BERGOGLIO REVOLUTION: LA CHIESA DEI GESUITI CHE CELEBRA IL FUNERALE DELLA TRANSESSUALE ANDREA - E IL SACERDOTE USA IL FEMMINILE “LEI”

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Federica Angeli per "la Repubblica - Roma"

«Come diceva Madre Teresa di Calcutta, la malattia più dura non è la lebbra, ma è l'essere abbandonato ed emarginato da tutti». Così il direttore della Caritas monsignor Enrico Feroci che ha celebrato la messa funebre nella Chiesa del Gesù, ha riassunto la difficile parabola di Andrea Olivero. Per la transessuale colombiana di 31 anni trovata morta con ecchimosi su tutto il corpo la mattina del 29 luglio lungo il binario 10 della stazione Termini l'ultimo saluto c'è stato ieri, a cinque mesi dalla sua morte, tempo necessario alle indagini e alla richiesta della salma da parte dei parenti. Richiesta mai arrivata.

Un'omelia toccante e rivoluzionaria, perché, come ha sottolineato il sindaco Ignazio Marino presente al funerale accanto al ministro per l'Integrazione Cècile Kyenge e all'ex deputato Vladimir Luxuria, «la Chiesa, attraverso la voce di monsignor Feroci e padre La Manna, ha declinato il nome di Andrea utilizzando il lei. E' un gesto importante, un gesto di una Chiesa che si rinnova sotto la guida di Papa Francesco ».

La Chiesa di papa Bergoglio che accetta nella sua casa una transessuale, parlandone al femminile e lo fa in nome di valori ormai persi, come l'accoglienza, la solidarietà, la carità. «E' molto importante - ha proseguito Marino - che entrambi i sacerdoti abbiano tenuto la cerimonia in questo luogo che è la stessa chiesa dove il Papa ha voluto incontrare pochi mesi fa i rifugiati, i più deboli, i più poveri». Oltre 100 persone dunque, tra volontari di Caritas e Croce Rossa e istituzioni, ad ascoltare le parole di monsignor Feroci che ha raccontato come a Roma «ogni notte sono 7mila quelli che dormono all'addiaccio».

Un funerale voluto - come ha spiegato padre La Manna - «perché quanto accaduto ad Andrea non si ripeta », e per dare «un segnale» a tutta la città contro l'indifferenza, la discriminazione e la violenza. «Quello di Andrea è stato un crimine d'odio accecante, una sconfitta di tutti noi, mi chiedo come faremo a farci perdonare da Andrea», ha detto Vladimir Luxuria al termine del funerale.

«Era una transessuale senza lustrini - ha aggiunto l'ex deputato - portava solo due elastici e continuava a credere al principe azzurro. Nonostante le botte non ha mai smesso di essere ottimista. Lei sommava due discriminazioni: era una senza tetto ed una transessuale; ma bisogna cogliere questa luce di speranza, e cioè che i funerali avvengono in questa importante chiesa della città e che il sacerdote ha declinato al femminile. A mia memoria - ha concluso - è la prima volta che a Roma per un trans ucciso vengono celebrati questo tipo di funerali».

 

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