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Paola Vuolo per Il Messaggero
LA STORIA
à durato appena poche ore il sogno d'amore di Giuseppe, 91 anni, marito deluso e spaventato di una romena di 28. Al pranzo di nozze sono volati sputi e insulti al posto dei fiori d'arancio e i confetti erano proiettili lanciati in faccia allo sposo dai nuovi parenti romeni.
Giuseppe vuole il divorzio e ogni mattina, dal giorno che si è sposato, arriva in municipio arrancando, perché le gambe non lo sorreggono molto e chiede ai funzionari e agli impiegati dello stato civile di strappargli le carte del matrimonio. «Sono caduto in una trappola - dice - voglio fare a pezzi le carte del matrimonio, annullarlo, mia moglie e i suoi parenti sono persone cattive».
LE NOZZE
La mattina di martedì scorso, 28 maggio, gli impiegati del V municipio vedono arrivare una strana coppia, Giuseppe ed Eva, il futuro marito ultrapensionato viene sorretto da due uomini perché non ce la fa a reggersi in piedi, la futura sposa, accompagnata da due amiche, stringe tra le mani il bouquet e sorride raggiante. L'ufficiale di stato civile celebra il matrimonio e fa gli auguri agli sposi. La mattina lo stesso impiegato non riesce a credere ai propri occhi quando rivede Giuseppe nel suo ufficio.
Lo sposo ha la voce che trema, dice che vuole il divorzio e racconta: «La donna che ho sposato era la mia badante, una ragazza dolce e affettuosa, si è sempre presa cura di me, ero sicuro che mi volesse bene. Ho deciso di sposarla perché volevo vivere con lei il tempo che mi resta, so bene che non può essere innamorata di me, però credevo che mi potesse regalare un po' di affetto.
Sono una persona sola, non ho nessuno che si preoccupa di me: Eva era l'unica persona al mondo su cui potevo contare. Alla mia età hai paura delle malattie e della morte, sposare Eva mi era sembrato un modo per sfuggire alla solitudine e anche un po' al pensiero della morte. Per questo l'ho sposata, e mi sembrava giusto anche assicurarle un futuro. Ma quello che è successo dopo che l'ho sposata mi ha atterrito. Appena siamo usciti dal municipio mia moglie ha cambiato subito atteggiamento. Non era più la ragazza affettuosa che conoscevo, era sgarbata e mi guardava storto».
AL RISTORANTE
Giuseppe racconta che il pranzo di nozze è stato un disastro. Dice: «Appena ci siamo seduti mia moglie e i parenti hanno incominciato a prendermi in giro, ridacchiavano tra di loro e neppure mi rivolgevano la parola. Alla torta non siamo neppure arrivati, perché dalle risatine sono passati agli insulti e agli sputi. Mi hanno umiliato senza motivo. Ho capito troppo tardi di avere sbagliato, ma voglio rimediare subito, non posso certo convivere con questa gente, mi fanno paura, meglio stare da solo. Per questo voglio strappare i documenti del mio matrimonio, ho fretta di liberarmi di loro, per avere il divorzio ci vuole tempo e io non so quanto ne ho».
L'ESPOSTO
Giuseppe non vuole capire che le carte del matrimonio non possono essere distrutte come vorrebbe, ma la sua storia ha colpito e preoccupato gli impiegati del V municipio, che hanno presentato una denuncia ai carabinieri di Tor Pignattara. «Di fronte a fatti come questo - dice Sandro Silbi, vicepresidente del municipio - non si può fare finta di nulla. Di storie così se ne vedono anche troppe, ogni mese nei municipi della città si celebrano dai 4 ai 5 matrimoni come questo ed oltre un terzo finisce con una richiesta di divorzio. Se poi c'è di mezzo la sicurezza personale, come nel caso di Giuseppe, le istituzioni non possono non intervenire».
LA BADANTE E IL SUO ASSISTITO ANN NICOLE SMITH E SUO MARITO IO LORO E LARA LAMORE PER LA BADANTE
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