DAGOREPORT – DANIELA SANTANCHÈ NON È GENNARO SANGIULIANO, UN GIORNALISTA PRESTATO ALLA POLITICA…
1 - LEGITTIMA DIFESA
Massimo Gramellini per “la Stampa”
IL FIGLIO DEL PENSIONATO CHE HA UCCISO IL LADRO
Ci sono gesti che comprendo, anche se non riuscirei a compierli. Uno ha avuto per protagonista Francesco Sicignano, pensionato della provincia di Milano. I ladri gli sono entrati in casa quattro volte negli ultimi tre mesi. Lui, esasperato e spaventato, ha chiesto e ottenuto il porto d' armi. L'altra notte è stato svegliato dai rumori, ha visto una torcia danzargli davanti agli occhi, ha preso la pistola dal comodino e ha sparato, uccidendo uno dei ladri e inseguendone altri due fino al portone.
Se mi metto nei suoi panni, lo capisco. Io non l'avrei fatto, ma solo perché sono troppo emotivo e so che usare un' arma forse mi salverebbe la vita, però di sicuro me la rovinerebbe, ripresentandosi di continuo sotto forma di incubo. L'accusa di eccesso di legittima difesa si è trasformata in omicidio volontario, dal momento che il morto era disarmato.
Evidentemente il magistrato pensa che un uomo svegliato di soprassalto in casa propria dovrebbe accendere la luce, sincerarsi della limitata pericolosità dei visitatori e solo a quel punto, magari con un paio di banditi già avvinghiati al collo, sparare in aria o alle gambe. Quello che è avvenuto dopo è altrettanto desolante. Il silenzio della sinistra, intrappolata nelle sue astrazioni buoniste.
Lo starnazzio della destra, che adesso cavalca la paura ma quando era al governo non si è mai ricordata di cambiare la legge sulla legittima difesa. E infine la trasformazione del pensionato in eroe popolare. Ieri sera si è affacciato al balcone per salutare la folla che lo acclamava. E questo, a differenza del colpo di pistola, è un gesto che faccio fatica a comprendere.
2 - SALVINI: “SE L’È CERCATA NON MI DISPIACE CHE SIA FINITA COSÌ”
Matteo Pucciarelli per “la Repubblica”
Matteo Salvini ha sentenziato su Facebook: «Il 28enne se l’è cercata».
Ma si può morire per un tentato furto?
«Questa è una domanda che va fatta al rapinatore e non al pensionato».
Sì ma il rapinatore è morto, non può rispondere…
«Appunto, ci doveva pensare prima. A quest’ora lui sarebbe a passeggio e il pensionato pure. Detto questo, ogni morte è un dramma, ma adesso non si rovini la vita a chi ne ha già passate di tutte».
Neanche negli Usa si dà la pena di morte per un furto, forse nemmeno in Arabia Saudita.
«Attenzione però, se uno entra in casa, mascherato, te lo trovi in camera da letto, le reazioni sono imprevedibili. Non penso ci sia orientamento politico che tenga. Cosa fai in quella situazione, dialoghi? Oppure ti difendi? ».
Senta ma se il ladro non fosse stato un immigrato, sareste stati altrettanto duri?
«Guardi, il ragazzo poteva essere della Valle d’Aosta, o svedese, o magari il mio coinquilino. Non cambia niente».
Fra l’altro il ragazzo è romeno, un cittadino europeo a tutti gli effetti.
«Ma quando chiedo la castrazione chimica per chi stupra, è lo stesso. Vale anche per il militare italiano che abusò di una ragazza a Roma. Anche se è vero che c’è maggiore frequenza di reati opera di alcune nazionalità. Sa cosa mi fa rabbia? Che il 18 febbraio scorso abbiamo depositato una proposta di legge che affronta questo argomento e che garantisce la libertà di difendersi. Fosse stata approvata, qualcuno ci avrebbe pensato due volte prima di andare a rubare ».
