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MONEY TALKS! - ANTONIO RIELLO: ARTE E IL POTERE SONO SEMPRE STATE INTIMAMENTE E LITIGIOSAMENTE LEGATI. E IL DENARO HA SEMPRE FLIRTATO CON GLI ARTISTI - LA FACCIA DEI REGNANTI SULLE MONETE DI METALLO È LA FORMA PIÙ ANTICA DI "SOFT-POWER" E ANCHE DI COLLABORAZIONE SINERGICA TRA ARTISTA E REGIME - ALL'ASHMOLEAN MUSEUM DI OXFORD LA MOSTRA "MONEY TALKS (ARTE, SOCIETÀ E POTERE)", FINO AL 5 GENNAIO 2025...

Antonio Riello per Dagospia

 

 

 

joseph beuys

Arte e il Potere sono sempre state intimamente e litigiosamente legati. E il denaro - nervatura visibile di quel tipo di Potere che è espressione dell'Economia - ha sempre flirtato con l'Arte e gli artisti. Come un'insidiosa amante li ha stregati, li ha fatti dannare, li ha costretti a fare cose da pazzi e (spesso) li ha anche clamorosamente traditi. L'Ashmolean Museum di Oxford da pochi giorni ha inaugurato la mostra "MONEY TALKS (Arte, Società e Potere)".

 

portrait for a riellocoin

Con un titolo così seducente naturalmente ci si sarebbe potuti  aspettare una lunga cavalcata su un tema tanto inesauribile quanto affascinante. Il curatore, Shailendra Bhandare (un esperto, ad altissimo livello, di Numismatica) ha però inteso interpretare il binomio Arte-Soldi in maniera piuttosto ristretta e settoriale. Il focus non è dunque sull'irresistibile e fluido denaro, ma sulla fisicità attraverso la quale si è a lungo principalmente manifestato: le banconote e le monete.

 

La faccia dei regnanti sulle monete di metallo è la forma più antica di "Soft-Power" e anche di collaborazione sinergica tra artista e regime. La persona al comando diventa il garante iconico della affidabilita’ della moneta. Nella Francia monarchica si pagavano le grosse somme con i “Luigi d’oro”: per antonomasia la dinastia regnante e il valore del denaro coincidevano in una sola entità linguistica.

 

edward viii coin

In mostra molte le monete (anche rare) che raffigurano imperatori, papi, tiranni e re. Un tempo anche gli artisti di grande vaglia (come Benvenuto Cellini ) non disdegnavano di realizzare monete e medaglie. D'altra parte molti pittori (Peter Paul Rubens ad esempio) collezionavano monete antiche e le usavano come fonte di ispirazione quando dovevano dipingere qualche volto dell'Antichità classica (fungevano da vero e proprio database per potenziali ritratti).

 

Edoardo VIII, elegantoso monarca britannico che regnò pochi mesi nel 1936, aveva vanitosamente pensato che le monete con il suo volto avrebbero dovuto mostrare solo il meglio del suo aspetto e per questo furono convocati fior di artisti. Ma il suo regno fu troppo breve perchè venissero coniate monete. Esistono solo i prototipi, che sono esposti qui a Oxford.

money talks

 

Le banconote offrono più margine di manovra creativo e ce ne sono per tutti i gusti. La regina Elisabetta nel suo lungo regno fu effigiata in tantissimi modi. Su una banconota del 1954 (fatta per aver corso legale in Canada) appare vicino all'orecchio della sovrana, tra i capelli, una strana forma che ricorda vagamente un diavoletto.

 

L'emissione fu rapidamente ritirata tra polemiche e teorie del complotto (sì, c'erano anche prima dei social digitali...). La Banca Centrale austriaca all'inizio del '900 commissionò delle banconote agli esponenti dell'Avanguardia viennese: Franz Matsch, Koloman Moser e Gustav Klimt. Un privilegio avere banconote disegnate da Klimt. Chissà che dispiacere spendere e dover purtroppo separarsene.

money talks

 

Non poteva ovviamente mancare qui un cenno polemico al dibattito Post-Coloniale: le banconote disegnate da Maurice Sebastien Laurent per il Franco-Africano (la valuta stampata per le colonie francesi) vengono criticate come un pessimo esempio di "valuta paternalistica".

 

La sezione dedicata all'Arte Contemporanea è indubbiamente la più interessante. Dopo una dotta escursione su Joseph Beuys (che a dire il vero più che alle banconote cartacee era interessato all'idea - senz'altro più concettuale - del "Capitale") si passa a Susan Stockwell che ha realizzato nel 2020 un notevole vestito da ballo/scultura usando solo banconote dei vari paesi del Mondo: "Money Dress". All'inizio voleva usare solo banconote raffiguranti donne, ma alla fine ha dovuto arrendersi: in quasi tutti i paesi sono esibiti per lo più volti maschili.

elizabeth ii tenders

 

Grayson Perry esibisce invece uno dei suoi magnifici arazzi, "Comfort Blanket (2014), inspirato al taglio da 10 Sterline. Andy Warhol è presente con uno dei suoi famosissimi ritratti dedicati al dollaro. L'onnipresente Banksy c'è con "Di-Faced Tenner" (2004) una intrigante banconota britannica dove al posto di quella della sovrana appare la faccia di Lady D. Peccato che manchi il nostro Franco Angeli con i sui quadri dedicati alla moneta statunitense.

 

banconota franco africano

L'ultima parte, dedicata alle monete virtuali e alle loro derive artistiche (leggi NFT), è la più debole. E', di fatto, un capitolo ormai (ingloriosamente) finito del Mercato dell'Arte. Inoltre l'argomento è comunque stato già ampiamente sviscerato in tantissime sedi ed occasioni: difficile poter aggiungere qualcosa di nuovo o di rilevante. Forse sarebbe stato magari più stimolante indagare l'estetica delle carte di credito.

 

In sintesi, cosa si porta a casa di davvero memorabile tornando da questa visita all'Ashmolean?  Qualcosa di extra-artistico: la constatazione che la Cultura cristiano-occidentale ha, da sempre, associato il denaro contante ad un'aura piuttosto sinistra. Una strano minaccioso oggetto legato al senso di colpa (i "trenta denari" del tradimento di Giuda Iscariota gettano la loro ombra lunga fino a noi, soprattutto in ambito cattolico). Del resto, la frase: "i soldi (intesi non solo metaforicamente) sono lo sterco del Diavolo" era un classico senza tempo nelle prediche domenicali.

ashmolean museum oxford

 

Insomma un qualcosa di cui avere timore e vergogna (un po' come il sesso in generale e l'autoerotismo in particolare). In Oriente, altre religioni vedono invece "i liquidi" come un gioioso simbolo di salute e prosperità. I soldi vengono mostrati con orgoglio e certo non nascosti. Può darsi che tutto ciò possa spiegare, almeno in parte, il grande interesse dei consumatori dell'Estremo Oriente e del Medio Oriente per il lusso esibito. Quello che gli occidentali sofisticati bollano - non senza un certo disprezzo e forse un po' troppo superficialmente - con il solito timbro del "cattivo gusto".

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