DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
Fatto! Dopo sei ore sono fuori. Speriamo di avere risultato in 48 ore #drivein #tampone
— costanza crescimbeni (@co_crescimbeni) October 7, 2020
COSTANZA CRESCIMBENI IN FILA AL DRIVE IN PER IL TAMPONE
1 – CORONAVIRUS, A ROMA SEI ORE DI FILA PER UN TAMPONE: L'ODISSEA DELLA GIORNALISTA COSTANZA CRESCIMBENI
Enrico Chillè per www.leggo.it
Sei ore di fila al drive-in per fare un tampone a Roma. I tempi d'attesa, nella Capitale, diventano sempre più lunghi a causa del notevole incremento di persone che si presentano nelle varie postazioni delle singole Asl. Lo testimonia la vicenda della giornalista del Tg1, Costanza Crescimbeni, che su Twitter ha documentato la sua lunga 'odissea' in attesa del tampone contro il coronavirus.
I tempi d'attesa per effettuare il tampone, a Roma, fino a meno di un mese fa si aggiravano su una media di due-tre ore, a seconda della pressione sulle singole Asl. La riapertura delle scuole, però, ha causato un vero e proprio tilt: diversi gli studenti risultati positivi e questo ha costretto tutte le classi e i loro contatti stretti, a cominciare dai familiari, a doversi recare presso le varie postazioni drive-in.
fila per i tamponi al drive in roma
Una situazione che rischia di diventare insostenibile ed è anche per questo che proprio oggi Alessio D'Amato, assessore alla Salute del Lazio, ha annunciato che il numero delle postazioni sarà raddoppiato a breve. Chi però deve effettuare il tampone in questi giorni è costretto ad estenuanti code, seduto nell'abitacolo in attesa che la fila si snellisca e che l'auto davanti si metta in moto e proceda di qualche metro.
Un'attesa lunghissima: Costanza Crescimbeni ne sa qualcosa. La giornalista Rai si era già sottoposta ad un primo tampone lunedì 28 settembre, mettendosi in isolamento fiduciario in attesa di fare il secondo test.
Proprio ieri, Costanza Crescimbeni aveva scritto su Twitter: «Domani nuovo giro al drive in. Se me la cavo in due ore sono fortunata, dicono dalla regia». Purtroppo, non sapeva ancora cosa l'avrebbe attesa stamattina. Giunta al drive-in di Santa Maria della Pietà, in zona Monte Mario, la giornalista del Tg1 ha trovato una lunghissima fila di auto: «Non avete idea la fila che c'è».
Un sentimento comune ai tanti, tantissimi cittadini che arrivano al drive-in. «Lo sguardo terrorizzato di chi, arrivando in senso contrario, chiede al vigile: “ma questa è la fila per il tampone?". I vigili comunque sono bravissimi a gestire la fila e il traffico», racconta ancora Costanza Crescimbeni.
Dopo due ore di attesa, la pazienza di Costanza Crescimbeni inizia a vacillare. Non mancano contrattempi, più o meno comici, che allungano ulteriormente i tempi d'attesa. «Cronache dalla fila al drive in: a una povera signora non si accende l’auto. Prontamente è arrivato signore con i cavetti per la batteria» - la divertente cronaca della giornalista Rai - «Superata la terza ora si fa amicizia con il vicino di macchina: “sono al primo tampone, tu? Io al secondo” e via».
Quando le ore di attesa diventano quattro, lo spirito di Costanza Crescimbeni inizia ad accusare il colpo: «Quel pizzico di sconforto quando si avvicina la quarta ora in fila». Inizia poi ad abbattersi il maltempo su Roma, quasi un corredo meteorologico dello stato d'animo dei tanti cittadini in fila al drive-in: «Alla quinta ora di fila ecco fulmini e saette».
fila al drive in per il tampone
Col passare dei minuti, Costanza Crescimbeni inizia ad avvicinarsi al gazebo. Solo chi ha fatto il tampone al drive-in può comprendere l'emozione provata dalla giornalista, che twitta ancora: «Il rumore più amato: quando senti le auto davanti a te che si mettono in moto. La fila si muove. Poi c’è sempre quello che non avanza. Chissà che gusto ci prova».
Costanza Crescimbeni poi si lascia andare a varie riflessioni sul metodo dei tamponi drive-in. «Il personale medico e paramedico dei drive in va ringraziato: stanno facendo un grande lavoro, senza sosta» - scrive ancora la giornalista Rai - «L'affluenza ai drive-in sta diventando ingestibile. Una settimana fa, quando ho fatto il primo tampone, la situazione era molto diversa».
