LA LIBERAZIONE DI CECILIA SALA È INDUBBIAMENTE UN GRANDE SUCCESSO DELLA TRIADE MELONI- MANTOVANO-…
Estratto dell’articolo di Valeria D'Autilia per “la Stampa”
Ubriaco al volante, ha tentato di fuggire prima in auto e poi a piedi al controllo della polizia. È stato inseguito e bloccato a Cagliari durante un permesso dalla detenzione, concesso per lavorare in un negozio. Nel 2017 quel ragazzo, Lucio Marzo, oggi 24enne, aveva confessato di aver ucciso la sua fidanzata, Noemi Durini, di soli 16 anni.
È stato condannato in via definitiva a 18 anni e 8 mesi per l'omicidio commesso nelle campagne del Salento. La pena nel carcere minorile di Quartucciu, in Sardegna. Aveva 17 anni all'epoca dei fatti. Su sua richiesta, gli è stato consentito di svolgere un'attività lavorativa, ma con divieto di condurre veicoli a motore. Gli agenti giovedì lo hanno anche trovato positivo all'etilometro ed è scattata la denuncia per guida in stato di ebbrezza. Ora è in forse anche il suo permesso per recarsi a Sarroch, dove era stata disposta la dimora prima di rientrare nel penitenziario.
Il 3 settembre di quasi 6 anni fa Noemi era stata aggredita, picchiata e lasciata agonizzante sotto un cumulo di pietre. Una morte atroce, tra gli ulivi di Castrignano del Capo, nel Leccese. Punita «per la forza ed il coraggio con la quale viveva la propria esistenza. Forza, coraggio e libertà che, invece, a lui erano sempre mancati» scrivevano i giudici.
Imma Rizzo, la mamma di Noemi, è indignata per l'ennesimo sfregio alla memoria della figlia. Aveva già protestato, tre anni fa, contro la decisione dell'autorità giudiziaria di concedere al reo confesso la possibilità di lavorare: «Sta succedendo quello che mi aspettavo. Lucio non ha capito la gravità di quello che ha fatto». Si riaccende un dolore che mai è passato. E che mai passerà.
Cosa si sente di dire su quanto accaduto a Cagliari?
«È vomitevole sentire e leggere "permessi premio". Cose del genere non si danno nemmeno ai bambini. A un figlio devi dare educazione, regole, far capire la necessità di comportarsi bene per se stesso e per gli altri, non per avere un premio in cambio. A scuola non bisogna dire "studia perché sarai premiato", ma far capire che è un dovere farlo. E non è una mancata comprensione degli errori. Se a causa della mia distrazione urto un passante per strada commetto un errore, quando si toglie la vita a un'altra persona non è un errore. È un reato grave, è violenza. Ormai si concede tutto».
Quindi lei non crede nell'utilità di questi permessi?
«[…] Chi toglie la vita è un assassino e non può stare fuori. Lo Stato vuole assumersi la responsabilità di questa scelta? Stessa cosa per i politici. Nessuno si mette la mano sul cuore e pensa: "E se fosse capitato a me?". Lucio deve solo stare in carcere. Ha ucciso Noemi, ma sembra che si stia facendo il soggiorno in Sardegna. È libero come il vento e nessuno lo controlla».
Qual è stata la sua prima reazione dopo aver appreso la notizia?
«Sono rimasta basita. È tornato l'incubo, mi sono chiesta se effettivamente quella fosse la realtà. Non si può perdonare, assolutamente no. Sono una persona credente, che ha fiducia nel prossimo, ma non potrò mai perdonarlo per aver ucciso mia figlia. Ogni giorno mi alzo e guardo il suo letto, la sera la scena si ripete. Il dolore è forte, non c'è rassegnazione. Vado avanti per gli altri figli e per Noemi stessa». […]
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