DAGOREPORT - 'STO DOCUMENTO, LO VOI O NON LO VOI? GROSSA INCAZZATURA A PALAZZO CHIGI VERSO IL…
Jacopo Storni per www.corriere.it
talebani con occhiali da sole 3
Quando abbiamo visto i talebani dalla finestra, siamo scappati di corsa. Stavano controllando tutti gli appartamenti della nostra zona e sicuramente sarebbero arrivati anche a noi, se ci avessero scoperto probabilmente ci avrebbero ucciso. Quando sono andati via, ci siamo nascosti nella casa dei nostri parenti.Abbiamo recuperato i nostri computer, i nostri tablet, le nostre foto, poi abbiamo bruciato tutto».
Nesrine (nome di fantasia) parla dall’appartamento di sua cognata dove è nascosta insieme al marito. Lei lavora per un’associazione locale per i diritti umani e per l’emancipazione femminile, lui è un giornalista.
In queste ore, come molti altri afghani, stanno distruggendo la loro identità: documenti, profili sui social network, contratti di lavoro, articoli di giornale. Tutto al macero pur di non rivelare al nuovo regime l’attività che stanno svolgendo e che potrebbe compromettere la loro vita.
La linea telefonica viene e va perché il suo cellulare ha la batteria continuamente scarica: «In casa non abbiamo elettricità e di conseguenza non abbiamo neppure l’acqua». A volte anche comprare da mangiare può costituire un problema, soprattutto perché molte persone hanno paura di uscire. «Io e mio marito siamo prigionieri in casa - racconta Nesrine -. Abbiamo paura ad uscire perché potrebbero scoprire il nostro attivismo in difesa della libertà e della democrazia».
Una libertà conquistata con fatica negli ultimi anni: «Avevo 8 anni quando i talebani sono stati cacciati dall’Afghanistan, da allora lotto con tutta me stessa per offrire al mio Paese un presente e un futuro di pace e stabilità, ho fatto tanti sacrifici, ma adesso tutti questi sacrifici sono stati cancellati dalla mattina alla sera. Il governo afghano che ha preceduto l’arrivo dei talebani ci ha traditi, non si è impegnato e così ha sacrificato la vita di molte persone che avevano realmente creduto nel cambiamento. Siamo improvvisamente tornati indietro di vent’anni»
Nesrine non crede alle paventate aperture dei talebani: «Quando vedo i loro volti per strada scorgo nei loro occhi un atteggiamento aggressivo, se per caso incroci i loro sguardi sembra che tu sia il loro più grande nemico, in questi giorni le strade sono silenziose e la gente ha paura». Adesso Nesrine insieme al marito sta provando a contattare le ambasciate internazionali in America e in Europa per chiedere un visto e lasciare l’Afghanistan. «È la nostra unica possibilità di salvezza, però al momento nessuno ci ha risposto».
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