Sulla sua pagina Fb in diversi hanno scritto: “Il pensionato doveva ammazzarlo e buttarlo nel fiume o nella discarica, tanto non lo avrebbe cercato nessuno”. Non la spaventano questi toni?
«Mi spaventano perché dimostrano che lo Stato sta fallendo: se gente normale e perbene arriva a ipotizzare il fai-da-te, vuol dire che lo Stato non esiste».
Altro post sulla sua pagina Fb, stavolta lei dice che farete una “bella pulizia”, riferendosi ai rom. Quell’espressione lì non le fa venire in mente tempi bui?
«No, macché. È che in stazione vado a prendere il treno e i ragazzi vanno a scuola, quindi vedo che è diventata una baraccopoli ambulante, chiediamo solo serenità».
Ma non le viene il dubbio di fomentare certe pulsioni da far west?
«Ripeto, se tra uno ius soli e l’altro avessero discusso e approvato la legge sulla legittima difesa, sicuramente qualche rapinatore avrebbe avuto un deterrente in più. E avrei potuto dedicarmi ad altri temi».
3 - VIETATO DIFENDERSI DAI BANDITI
Mario Giordano per “Libero Quotidiano”
Ora lo chiameranno Sceriffo, Vendicatore, Pistolero. Ora lo attaccheranno dicendo che non si fa così, che non siamo cawboy, che la giustizia fai da te ci riporta al Far West. Magari qualcuno si alzerà per puntare il dito contro il pensionato Francesco di Vaprio d' Adda: quando si è trovato in casa i ladri per l' ennesima volta, avrebbe dovuto offrirgli un caffè, un cioccolatino, "accomodatevi in poltrona, mentre io chiamo la polizia, se vi serve il bagno è la seconda porta a sinistra". Invece lui ha avuto paura. Pensate un po', che strano. Si è trovato di notte i banditi in casa e ha avuto paura.
Tanta paura. Ha pensato alla moglie. Al figlio che dormiva al piano di sotto. Alla nuora. Ai due nipotini ancora piccoli. Ha preso la pistola e ha sparato. Uno dei ladri è morto. Era romeno e aveva 28 anni.
E così siamo ancora qui, un' altra volta, a scrivere quel che ci sembra normale ma in questo Paese non lo è: nessuno può essere contento quando c' è un morto, nessuno può gioire per un 28enne ridotto a cadavere. Ma, se qualcuno ieri doveva proprio restare ucciso, meglio che sia toccato al ladro. Perché troppe volte, in queste ultime settimane, abbiamo raccontato di pensionati massacrati, seviziati, financo rapiti e buttati in una roggia ad agonizzare per ore prima di morire.
Abbiamo detto di novantenni imbavagliate e soffocate, di teste fracassate senza pietà, anziani torturati da questi delinquenti che non esitano a ammazzare con sciupio di crudeltà, magari per rubare soltanto una manciata di euro. Scusate: abbiamo pianto troppe lacrime, nel silenzio generale, sulle vittime dei furti in casa. Non ce ne restano per piangere un ladro.
Ci sono giorni in cui, inevitabilmente, la vita ti interroga e ti chiede da che parte stai. E noi, fra il bandito e il pensionato, ancora una volta non abbiamo dubbi: stiamo dalla parte del pensionato. Stiamo dalla parte di Francesco Ignazio Sicignano, 65 anni, uomo onesto, perbene, una vita di lavoro nel negozio di strumenti musicali nel centro del paese, una casa costruita con anni di sacrifici, una persona che a Vaprio d' Adda tutti conoscevano e di cui nessuno osa dir male. Mai un gesto fuori posto. Mai una lite fuori dalle righe. Da agosto, raccontano, aveva subito tre o quattro furti in casa. Per questo aveva preso la pistola, con regolare porto d' armi.
Era spaventato. Disperato. E se ha sbagliato l' ha fatto per questo, paura e disperazione. Non se l' è andata a cercare. Il ladro invece sì.
