DALL’ITALIA UN FIUME DI SOLDI PER LA JIHAD - 300 BONIFICI BLOCCATI DA BANKITALIA: SERVIVANO A FINANZIARE I TERRORISTI - NEL MIRINO I MONEY TRANSFER E I PARA-ISTITUTI DI CREDITO ARABI - LA TECNICA PER AGGIRARE IL TETTO DEI 999 EURO: PIÙ VERSAMENTI A PERSONE DIVERSE

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Giuliano Foschini e Fabio Tonacci per “la Repubblica”

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MILLE segnalazioni di transazioni sospette individuate dalla Banca d’Italia dal 2009 a oggi. Trecento solo nel biennio 2012-2013. Soldi partiti dall’Italia e finiti, temono gli inquirenti, nelle tasche della jihad. Centinaia di migliaia di euro in bonifici, che hanno tutti un emittente con nome e cognome. “Follow the money” è il principio investigativo base su cui poggia ogni seria indagine sulla mafia e i mafiosi. E a tale principio si stanno ispirando anche i “cacciatori” di terroristi islamici.

 

Seguendo il denaro gli investigatori italiani provano a tirare dei fili che dall’Italia portano in Siria, Yemen, Iraq o Pakistan, per capire chi, nell’oceano di segnalazioni, comportamenti dubbi, proclami di arruolamento di cui traboccano i social network, stia concretamente sostenendo, da lontano, i tagliagole dello Stato islamico e di Al Qaeda. L’Unità informativa frodi di Bankitalia ha un reparto che lavora unicamente per tracciare i finanziamenti sospetti che finiscono nei Paesi cosiddetti “sensibili”.

Leader di Al Qaeda YemenLeader di Al Qaeda Yemen

 

Come per il riciclaggio interno, l’obiettivo alla fine è portare all’attenzione del Comitato di Sicurezza finanziaria del ministero dell’Economia una lista di operazioni meritevoli di accertamento, anche da parte dell’autorità giudiziaria. Ebbene, nel 2012, quando comincia la guerra civile siriana contro Bashar Al Assad, le transazioni «a forte rischio di sostegno di gruppi terroristici» sono state 171, nel 2013 un po’ meno, 131. Un dato aggregato del 2014 non esiste ancora, «ma — spiegano dall’Uif — analizzando i primi mesi dell’anno dovremmo essere sulle stesse cifre».

 

IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN NASIR AL WUHAYSHI IL MAXI RADUNO DI AL QAEDA NELLO YEMEN IL VIDEO DELLA CNN NASIR AL WUHAYSHI

Di cosa si tratta, dunque? I bonifici, per attivare i controlli dell’Uif, devono avere delle caratteristiche tipiche. «Sono operazioni “Italia su estero” — dice uno degli investigatori che sta seguendo il fenomeno — indirizzate verso istituti bancari in Medio Oriente e in Africa, nei Paesi dove c’è un conflitto in quelli vicini a teatri di guerra». È ormai certo, ad esempio, che il Qatar sia uno degli epicentri del supporto economico per al Qaeda.

 

Altro aspetto che fa alzare l’allarme è l’identità del soggetto che dispone il bonifico. «Se sono musulmani che hanno amicizie “pericolose” o sono in collegamento, anche via Internet, con chi è inserito nella black list delle forze di polizia, scatta la verifica e in contemporanea il blocco del pagamento, che però non può rimanere sospeso per più di cinque giorni».

 

free syrian army in fuga dale truppe di assadfree syrian army in fuga dale truppe di assad

I flussi partiti dall’Italia, rispetto a Francia e Gran Bretagna, sono più modesti. «Per il novanta per cento — dichiara Bankitalia nel suo ultimo report, datato luglio 2014 — sono movimenti finanziari su conti correnti bancari o postali». Le cifre di ogni singola transazione alle volte possono essere particolarmente basse (nell’ordine di dieci, dodicimila euro) per un totale — negli ultimi quattro anni — che non supera i dieci milioni di euro.

 

Sono le banche ad avere l’obbligo di segnalare le operazioni in odore di terrorismo, però non sempre rispettano l’impegno: nel 2013 Bankitalia ha avviato sette procedure sanzionatorie per altrettanti istituti di credito che avevano omesso di farlo.

Il “sentiero ufficiale”, però, non esaurisce il fiume di soldi che partono dall’Italia per la Siria o l’Iraq. È quello più tracciabile, del resto.

 

La seconda via, più corposa e sfuggente, è quella dei money transfer e dei para-istituti di credito arabi. «I money transfer — si legge nel dossier sul jihadismo autoctono della Fondazione Icsa, autorevole centro studi di politica internazionale — assicurano infatti notevoli possibilità di mimetismo. La riservatezza e la rapidità delle transazioni, rendono il sistema estremamente interessante per i gruppi del terrore».

BASHAR ASSAD BASHAR ASSAD

 

Le tecniche per aggirare il tetto dei 999 euro, oltre i quali c’è l’obbligo di avvertire la Banca d’Italia, sono due. «Frazionamento orizzontale e verticale», dice l’investigatore.

È stato documentato che certi soggetti legati ai combattenti islamici, anche foreign fighters, compiono lo stesso versamento sotto soglia in più money transfer, oppure mandano i soldi a un unico soggetto che sta in Yemen o in Turchia, ad esempio, ma in dieci, quindici tranche, disposte da dieci, quindici persone diverse.

 

E poi c’è l’”hawala”, a intralciare le indagini. «L’Afghanistan e la Somalia — osservano ancora gli analisti dell’Icse — non hanno banche tradizionali. I soldi viaggiano attraverso l’ hawala, un sistema su base fiduciaria governato dall’ente che sovrintende la finanza islamica moderna: lo “Sharia Supervisory Board Of Islamic Banks and Institutions”». Senza entrare nella complessità delle procedure, basti sapere che una grossa quantità di denaro sparisce dai bilanci perché fatta passare come zakat, elemosina.

 

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Il fatto che le segnalazioni sospette della Banca d’Italia siano diminuite negli ultimi anni non è esattamente un buon segno. A preoccupare adesso è il circuito dei Bitcoin, la moneta virtuale nata nel 2009. «Abbiamo in corso approfondimenti — dichiara la Uif». Perché il sostegno dei fanatici europei alla jihad potrebbe passare anche attraverso il filo invisibile dei Bitcoin.

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