Alla fine, dopo sei ore di attesa, Costanza Crescimbeni è riuscita a fare il tampone: «Fatto! Dopo sei ore sono fuori. Speriamo di avere il risultato in 48 ore». La speranza, ovviamente, è che la grande pressione sui drive-in non si traduca autonomamente anche sui laboratori che poi devono processare i tamponi. Fino a due settimane fa, due giorni era infatti il tempo d'attesa medio per ricevere il referto, ma l'incredibile richiesta dei cittadini di Roma e del Lazio potrebbe influire negativamente.
2 - TAMPONI, SISTEMA IN CRISI CODE E ATTESE PER I RISULTATI IL CTS: VANNO RADDOPPIATI
Estratto dell’articolo di Lorenzo De Cicco per “Il Messaggero”
(…) Nella Capitale si eseguono di media 12-13mila tamponi al giorno, ma solo le richieste dei medici di base sono il doppio: 25mila al dì. Senza contare i passeggeri in arrivo dai Paesi a rischio che vanno obbligatoriamente testati. A Milano le code ai drive-in si snodano per 3 chilometri: per arrivare davanti agli infermieri c' è chi ha dovuto pazientare 8 ore in auto. A Torino mamme e papà hanno dovuto aspettare in fila, all' aperto, coi bimbi febbricitanti. In Toscana le Asl hanno ammesso di avere i laboratori sotto stress.
IL CASO CAMPANIA
La macchina dei tracciamenti s' ingolfa, ma le indicazioni che arrivano dal Cts sono chiare: i tamponi vanno aumentati. Tocca farne quasi il doppio. Oggi in Italia i test giornalieri oscillano tra 90mila e 125mila, il record toccato ieri. La domenica, si scivola a 60mila. Secondo gli esperti del Comitato tecnico scientifico bisognerebbe arrivare almeno a 200mila tamponi ogni 24 ore.
Alcune regioni come la Campania ieri hanno dichiarato di aver scoperto 544 positivi in un giorno, mai così tanti, ma a fronte di appena 7.504 esami. È per un mix di fattori che il sistema arranca. Le richieste di test sono aumentate a dismisura nelle ultime settimane. Soprattutto per via delle scuole. «Molti istituti - spiega Teresa Rongai, segretaria della Federazione medici pediatri di Roma - chiedono un certificato di negatività al primo raffreddore, anche quando non è richiesto». L' altro tarlo è la rete dei laboratori privati che finora è stata sfruttata solo marginalmente. Con una dichiarata ritrosia, in diverse regioni, per il «privato».
alessio d'amato nicola zingaretti
(…) La Regione Lazio si è prima opposta, in estate, ai tamponi dai privati, ma da qualche giorno ha iniziato ad autorizzarli (come la Campania ieri), con tariffa calmierata a 22 euro, proprio per alleggerire la pressione sulle strutture pubbliche. Ieri l' assessore alla Sanità, Alessio D' Amato ha fatto sapere che la Pisana vorrebbe raddoppiare i drive-in, già quintuplicati da inizio estate, oggi sono 29. Ma non bastano a drenare il fiume delle richieste.
C' è poi un problema di macchinari: gli apparecchi delle Unitá Covid per i tamponi rapidi si stanno già guastando, probabilmente proprio perché sovraccarichi. Su 20 «macchinette» per elaborare i risultati dei test, 7 sono andate kappaò. Al drive-in di Fiumicino, gli operatori non hanno un lettore per il codice a barre dei certificati medici e chi si presenta, a volte, viene respinto. Anche il personale delle Asl, per quanto rimpolpato, non basta a coprire tutti i centri. Alcuni rimangono aperti solo 3 ore, in altri la sera restano due medici soltanto, per centinaia di auto.
Nel Veneto del piano Crisanti, che a livello nazionale è rimasto lettera morta, la Regione ha annunciato che permetterà ai medici di base di effettuare i tamponi rapidi. Ora il Lazio replica lo schema, il patto con la federazione dei camici bianchi è stato siglato ieri. Ma molti studi di Roma, dal Tufello al Prenestino, già si tirano indietro: «Troppo rischioso - dicono - far venire qui i casi sospetti; i drive-in, con i pazienti a distanza in auto, sono più sicuri». E, di certo, molto più trafficati.