Alla fine la differenza è tutta in questo dettaglio: lo chiameranno Sceriffo, Vendicatore, Pistolero, ma se nessuno fosse andato a rompergli le scatole nella sua villetta, il pensionato non avrebbe fatto del male al ladro, come non ne aveva mai fatto a nessuno nella sua vita. Il ladro, invece, voleva fare proprio del male al pensionato. Il ladro viveva per il male. Lo provocava. Lo distribuiva.
Alla fine ne è rimasto travolto e ucciso, e questo non ci può rendere felici. Ma la distinzione è chiara: lui è il criminale, Francesco la vittima. E fa rabbia sapere invece che quest' ultimo è addirittura accusato di omicidio volontario.
Volontario, capito?
Non eccesso di legittima difesa: omicidio volontario.
Come se davvero l' avesse voluto lui quello scontro a fuoco. Come se l' avesse voluto lui un ladro in casa, l' ennesima rapina, la paura che ti fa tremare i polsi fino a perdere la testa.
rapina in gioielleria sventata da stacchio
Dire che chi viene aggredito in casa sua e spara per difendersi commette un omicidio volontario è intollerabile. Anche se il reato fosse stato ipotizzato solo per ragioni burocratiche, è intollerabile.
Perché fa capire, ancora una volta, che questo non è un Paese per gente onesta.
Che questo è un Paese che tende a proteggere più i delinquenti che le persone perbene. Questo è un Paese in cui agli agenti di polizia viene prospettata l' infamia di 9 euro al mese d' aumento e ai clandestini vengono assegnati 35 euro al giorno per vitto, alloggio e vari svaghi.
Questo è un Paese dove i criminali vengono catturati dai carabinieri e subito rilasciati dai magistrati, dove se rapini e spacci abitualmente hai una specie di lasciapassare, se assalti a mano armata i supermercati ti danno pure la casa popolare a 12 euro al mese. Ma se provi a lavorare tutta la vita in modo onesto, se paghi le tasse e obliteri il biglietto del tram, se non scippi le vecchiette e non fai saltare per aria i bancomat, ti senti improvvisamente abbandonato. Dimenticato dallo Stato. In altre parole indifeso.
È così che si dev' essere sentito l' altra notte anche Francesco, il pensionato di Vaprio d' Adda. E per questo ha sparato. Immaginiamo adesso il rimorso che lo scuote, immaginiamo il turbamento, l' angoscia davanti a quel giovane corpo senza vita che lui per primo ha soccorso. Graziano Stacchio, il benzinaio di Ponte di Nanto, l' altro giorno raccontava: "Da quel momento non riesco più a dormire la notte, a volte mi sembra di impazzire". Come non credergli?
Ma noi vorremmo abbracciarlo forte, il pensionato di Vaprio d' Adda, esattamente come abbracciammo allora Stacchio. Noi siamo con lui. Noi siamo con Francesco Sicignano. Noi siamo con la gente perbene, non con quella che va in giro a rubare. Noi siamo con chi vuol vivere sereno a casa sua, non con chi le case le vuole solo svaligiare. Noi siamo con chi ha paura, non con chi semina terrore. E ve lo confessiamo senza ipocrisia: ci dispiace dover parlare di un ladro morto, ma ci sarebbe dispiaciuto assai di più se oggi avessimo dovuto raccontare di un altro pensionato morto. L' ennesimo.
Che, magari, sarebbe stato liquidato con due righe in cronaca. Mentre il solito cretino di Palazzo strillava i grandi successi del governo Renzi nella lotta alla criminalità.
Non è un Paese per gente onesta I ladri gli entrano in casa per la quinta volta in tre mesi, pensionato spara e ne uccide uno: un romeno di 28 anni. Triste, ma molto meno che se la vittima fosse stato lui come succede ogni giorno. Ha esercitato un diritto, invece lo indagano per omicidio volontarioVietato difendersi dai banditi.
