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Andrea Priante per il “Corriere della Sera”
I trecento studenti in sciopero davanti al liceo «Fogazzaro» di Vicenza, sventolano cartelli con su scritto: «I capezzoli non sono volgari, lo sono le vostre idee». Una ragazza con il top che lascia scoperto l'ombelico la mette in questi termini: «Il problema non sono io, sta negli occhi di chi mi guarda. Devo sentirmi libera di vestirmi come voglio!».
Dopo le polemiche e le accuse alla preside di «bodyshaming», di essere «grassofobica» e di voler imporre un dress code a chiunque metta piede a scuola, ieri i liceali hanno manifestato di fronte all'istituto. Stando a una «relazione» fatta circolare dalle studentesse, la dirigente Maria Rosa Puleo è entrata in un'aula del terzo anno imponendo alla professoressa di mettere una nota alle sedicenni che indossavano abiti ritenuti sconvenienti.
protesta degli studenti del liceo fogazzaro di vicenza contro la preside
L'aggravante è che se ne sarebbe uscita con frasi ritenute dagli studenti sessiste e inaccettabili, passando dal tema del dress code a quello della cellulite («anche alla vostra età la cellulite c'è e sballonzola», riferiscono le liceali) e dell'opportunità di usare abiti succinti da parte di chi ha qualche chilo di troppo («io non mi vestirei mai così, ma è bello che le ragazze si sentano libere di farlo purché sia nel giusto contesto», sostiene Puleo).
protesta degli studenti del liceo fogazzaro di vicenza contro la preside 2
Puleo nega di aver usato termini volgari, dice che le note in realtà sono solo «annotazioni» per informare i genitori e che quindi non incideranno sui voti. Ma la direttrice dell'Ufficio scolastico del Veneto Carmela Palumbo annuncia l'apertura di un'indagine, perché «sui termini utilizzati dalla preside faremo degli accertamenti». La dirigente regionale si trova tra due fuochi: se da un lato «occorre affrontare questo tema con i modi e la sensibilità giusta, per non mortificare gli studenti», dall'altro è ormai evidente che la questione del vestiario va risolta una volta per tutte.
protesta degli studenti del liceo fogazzaro di vicenza contro la preside 3
«La scuola ha anche un ruolo educativo - spiega Palumbo - e in questa prospettiva è giusto far capire agli studenti che esiste un abbigliamento più o meno consono, a seconda del contesto in cui lo si indossa. Sia chiaro: non si tratta di uniformare il vestiario dei ragazzi, ma di spiegare loro i motivi per i quali è opportuno regolamentarlo. La scuola è un luogo di cultura, di studio. E come tale va rispettato».
Quella del liceo Fogazzaro è solo l'ultima delle proteste che da mesi infiammano le scuole del Veneto per il dress code da usare in classe. «Penso che i dirigenti dovrebbero confrontarsi con le famiglie e con gli studenti - conclude Palumbo -, mediando tra le rispettive esigenze per arrivare a inserire nel regolamento d'istituto dei "paletti" che siano condivisi».
Intanto la preside del Fogazzaro si sente vittima di una congiura: «Io grassofobica? Mi ha guardato bene? Sono una devota della pastasciutta. Hanno travisato ogni mia parola, mi ricoprono di fango. Ho già appuntamento con un avvocato, valuterò se denunciare». Non nega il dialogo avuto con la classe. «La scuola ha anche il dovere di insegnare la buona educazione. Quando usciranno da qui, si presenteranno a un colloquio di lavoro con l'ombelico di fuori?
protesta degli studenti del liceo fogazzaro di vicenza contro la preside
Era di questo che volevo discuter: dell'opportunità di adeguare l'abbigliamento al contesto, di distinguere tra libertà e decenza. Valuteremo ora un regolamento». Puleo rivendica il suo passato «da attivista che si è sempre battuta per i diritti delle donne. Ma oggi qui non è in discussione il diritto a inseguire i propri gusti in fatto di moda, il problema è la mancanza di bon ton: in ciabatte si va al mare, con il top scollato o con i calzoni corti si esce con gli amici. A scuola si può essere eleganti senza apparire inopportune».
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