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DODIK, L'OBIETTIVO DEI BALCANI NON DOVREBBE ESSERE L'UE
'Ue in rovina, non ha valori.Entità serba deve uscire da Bosnia'
(ANSA) - BELGRADO, 09 GEN - Per il leader serbo-bosniaco Milorad Dodik i paesi dei Balcani non dovrebbero porsi l'obiettivo di integrarsi nell'Unione europea che a suo dire è in fase di disfacimento e rovina, solo che non lo si dice. "Se la Bosnia-Erzegovina dovesse entrare nella Ue ciò significherebbe la fine della Republika Srpska, e finchè sarò io alla guida di tale entità ciò non avverrà", ha detto Dodik che è presidente della Republika Srpska, l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina.
Milorad Dodik - VLADIMIR PUTIN
"Il percorso europeo della Bosnia-Erzegovina non è quello indicato da Bruxelles e che desidera Sarajevo, dal momento che loro si sono posti dalla parte dei (bosgnacchi) musulmani", ha aggiunto Dodik in dichiarazioni a Rtrs, l'emittente radiotelevisiva della Republika Srpska, in occasione della Festa nazionale dell'entità che si celebra oggi. Dodik non partecipa ai festeggiamenti essendo ancora convalescente dopo un complesso intervento chirurgico a stomaco e esofago al quale è stato sottoposto esattamente un mese fa, il 9 dicembre, a Belgrado.
A suo avviso, l'Europa non ha alcun valore, non possiede materie prime, non ha leader, e tanti Paesi registrano crisi politiche. Ha citato a questo riguardo la caduta dei governi in Austria, Germania, Francia e la ripetizione delle elezioni presidenziali in Romania. Per Dodik inoltre, l'Europa ha perso i valori cristiani e ci si dovrebbe chiedere per quale motivo la Republika Srpska dovrebbe andare in quella direzione.
Sottolineando l'importanza della Festa nazionale odierna, nella quale la Republika Srpska "celebra la sua sovranità, identità e tradizione", Dodik ha affermato al tempo stesso che l'entità serbo-bosniaca, che esiste da 33 anni, "ha un futuro e la sua missione è quella di uscire dalla Bosnia-Erzegovina".
La ricorrenza odierna celebra la data del 9 gennaio 1992 quando i parlamentari di etnia serba ostili all'ipotesi di indipendenza della Bosnia-Erzegovina dalla Federazione jugoslava proclamarono unilateralmente la 'Repubblica serba di Bosnia', un atto di secessione che pochi mesi dopo avrebbe portato allo scoppio del sanguinoso conflitto armato nel Paese balcanico.
Una festa nazionale quella odierna osservata con grande enfasi e trasporto nazionalistico nonostante sia stata a più riprese dichiarata incostituzionale dall'Alta Corte bosniaca e stigmatizzata dall'Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina Chirstian Schmidt.
Per i giudici infatti tale ricorrenza discrimina i cittadini di etnia non serba - bosgnacchi musulmani, croati cattolici e altre minoranze - residenti in Republika Srpska. Le celebrazioni sono cominciate già ieri a Banja Luka, il capoluogo dell'entità, alla presenza dei massimi dirigenti serbo-bosniaci e di alti esponenti della dirigenza di Belgrado.
FORTE RETORICA NAZIONALISTA ALLA FESTA DEI SERBI DI BOSNIA
Bandiere per Mladic e Karadzic, presenti 'Angeli di Putin'
(ANSA) - SARAJEVO, 09 GEN - In un'atmosfera di forte nazionalpatriottismo i serbi di Bosnia hanno celebrato oggi la loro festa nazionale, nel 33/mo anniversario della proclamazione della Republika Srpska (Rs), l'entità a maggioranza serba della Bosnia-Erzegovina (BiH) il cui leader Milorad Dodik non nasconde le sue crescenti mire secessioniste.
LA BOSNIA E LA REPUBLIKA SRPSKA
Dodik non era presente alle numerose cerimonie svoltesi fra ieri e oggi a Banja Luka, il capoluogo della Rs, perchè ancora convalescente dopo il complesso intervento chirurgico a stomaco e esofago al quale è stato sottoposto esattamente un mese fa, il 9 dicembre a Belgrado. Le celebrazioni si sono concluse in serata con una parata sulla piazza centrale della città, alla quale hanno preso parte circa 3 mila rappresentanti del ministero dell'interno, delle forze di polizia e del settore civile.
Tra la folla grande sventolio di bandiere tricolori della Republika Srpska, insieme al tradizionale segno del nazionalismo serbo con le tre dita alzate, e anche bandiere e vessilli con le immagini dei criminali di guerra Ratko Mladic e Radovan Karadzic, condannati all'ergastolo per le atrocità e le stragi commesse durante il conflitto armato del 1992-1995 in Bosnia. I video sui social media hanno mostrato al tempo stesso la presenza alla sfilata di esponenti dell'organizzazione filorussa 'Lupi della Notte', conosciuti anche come 'Angeli di Putin', unitamente all'ambasciatore russo a Sarajevo Igor Kalabukhov e al vicepremier serbo Aleksandar Vulin, noto per le sue posizioni fortemente nazionaliste e filorusse.
LUPI DELLA NOTTE - ANGELI DI PUTIN
Alle cerimonie di ieri erano presenti fra gli altri il premier serbo, il ministro degli esteri e la presidente del parlamento di Belgrado. Cosa questa che ha indotto il ministro degli esteri bosniaco Elmedin Konakovic a inviare una nota di protesta alla Serbia. I serbi di Bosnia celebrano regolarmente con grande solennità la Festa nazionale del 9 gennaio nonostante tale ricorrenza sia stata dichiarata incostituzionale dall'Alta Corte che la ritiene discriminatoria nei confronti dei rappresentanti degli altri due popoli costitutivi (bosgnacchi musulmani e croati cattolici) residenti in Rs.
LUPI DELLA NOTTE - ANGELI DI PUTIN
Per questo l'Alto rappresentante internazionale in Bosnia-Erzegovina, la rappresentanza Ue e l'ambasciata Usa a Sarajevo hanno chiesto una pronta reazione da parte delle autorità giudiziarie del Paese balcanico.
Gli osservatori sottolineano come tale celebrazione, oltre a violare le decisioni dei massimi organi giudiziari del Paese, accresca ulteriormente le divisioni e le contrapposizioni etniche all'interno della Bosnia-Erzegovina, con la retorica nazionalista dei serbo-bosniaci che distoglie l'attenzione dai problemi quotidiani dei cittadini, come l'insicurezza economica, la corruzione e il precario stato dei sistemi sanitario e scolastico.
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