2 - AL DRIVE-IN COME A FERRAGOSTO IN AUTOSTRADA «FERMI DA ORE, ABBIAMO ORDINATO LA PIZZA»
Flaminia Savelli per “Il Messaggero”
In coda per ore, in attesa del tampone. Succede nei drive - in della capitale: da quello allestito sulla Palmiro Togliatti dove la fila ieri era di oltre due chilometri. Al padiglione 90 nel parco dell' ospedale Santa Maria della Pietà, a Monte Mario, che alle 14 registrava oltre 500 persone ancora in attesa ed è stato chiuso per maltempo. Ma lo stesso copione si registra, ormai da giorni, anche all' ospedale San Giovanni e nel piazzale dei test rapidi aperto all' aeroporto di Fiumicino dove le dieci file previste per le auto sono piene dall' alba. Con una media giornaliera di circa 600 tamponi a postazione, e la richiesta che nell' ultima settimana è raddoppiata.
I TEMPI DI ATTESA
«Sono arrivata alle sei del mattino sperando di evitare la fila, ma c' erano almeno 60 macchine» racconta Elisabetta Clarini, studentessa universitaria di 23 anni.
Alle 11 era ancora in attesa del turno al centro sulla via Palmiro Togliatti: «Una mia amica - spiega - è risultata positiva martedì e domenica eravamo insieme a pranzo.
Per questo ho richiesto di poter fare il tampone, la paura ora è tanta».
Lo stesso al Santa Maria della Pietà dove la lunga fila di auto, ieri poco prima delle 14, riempiva ancora ogni angolo della salita. Alcuni addirittura si sono organizzati con il pranzo: «Ho ordinato una pizza per me e mio figlio. Stiamo aspettando da questa mattina di poter fare l' esame - dice Elena Franceschini mentre mostra l' ordine - ci avevano avvisati che ci sarebbe stato da aspettare ma non credevo un' attesa tanto lunga».
Pure qui, chi è arrivato prima dell' apertura dei cancelli, ha dovuto comunque attendere a lungo.
«Sono arrivato alle sette e ho il numero 225 - precisa Stefano Oricchio, un operaio di 45 anni - sono risultato positivo a settembre, già negativo al primo tampone due settimane fa però non c' era questa situazione. Non ho mai visto tante persone». Gli addetti alla sicurezza del parcheggio confermano: «Da almeno una settimana, quando arriviamo alle sei del mattino per aprire i cancelli, c' è già un chilometro di coda. Da un giorno all' altro le persone sono raddoppiate se non triplicate».
LO STOP
E chi era ancora in fila, quando il drive - in di Monte Mario è stato chiuso causa maltempo, dovrà ripresentarsi oggi: «Ho aspettato tutta la mattina e poi mi hanno rimandata via. Ho bisogno di fare il tampone, in casa vivo con due bambini e ho già preso una giornata di permesso in ufficio» denuncia Roberta Biancucci, impiegata di 39 anni.
Che aggiunge: «Capisco che sono settimane delicate ma anche noi dobbiamo poter accedere ai servizi». Code e attese anche al dirve - in di Casal Bernocchi, periferia sud della capitale. Ieri a rallentare il lavoro allungando ancora di più i tempi di attesa, è stato un guasto tecnico ai portali andati in tilt. Poco dopo le 15 è stato necessario l' intervento dei vigili urbani per controllare il traffico: «Sono in attesa del tampone da ore - denuncia Federico Valentini, un meccanico di 29 anni - per oltre 40 minuti è stato tutto fermo.
Qui siamo tutti potenziali positivi, molti hanno la febbre: questo sistema non funziona, non possiamo aspettare ore in macchina». C' è poi chi segnala anche un' assenza dei servizi e assistenza: «I luoghi per potere accedere al tamponi non sono sufficienti, nella nostra comunità molti già accusano febbre e raffreddore - segnala Amira, originaria del Bangladesh - ma non sono riusciti neanche ad avere la ricetta dal medico. Temiamo una nuova ondata».
CORONAVIRUS - COME SI ESEGUE UN TAMPONE
I TEST RAPIDI
Dopo l' emergenza estiva, è tornato a riempirsi il piazzale lunga sosta dell' aeroporto Leonardo da Vinci dove vengono eseguiti i test rapidi: «Mio figlio è a casa da due giorni per un raffreddore - dice Ludovica Vallini - viviamo verso il centro, a San Giovanni, ma pensavo che qui ci fosse meno attesa ecco perchè mi sono allontanata. Invece alla fine, abbiamo aspettato comunque più di due ore per il tampone».
Fino alla scorsa settimana il servizio era garantito in meno di un' ora. Ma: «La richiesta di esami è cresciuta in modo significativo negli ultimi giorni. Ormai lavoriamo a ritmo serrato anche oltre l' orario di chiusura per consegnare i test ai laboratori» spiegano i volontari della Croce Rossa impegnati nel servizio.
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