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Andrea Zambenedetti per “la Stampa”
INSEGNANTE DI TREVISO PICCHIATO DAL PADRE DI UN ALUNNO
Due ceffoni glieli hanno dati i genitori dell' alunno che lui aveva rimproverato, il terzo gli è arrivato dalla scuola, che per quell'episodio ha aperto un procedimento disciplinare contro il professore. Giuseppe Falsone, insegnante di matematica alla scuola media Casteller di Paese in provincia di Treviso, ha deciso di prendere carta e penna e scrivere al ministro dell'istruzione Valeria Fedeli per esprimere la sua indignazione.
«Gentile Ministro, è ammissibile per buonsenso e messaggio educativo che un docente aggredito, ingiuriato, minacciato e abbandonato a se stesso debba anche difendersi dal fuoco amico? Mi chiedo come mai la parola di minorenni diseducati e le minacce di famiglie aggressive mettano in discussione la serietà di chi ogni giorno lavora per costruire conoscenza e competenza ma anche le donne e gli uomini di domani».
Per ricostruire la vicenda bisogna riportare l' orologio all' ora della ricreazione del 21 dicembre 2017. «E' venuto a chiamarmi un collaboratore scolastico - ricostruisce il docente - e mi ha segnalato che un alunno di 13 anni non voleva uscire dalla classe, nonostante il regolamento dell'istituto preveda che tutti debbano lasciare le aule. Ho provato a parlarci.
Gli ho spiegato che tutti i suoi compagni erano fuori e lui ha detto che faceva freddo e che non ne voleva sapere». A quel punto l' insegnante ha deciso di accompagnarlo fuori: «Gli ho messo una mano sulla spalla, mentre lui opponeva resistenza passiva. Un gesto in cui, secondo qualcuno, ci sarebbe stata violenza. Ma ci sono i testimoni e in ogni caso non mi permetterei mai».
Quell'episodio che sembra terminato con la campanella finale della ricreazione, diventa l'inizio di una vera e propria escalation. «Per due giorni si sono susseguite le telefonate minacciose dei genitori che mi volevano parlare e il 23 si sono presentati a scuola. Hanno urlato e preteso di vedermi. E a quel punto sono stato colpito. Prima dal fratello del 13enne e poi dal padre. Due colpi in testa che mi hanno anche fatto volare gli occhiali. Per fortuna non ho reagito altrimenti mi sarei rovinato la carriera».
A scuola arrivano i carabinieri che raccolgono le testimonianze. Il docente finisce al pronto soccorso e i medici gli assegnano cinque giorni di prognosi. Quando le scuole riaprono, a gennaio, Falsone chiede all'istituto come intenda muoversi per tutelarlo e scopre che sul suo conto è stata invece aperta una «contestazione di addebito», cioè un procedimento disciplinare. Passano i giorni e arriva la seconda doccia fredda: nei confronti dello studente non viene preso nessun provvedimento.
«A quel punto ho avuto un crollo, mi sono chiesto: ma io per chi sto lavorando? Chi mi tutela? È possibile che venga picchiato e sia l'unico a subire un provvedimento? Il cedimento mi è costato altri 10 giorni di salute, certificati dal medico. Le parole dei miei studenti in quei giorni mi sono servite a ripartire e a rientrare a scuola. Ora però, anche per gli altri insegnanti che si possono trovare nella mia situazione ho deciso di scrivere al ministro e di chiedere aiuto. La scuola così non funziona, quale messaggio educativo diamo ai nostri ragazzi?».
I vertici dell'istituto hanno spiegato che l'apertura di un provvedimento disciplinare nei confronti del professor Falsone è diventato un atto dovuto, anche a sua tutela, dopo l'esposto dei genitori del 13enne. Una vicenda che sembra a questo punto destinata a proseguire a suon di timbri e carte bollate. «Sono esterrefatto ed incredulo, ho avuto la necessità di consultare degli specialisti che mi hanno aiutato a superare il periodo di difficoltà, in cui sono stato costretto a rielaborare rabbia, afflizione delusione e sdegno».
Non esita a definirsi un professore "severo", se necessario, pronto anche a dare un brutto voto. Questa volta però il giudizio negativo non è a uno dei suoi tanti studenti ma a quel sistema a cui negli ultimi otto anni ha dedicato passione e impegno. «La scuola, quella vera, autentica ed educativa, vituperata e costretta alla mediocrità grida con forza il suo sdegno verso la violenza e l' ignoranza, servono norme a tutela di quel corpo docente che esprime ancora valori passione e coerenza».
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