DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
1 - MILANO, L’INCUBO DELLA STUDENTESSA NARCOTIZZATA E VIOLENTATA: «DOPO IL CAFFÈ ERO DEBOLE E HO PERSO I SENSI»
Cesare Giuzzi per il “Corriere della Sera”
Alle 22.20 il fidanzato della vittima riceve uno strano messaggio WhatsApp: «Sono da amici». Ad accompagnarlo c’è un’immagine dove la ragazza è «ritratta con gli occhi quasi chiusi all’interno dell’appartamento dell’imprenditore Di Fazio». Quattro ore prima (alle 19.38) il ragazzo le aveva mandato un messaggio vocale. La vittima dirà ai carabinieri di essere certa di non averlo mai ascoltato.
Per gli investigatori a sentire quel messaggio e ad inviare la risposta sarà invece il 50enne Antonio Di Fazio perché la sua vittima in quel momento è incosciente. Non è neppure in grado di muoversi mentre lui la spoglia e le scatta fotografie con il cellulare. Nel suo sangue, due giorni dopo la violenza, i medici del Soccorso violenza sessuale della Mangiagalli troveranno un quantitativo abnorme di benzodiazepine: 900 milligrammi per litro, quattro volte il dosaggio giornaliero. Quantità da «avvelenamento» secondo gli inquirenti.
Ha un solo ricordo, la ventunenne studentessa bocconiana fuorisede: «Credo mi abbia fatto mangiare sushi. Era di fianco a me. Mi sono ripresa un attimo, ho sentito l’elastico dei pantaloni che scivolava sulle gambe. Ho visto il suo braccio, aveva un Rolex al polso. La sua mano mi toccava una coscia. Gli ho detto di riportarmi a casa». Il resto è un lungo blackout che terminerà solo il giorno dopo (27 marzo 2021) quando il fidanzato riesce a entrare nell’appartamento che la ragazza condivide con un’amica e a svegliarla. È pomeriggio quando arrivano al Policlinico e la 21enne racconta ai medici di essere stata violentata.
Con il passare delle ore affiorano i ricordi. A mezzanotte e mezza, mentre la fidanzata è ancora sotto osservazione, il suo ragazzo si presenta ai carabinieri. Dice di aver trovato la 21enne stordita, che lei ha raccontato di essere stata abusata la sera precedente dall’uomo con cui aveva fissato un appuntamento per discutere uno stage universitario in azienda. Alle 3.30 di notte la giovane viene dimessa e inizia il suo racconto davanti agli inquirenti.
Verrà sentita più volte. Descrive minuziosamente l’appartamento di 210 metri quadrati dove vive Di Fazio vicino al parco Sempione. Consegna anche i tracciati del suo smart-watch che ha annotato suoi i movimenti durante la giornata. Da mezzanotte all’una del mattino risultano solo 86 passi. Quelli che, secondo gli investigatori, sono necessari per uscire dal lussuoso appartamento e raggiungere il garage dove Di Fazio la carica sull’Audi Q3 per riaccompagnarla a casa. Nelle ore precedenti l’applicazione aveva registrato solo una manciata di movimenti. Segnale, per la Procura, dello stato di incoscienza.
La ragazza conosce l’imprenditore perché lui e la famiglia frequentano da anni l’albergo dei genitori al Sud. L’anno scorso il 50enne viene a sapere che la giovane studierà alla Bocconi. «Mi aveva parlato della possibilità di fare uno stage nella sua azienda a Milano», la Global Farma di via Mario Pagano. Di Fazio la contatta una prima volta a dicembre, le chiede via messaggio se si trova a Milano. Nessuna risposta.
Ci riprova il 18 marzo: «Gli ho detto che ero ancora in Sicilia». Il 22 marzo la fa contattare dalla sorella: «Chiama Anto che ti fa vedere l’azienda come eravamo d’accordo, no?». Il 26 marzo la vittima scrive al 50enne: «Ciao Antonello ti aspetto per le 17 o un po’ prima». Lui le risponde immediatamente: «Arrivo per le 17 in quanto gli altri manager arriveranno per le 18». L’imprenditore dice che le presenterà i dirigenti di una nota azienda farmaceutica per farglieli conoscere. All’ora prestabilita va a prenderla a casa con il suo autista.
Vanno prima in via Pagano dove le mostra gli uffici (vuoti), poi Di Fazio «libera» il guidatore e dice che l’appuntamento con i manager è spostato nel suo appartamento. «Eppure non aveva ricevuto alcuna chiamata, mi era sembrata una circostanza strana». La 21enne è riluttante: «Mi sono sentita un po’ a disagio». Poi quando arrivano a casa lui le offre un caffé: «Ho subito iniziato a sentirmi molto debole. Mi si è offuscata la vista, pensavo fosse un calo di zuccheri e ho chiesto qualcosa da mangiare». Lui va in cucina e torna con un succo d’arancia e alcune pizzette: «Ho bevuto e ho subito perso i sensi».
2 - MANAGER DI GIORNO, VIOLENTATORE SERIALE DI NOTTE
Estratto dell'articolo di Federica Zaniboni per “Libero quotidiano”
(…)
Ma le prove più raccapriccianti sono quelle rinvenute nel telefono e nel computer dell'uomo, dove custodiva la sua collezione digitale di ragazze narcotizzate e violentate. Sono comparse le fotografie di altre quattro vittime, ritratte senza vestiti e prive di sensi, spesso immortalate anche mentre lui le toccava.
Immagini che il 50enne ha scattato - tra la fine del 2019 e il marzo di quest' anno - senza nessun altro scopo a parte quello di appagare le sue perverse fantasie. Nel periodo delle indagini, l'imprenditore provvede immediatamente a crearsi un alibi, iniziando a raccontare ad amici e parenti che la 21enne lo sta ricattando per una grossa somma di denaro che servirebbe ad aiutare la famiglia in difficoltà economica.
D'altra parte inventare storie è una delle sue specialità: dice di avere il titolo di "commissario Covid" - carica del tutto inesistente - e millanta conoscenze con imprenditori internazionali. Attraverso la perquisizione della casa, inoltre, emergono altri aspetti bizzarri della vita dell'uomo: possiede una pistola a pallini, un tesserino del ministero dell'Interno e un lampeggiante della polizia.
(…)
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