprio devi stare con Matteo, Silvio mio, almeno comincia a trattare sul nuovo governo.
festaggiamenti sui banchi
Oh! Questo però è un relata refero.
Bisogna dire che Paolo Romani è, in effetti, il più moderato dei capigruppo di Madama, forse perchè non ha bisogno di mostrarsi renzista in maniera esagitata. Vuole solo campare e far campare: propone la riduzione degli orari di seduta, pause più lunghe, meno mitragliate di emendamenti, così da lasciare ai senatori quel tanto di pausa utile a farli respirare e a digerire. Anche il boccone sempre più indigesto della riformona.
Ma sarà dura. E soprattutto lunga. Il panico si è diffuso ieri in aula quando si è saputo che i senatori di Lega, Sel e Cinque stelle sono andati giù all’agenzia di viaggi e hanno disdetto in massa le prenotazioni per le vacanze. Segnale chiarissimo che non tutto finirà entro l’8 agosto. Tu l’ha’ capito, Matteo?
GRILLINI CONTESTANO GRASSO CON ERRORI DI ORTOGRAFIA
E allora parliamo del braccio destro di Matteo. Luca Lotti. Anche lui ormai vive al Senato h 9-24. Sempre più sfrontato e insofferente e scapigliato. Occhi rossi. Sguardo stravolto. In aula ha persino osato sedersi di fianco alla sora Boschi.
«Sottosegretario, non può stare lì» lo ha subito rimbeccato la senatrice Paola Taverna, jena e grillina.
Occhiata smarrita dei due. Ma quella, implacabile:
Luigi Zanda
«Quelli sono i posti del governo. Dei ministri ».
Oh, il Lotti ha dovuto alzarsi e spostarsi, per posare le chiappe su una sedia più scomoda e meno prestigiosa. Da semplice sottosegretario, appunto. Perché a Palazzo Madama, o bischeri!, il chair code è rigorosissimo. E ancora non ci avete ammazzato, eh!
Ma queste sono piccinerie, su, al confronto della gloria che attende al varco il Lotti quando si affaccia in sala Garibaldi, quando millanta senatori lo accerchiano e lo toccano e gli presentano i loro innumerevoli clientes. Tutti che gli vogliono dire qualcosa, e chiedere qualcosa, e caldeggiare qualcuno, putacaso un amico o una moglie o un figlio o un’amante. Che stress. Ma siccome tutti sanno che Lotti è la via maestra per arrivare a Renzi, e forse anche l’unica, gli tocca sorridere e reggere l’assedio. Per la serie: ai tempi di Prodi i senatori si compravano per far cadere il governo, oggi si comprano per tenerlo su.
MAURIZIO SACCONI OCCHIO BENDATO
Forse alla fine era meglio Berlusconi. Forse. Tutto sommato un qualche minimo, fors’anche minimissimo, rispetto delle istituzioni e delle opposizioni, insomma, il tanto vituperato e odiato e contestato Caimano, beh, l’aveva. Forse. Cioè. Mentre questo Renzi. Senza forse.
(dialogo colto al volo, in aula, tra un leghista e un grillino).
roberto calderoli maria elena boschi
In tutto questo, Sergio Zavoli dorme. E’ distrutto. A novant’anni e passa, in questa mesta sera della Repubblica, il grande vecchio del giornalismo televisivo italiano si muove a fatica lungo corridoi che pullulano di esagitati. Si appoggia al bastone: esangue, affranto. Ha uno sguardo disilluso. Allora chiude gli occhi.
Arriva Luigi Zanda col telefono in mano, perché c’è Renzi in linea, c’è Renzi!, e Renzi vuole giusto parlare con Zavoli.
Che dorme.
Viene svegliato con due scossoni. Gli viene dato il telefono.
Senatore volevo ringraziarla, complimenti, dimostra una bella forza, alla sua età, a stare qui tutto il giorno a votare la nostra grande riforma…
E Zavoli: devo pur indignarmi qualche volta.
Chapeau.