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Francesco Curridori per www.ilgiornale.it
Una pakistana è stata uccisa dai suoi familiari perché voleva sposarsi con un italiano.
Sana Cheema, 25 enne cresciuta a Brescia, è stata assassinata negli scorsi giorni a Gujrat, la sua città natale.
Sono stati il padre e il fratello, che fino a poco tempo fa vivevano a Brescia, a ucciderla ma, ora, si trovano già in carcere. Sana aveva deciso di non trasferirsi insieme a loro in Germania perché, dopo aver completato gli studi a Brescia, aveva trovato lavoro in un’attività commerciale nella zona popolare di via Milano e voleva restare accanto al fidanzato italiano.
I parenti non hanno evidentemente gradito questa scelta e la sua morte ricorda quella di Hina Saleem, la ventenne pakistana assassinata nell’agosto 2006 a Sarezzo, sempre nel bresciano. Hina come Sana aveva un fidanzato italiano e vestiva troppo all’occidentale e per questo era stata sgozzata dai suoi parenti e seppellita in giardino con la testa rivolta verso la Mecca.
Paolo Grimoldi, deputato della Lega e Segretario della Lega Lombarda, attacca: "Fa orrore la notizia che arriva dal Pakistan di una ragazza italiana, di Brescia, sgozzata dal padre e dal fratello, pure loro provenienti da Brescia, pare per aver rifiutato le solite nozze combinate che si usano in quei Paesi". E aggiunge: "Di più la ragazza sarebbe stata assassinata anche perché voleva sposarsi con un italiano. Padre e fratello sono stati arrestati in Pakistan, ma la magistratura italiana deve fare chiarezza su questo episodio che coinvolge purtroppo una ragazza italiana, che a Brescia aveva studiato e lavorava, un tragico episodio che richiama alla memoria la vicenda analoga di Hina, sgozzata nel 2006 sempre nel bresciano sempre dal padre e dal fratello pakistani e sempre per la medesima ragione, essersi innamorata di un ragazzo italiano e cristiano".
"Fosse vero - conclude - sarebbe la conferma che in 12 anni l'Islam in Italia non ha fatto progressi, non è diventato più moderato e conciliante ma è rimasto su posizioni estreme che non si possono conciliare con il nostro modo di vivere e rendono impossibile un'integrazione che non diventi sottomissioni da parte nostra".
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