DAGOREPORT - SUL PIÙ TURBOLENTO CAMBIO D'EPOCA CHE SI POSSA IMMAGINARE, NEL MOMENTO IN CUI CRISI…
«La mia ragazza fa tutto a letto. Bastano venti euro». A sentire Evaggelia sembra di essere al mercato. Lei è la tenutaria di una casa chiusa di Atene, visitata da una reporter del New York Times per documentare un effetto collaterale della crisi greca non abbastanza considerato vista la sua drammaticità: l’esercito di ragazze che si prostituiscono per pochi euro.
Il «decennio perduto», quello iniziato dopo il collasso finanziario del 2008, ha eroso le entrate della popolazione in Grecia e spinto più donne a prostituirsi malgrado le tariffe siano crollate.
«La prostituzione è aumentata e cambiata — riferisce Grigoris Lazos, docente di criminologia alla Panteion di Atene, che ha passato sei anni a studiare le ripercussioni sul fenomeno per la doppia crisi, austerity e migranti. Il numero di prostitute ad Atene è aumentato di almeno il 7% mentre le tariffe sulle prestazioni sono crollate più della metà, sia sulla strada che nei bordelli».
In Grecia la prostituzione è legale soltanto nelle case di tolleranza registrate: 8 su 798, secondo quanto scoperto da Lazos.
I poliziotti chiudono un occhio, sono tolleranti — ha dichiarato un portavoce al New York Times — in parte perché riteniamo che le prostitute svolgano un servizio sociale, aiutano i single a sopportare la loro solitudine».
Ma la reporter del quotidiano newyorchese scrive che nessuna delle donne con cui ha parlato vedeva il suo lavoro come un servizio sociale, anzi molte esprimevano disgusto per i clienti. «Con i loro 20 euro, credono di comprare qualcosa» ha osservato Evaggelia.
«Ho avuto un negozio di fiori per 18 anni e ora sono qui, per necessità — racconta Dimitra — prima mi chiamavano “signora Dimitra”, ora sono diventata una prostituta».
Ma la crisi si fa sentire anche in questo «settore». «La gente non ha più soldi, molti chiedono lo sconto oppure rinviano a quando riceveranno lo stipendio» racconta Anastasia.
Un altro effetto dell’austerity è che anche la clientela è cambiata: oggi molti «beneficiari» sono migranti, osserva Lazos nella sua ricerca. Ma è anche vero che ad Atene ci sono molti giovani migranti costretti a prostituirsi per vivere.
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