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Massimo Lugli per "La Repubblica - Edizione Roma"
«MACCKERONI ». Proprio così, con la kappa. La scritta campeggia su un grosso contenitore di polistirolo, avvolto in un sacco dell’immondizia nero, che un ristoratore truffaldino ha abbandonato in via della Spada d’Orlando, a pochi passi da piazza del Pantheon. Dentro, ventisei confezioni di spaghetti alla carbonara surgelati. La lista degli ingredienti è da attacco di colite fulminante, dentro c’è perfino il caramello.
Gli spaghetti precotti, evidentemente, erano destinati a qualche sventurato cliente, sicuro di mangiarne un piatto appena fatto ma il proprietario del ristorante ha fiutato odor di verbali ed è riuscito a sbarazzarsene. Molti altri, però, non sono abbastanza furbi o veloci o, probabilmente, non hanno gli stessi agganci perché questa mattinata di controlli, ispezioni e verifiche si conclude con un bilancio da guinness dei primati: 23 attività passate al setaccio, 10 verbali per violazioni delle norme che tutelano i consumatori, altri 18 per infrazioni amministrative di vario genere, due forni chiusi, tre denunce penali. Totale: 236mila euro.
Da circa due mesi, da quando le pattuglie della polizia di Roma Capitale hanno dato il “la” a questi blitz a sorpresa, i verbali, complessivamente, hanno già superato il milione e mezzo.
«Carotaggio»: Raffaele Clemente, il comandante del corpo (sempre in strada con i suoi uomini come quando era un funzionario di polizia d’alto livello) lo chiama così. Colpiscine uno per educarne cento, prendi un pezzo di strada (in questo caso via de’ Plastini) e mettilo sulla graticola, rivolta come un guanto le cucine, le licenze, i libri contabili, i contratti dei dipendenti, quando ci sono. Gli ambulanti hanno già abbandonato il campo da un pezzo, i negozianti restano e, a ogni visita, esce di tutto. In azione, assieme ai “pizzardoni” (pardon, agenti della polizia eccetera eccetera) anche gli ispettori di Asl, Inps , Aequa Roma... Manca solo un arbitro di calcio.
La batosta più dura (e se la merita tutta) tocca al titolare di due forni in via delle Scalette e via del Banco di Santo Spirito: i vigili che si avventurano nel seminterrato rischiano di sentirsi male: scarafaggi a gogò, forme di parmigiano mummificate, sporcizia dappertutto, pane vecchio accanto a quello appena sfornato, il furgone per il trasporto privo di autorizzazioni sanitarie, una decina di dipendenti di cui almeno la metà senza contratto. Saracinesche abbassate all’istante per tutela della salute pubblica e denuncia: il proprietario se la vedrà col magistrato.
A via dei Plastini, invece, salta fuori un negozio clonato. Sorpresa, sulla stessa strada ci sono due numeri civici 19, intervallati dal 18a, di cui uno palesemente fasullo. Funziona così: il proprietario ha una licenza da affittacamere (al numero 19, appunto) ma la usa anche per gli scontrini di “TipicItaly”, il negozio a pochi metri di distanza che vende alimentari per turisti: improbabili confezioni di pasta colorata, bottiglie di limoncello, vasetti di crema al tartufo. «Nei prossimi giorni controlleremo anche i fornitori», promette Clemente con un sorrisetto sinistro. Nel frattempo, un gruppo di turisti giapponesi si ferma e la guida fa una bella lezioncina sulla pasta made in Italy.
Occhiate diagonali accompagnano le pattuglie mentre i motociclisti in borghese della mu- nicipale, con la loro aria da sbirri di strada e le palette sul parabrezza, vanno avanti e indietro in ricognizione. «I blitz vengono pianificati in anticipo ma scattano all’improvviso, per evitare fughe di notizie» spiega Clemente «ma molti, appena arriviamo, si passano la voce». Tutti imbroglioni? Tutti disonesti? No, il premio qualità spetta al ristorante “Rotonda” nonostante un liscia e bussa di controlli che dura più di un’ora: prodotti genuini, neanche un granello di polvere, carte in regola.
Pochi metri più in là, ecco un negozio cinese che vende spaventosi souvenir low cost: la titolare ha trent’anni, la commessa venti e tra tutte e due non hanno la minima idea di cosa sia una licenza commerciale. L’esercizio ha cambiato gestione almeno cinque volte ma è rimasto intestato al primo proprietario. Lungo il muro, penzola un groviglio di fili elettrici in libertà. E siamo a un tiro di sasso dal Pantheon.
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