DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
Gianluca Rotondi per il “Corriere della Sera”
Nella città del politicamente corretto sta per cadere anche l'ultimo tabù. A Bologna la crescente richiesta di sicurezza sdogana perfino le ronde, un tempo viste come fumo negli occhi, un retaggio della destra, e ora considerate una risposta plausibile alla crescente pressione della micro criminalità.
Succede nel quartiere della Bolognina, quello della storica svolta dell' 89, divenuto epicentro negli ultimi mesi di fenomeni di spaccio, furti e spaccate in serie nei negozi.
Uno stillicidio che ha portato i commercianti, nei mesi scorsi, ad agitare in un questionario anonimo lo spettro del racket, e spinto il Comune a guida Pd e la Prefettura a mettere in campo misure straordinarie: vigili in strada al mattino, più pattuglie di polizia e carabinieri di sera e la promessa di inviare i militari.
CONTROLLI NEL QUARTIERE BOLOGNINA
Ai negozianti non è bastato e hanno deciso di auto organizzarsi. Scelto il nome, «Gruppo di controllo notturno», pettorine e segni di riconoscimento, un tragitto operativo, la divisione in squadre e le regole d' ingaggio: in auto o a piedi, dalle 23 alle 5, pronti a segnalare a polizia o carabinieri pusher e balordi che s' aggirano nel quartiere.
L' iniziativa, che oggi sarà al centro di un incontro con le associazioni di categoria, alcune delle quali hanno deciso invece di pagare una vigilanza privata, non è piaciuta all' amministrazione. «Le ronde non servono, intralciano il lavoro delle forze dell' ordine e possono esporre a pericoli o protagonismi di cui non si sente il bisogno», ha detto l'assessore alla Sicurezza Riccardo Malagoli. Nemmeno l'altolà del Comune ha però arginato lo spontaneismo dei commercianti, decisi a contarsi in assemblea prima del via libera.
Così nel dibattito è intervenuto il prefetto Ennio Mario Sodano che ha fissato paletti precisi e ricordato che queste iniziative sono regolamentate dalla legge: nello specifico il decreto Maroni del 2009 che prevede la registrazione delle forme associative in un albo, modalità di svolgimento e precisi confini d' intervento. Insomma, nessuna ronda «selvaggia» né tanto meno un' invasione di campo nel lavoro delle forze dell' ordine.
Le indagini sul caso Bolognina hanno almeno fatto rientrare l'allarme sulla presenza del racket o di azioni mirate della criminalità organizzata. Nei giorni scorsi la polizia ha fermato un tunisino, pluripregiudicato, ritenuto responsabile di una serie di furti con spaccate nei negozi del quartiere.
L'uomo, da vent'anni irregolare a Bologna, ha ammesso di averlo fatto per comprarsi la droga. L'arresto ha contribuito a stemperare la tensione, ma ha confermato le preoccupazioni dei residenti sulla massiccia presenza di spacciatori e sbandati nella zona. Una situazione che qualcuno nelle scorse settimane ha pensato di risolvere in proprio, con una sorta di spedizione punitiva contro i pusher nordafricani. È successo pure questo nella rossa Bologna.
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