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A BARI UN 19ENNE VIENE ASSOLTO DOPO AVER AVUTO RAPPORTI CON UNA 13ENNE - IL PM AVEVA CHIESTO UNA CONDANNA A QUATTRO ANNI MA IL COLLEGIO GIUDICANTE, COMPOSTO DA TRE DONNE, HA DECISO CHE IL FATTO NON SUSSISTE E NON COSTITUISCE REATO - IL RAGAZZO ERA STATO DENUNCIATO DALLA MAMMA DELLA RAGAZZA CHE, PERO', IN TRIBUNALE HA CONFERMATO CHE I RAPPORTI ERANO "ASSOLUTAMENTE CONSENZIENTI"…

Nicola Pepe per “La Gazzetta del Mezzogiorno”

 

Lei una ragazza ingestibile, che amava la libertà, la bella vita e le discoteche ed era già matura a tal punto da far sesso a soli 13 anni. Lui, maggiorenne, invaghito, a tal punto da ospitare la fidanzatina a casa sua anche di notte ignorando la sua età. Per la legge lui andrebbe condannato, ma per il tribunale non ha commesso alcun reato.

 

I TEEN E IL SESSO

Il dispositivo della sentenza di assoluzione del tribunale di Bari già lascia intravedere una motivazione che farà discutere. Il collegio di tre donne, presieduto da Rosa Calia Di Pinto, ha assolto con una doppia formula piena (per una parte «perchè il fatto non costituisce reato», per il resto «perchè il fatto non sussiste»), un giovane incensurato - ora 23enne ma alle epoca dei fatti 19enne - accusato di atti sessuali nei confronti di una ragazzina infra quattordicenne, 13enne, con la quale ha trattenuto un relazione per diversi mesi. La legge è chiara: fare sesso con una minore di 14 anni è reato. Per l'imputato, il pm aveva chiesto una condanna a 4 anni di reclusione. Ma il tribunale l'ha pensata diversamente.

 

La storia si intreccia con quella due famiglie apparentemente normali, una che vive al quartiere Japigia l'altra al Libertà. Lui, appena 19enne, dimostra qualche anno in meno; lei, giovane studentessa, al contrario sembra già matura e a quei 13 anni bisogna aggiungerne qualcuno. Lui infatti ignora l'età della ragazza ritenendola più adulta, iniziano a frequentarsi e dopo qualche settimana il rapporto culmina in atti sessuali, e ripetuti, «assolutamente consenzienti» come confermerà la ragazza in un secondo momento.

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La storia - siamo verso la fine del 2015 e l'inizio del 2016 - va avanti fino a quando i genitori della 13enne, che nel frattempo si sono separati, presentano una denuncia alle autorità. La giovane sulle prime non parla e si chiude nel silenzio, quindi una iniziale richiesta di divieto di avvicinamento viene respinta dal gip che ritiene insufficiente la sola dichiarazione indiretta della madre cui si era confidata la presunta vittima che però non parla.

 

A marzo, però, il gip emette un provvedimento cautelare: stavolta ci sono anche le dichiarazioni della ragazza che però ammette di aver fatto sesso più volte con il ragazzo, ma in modo assolutamente consenziente e «protetto» preciserà durante un interrogatorio.

 

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Infatti, la madre confessa agli inquirenti di non essere in grado di gestire la ragazza che non torna più a casa e trascorre le notti a casa del «fidanzato». Per il giudice ci sono tutti gli indizi per confermare una misura di allontanamento. Ma fra i due la relazione continua e poi la troncano per una fedeltà «compromessa». Tutto ciò avviene comunque quando la ragazza ha ancora 13 anni visto che la soglia dei 14 li raggiungerà nell'estate successiva (del 2016)

 

Il processo è giunto a conclusione l'altro giorno con un epilogo che ha soddisfatto la difesa dell'imputato (rappresentata dagli avvocati Gianluca Loconsole e Alessia Giunta) e spiazzato l'accusa (in aula il pm Angela Morea) che aveva chiesto una condanna a 4 anni.

 

Il Tribunale, con una motivazione che sarà resa nota nei prossimi tre mesi, ha infatti assolto il giovane perchè il fatto non costituisce reato per il periodo in cui non era a conoscenza dell'effettiva età della ragazza; e perchè «il fatto non sussiste» per il periodo successivo. Cosa abbia portato il tribunale a decidere così, lo si scoprirà con il deposito delle motivazioni.