4 - IL LADRO ERA DISARMATO
Carlo Federico Grosso per “la Stampa”
Ieri pomeriggio ancora una volta la vittima di un tentativo di furto o di rapina ha reagito uccidendo l' aggressore; e ancora una volta la procura della Repubblica ha iscritto chi ha reagito e ucciso nel registro degli indagati.
Nel caso di specie sembrerebbe che l' imputazione, originariamente configurata sotto il profilo dell' omicidio colposo (eccesso colposo nell' esercizio del diritto di difesa), sia stata in un secondo tempo trasformata nella ben più grave imputazione di omicidio volontario.
Di fronte allo sconcerto e alle durissime reazioni di una parte del mondo politico e dell' opinione pubblica, vale la pena di spiegare perché tale imputazione ha potuto essere configurata, e perché essa è, al momento, tecnicamente ineccepibile alla luce di una disciplina giuridica che riconosce, sì, ai cittadini il diritto di difendersi, ma lo riconosce entro precisi limiti.
Il diritto di difendersi da una aggressione è riconosciuto dall' art. 52 comma 1 del codice penale quando l' aggredito si trova in una situazione di «pericolo attuale» di subire un danno alla sua persona o ai suoi beni, purché la reazione sia «proporzionata alla offesa».
Ciò significa che, sulla base di tale norma, chi si trova in pericolo di vita a causa di un' aggressione è legittimato ad uccidere volontariamente l' aggressore per salvarsi; chi è minacciato soltanto nella integrità dei suoi beni, in linea di principio non è invece legittimato ad uccidere per salvare il patrimonio, ma può utilizzare strumenti di difesa meno incisivi, purché siano proporzionati al valore dei beni.
Di fronte all' esplosione dei casi di delitti contro il patrimonio, al sempre più diffuso senso di insicurezza della gente ed alla conseguente necessità di rafforzare le possibilità di difesa personale, nel 2006, con riferimento ai delitti commessi nei luoghi di privata dimora e negli esercizi commerciali e professionali, si è stabilito che era consentito usare, per difendere «la propria o l' altrui incolumità» o «i beni propri o altrui», un' arma legittimamente posseduta quando «vi era pericolo di aggressione e non vi era desistenza».
In questo modo, nel caso di aggressioni perpetrate nei luoghi menzionati, si è consentito qualunque tipo di difesa (anche quella che si concretava nell' uccisione dell' aggressore) a protezione anche di beni di natura meramente patrimoniale: purché l' arma usata per difendersi fosse legittimamente posseduta e purché, soprattutto, non vi fosse «desistenza» da parte dell' aggressore.
Nei casi di tentati furti in alloggi, il discrimine fra uccisione volontaria legittima del ladro e uccisione vietata, e pertanto perseguibile come omicidio, alla luce della disciplina testé delineata è pertanto individuabile, sostanzialmente, nella circostanza che l' aggressione sia ancora in corso nel momento della uccisione, ovvero il ladro abbia desistito dalla sua azione delittuosa, ritirandosi e dandosi alla fuga. Sparare al ladro in azione, e pertanto potenzialmente offensivo, è dunque lecito, sparare al ladro in fuga costituisce invece omicidio doloso, in quanto, salvo che per difendersi, a nessuno è consentito uccidere.
Ecco, allora, la ragione dell' imputazione, nel caso di specie, per omicidio volontario.
Iscrivere nel registro degli indagati chi ha ucciso, allo scopo di accertare come si sono svolti i fatti, costituisce un atto dovuto dalle Procure della Repubblica, anche nell' interesse di chi ha sparato.
Se c' è il dubbio fondato che l' uccisione non sia avvenuta quando il ladro era in azione, ma quando aveva ormai desistito e stava fuggendo (e nel caso di specie dubbi di questo tipo, alla luce del luogo in cui stato rinvenuto il cadavere, sembra sussistano), era giocoforza ipotizzare la commissione di un omicidio volontario, salvo poi ricredersi, e chiedere l' archiviazione, o modificare la tipologia del delitto contestato, ove nel corso dell' indagine dovesse emergere che i fatti si erano svolti in modo diverso. Perché, allora, in un primo tempo era stato ipotizzato l' omicidio colposo (per eccesso colposo nella difesa)?
Secondo il nostro ordinamento giuridico chi uccide volontariamente un aggressore quando sono presenti gli estremi della difesa legittima non commette un reato, perché l' uccisione volontaria è «giustificata» dalla presenza, appunto, della causa di giustificazione della difesa legittima. Se gli estremi della causa di giustificazione invece non esistono, ma l' aggredito ritiene per errore che esistano (ad esempio ritiene per errore che vi sia un pericolo che invece non esiste, o che l' aggressore sia ancora in azione mentre ha già desistito), questo errore esclude il dolo, e se è colposo può fondare la colpa.
Gli inquirenti, in un primo momento, devono avere ritenuto che, in assenza di una effettiva situazione di pericolo (il ladro non era armato), non vi fosse in realtà pericolo, ma esso fosse stato semplicemente supposto dall' aggredito. Rilevato che, probabilmente, il ladro era stato ucciso quando già fuggiva, e che questa situazione non poteva essere ragionevolmente sfuggita a chi lo aveva ucciso, è stato giocoforza contestare l' omicidio doloso (salvo, come dicevo, successivamente ricredersi ove si accertasse che anche su questo profilo vi è stato errore o che i fatti si sono svolti diversamente).
Una ultima considerazione.
La disciplina della difesa legittima, dopo l' entrata in vigore della legge del 2006, ha un riconoscimento ampio nel nostro ordinamento giuridico (oggi, come dicevo, a certe condizioni è consentito uccidere anche per salvaguardare beni soltanto patrimoniali). Non vorrei che, sull' onda dell' esasperazione suscitata dalla frequenza e sempre maggiore «serialità» di furti, scippi e rapine, si scatenasse una spinta irresistibile ad ampliare ulteriormente l' uso legittimo della difesa privata e delle armi. Semmai, il tema della delinquenza seriale dovrebbe essere affrontata sul terreno, diverso, del potenziamento della prevenzione e della repressione penale dei delinquenti.
5 - GIANLUCA BUONANNO (LEGA NORD) A LA ZANZARA SU RADIO 24: “BONUS PISTOLA, 250 EURO AI MIEI CITTADINI PER COMPRARE UN’ARMA”.
Da “Radio 24 - la Zanzara”
“Invece di un bonus bebè istituisco un fondo di 10mila euro, un bonus pistola. Chi vuole comprare un’arma può ottenere dal comune 250 euro, un terzo del costo dell’arma”. Lo dice Gianluca Buonanno, europarlamentare della Lega Nord e sindaco di Borgosesia (Vercelli), a La Zanzara su Radio 24. “Duecentocinquanta euro – dice Buonanno – è un terzo del costo di una pistola. Così ti costa più o meno 500 euro. In Italia chi si difende diventa l’imputato. Ora basta”.
Ultimi Dagoreport
DAGOREPORT - A RACCONTARLO NON CI SI CREDE. RISULTATO DEL PRIMO GIORNO DI OPS DEL MONTE DEI PASCHI…
DAGOREPORT - FRANCESCHINI, IL SOLITO “GIUDA” TRADITORE! SENTENDOSI MESSO DA PARTE DALLA SUA…
DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
DOMANDE SPARSE SUL CASO ALMASRI – CON QUALE AUTORIZZAZIONE IL TORTURATORE LIBICO VIAGGIAVA…
DAGOREPORT - È TORNATA RAISET! TRA COLOGNO MONZESE E VIALE MAZZINI C’È UN NUOVO APPEASEMENT E…