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Grazia Longo per “La Stampa”
Il vento che taglia l’aria e solleva la salsedine dal mare non basta a cancellare l’odore di morte che si respira a bordo del relitto del Norman Atlantic.?Il fuoco ha fermato il tempo. Mentre alcune cabine e la stiva - ancora inaccessibili per la presenza di fumo e focolai - custodiscono i poveri resti dei 10-15 passeggeri che ancora mancano all’appello, la parte alta del traghetto è una Pompei del mare. Scampoli di vita cristallizzati dalle fiamme e dalla cenere infiltrata nei metalli fusi e piegati.
Scarpe da donna col tacco a spillo accartocciate, borsette di pelle incenerite, una borsa di regali con una Barbie affumicata e devastata dal fuoco. Piccoli oggetti inanimati su un tappeto di poltrone bruciate in una nuvola dell’odore acre della plastica bruciata.
È uno scenario da «Day after» quello che si è presentato ieri pomeriggio al sostituto procuratore Ettore Cardinali, accompagnato da due carabinieri del Sis, due vigili del fuoco del Saf e due ufficiali della capitaneria di porto. Tutti dotati di tuta ignifuga, guanti, mascherina, elmetto e scarpe termiche. Sufficienti, queste ultime, a non ustionarsi ma non ad essere risparmiati da un fastidioso calore che ancora emana la parte metallica del relitto che ieri faceva registrare 50 gradi. Un sopralluogo difficile e pericoloso, ma necessario per incominciare a capire veramente quanto è accaduto all’alba di domenica scorsa.
traghetto in fiamme norman atlantic 9
Scendere nei garage è stato impossibile, come pure nella plancia di comando dove il gruppo guidato dal pm è entrato solo poche volte e ciascuna per pochi secondi a causa della temperatura così elevata da levare il respiro. Non è stato quindi possibile recuperare la scatola nera collocata vicina al posto di comando, mentre è stata invece prelevata quella a prua, sul ponte numero 9, il più alto della nave. Si tratta però di due strumentazioni gemelle e quindi, in ogni caso, nulla di quei drammatici momenti è andato perduto.?
norman atlantic operazione di salvataggio 9
Il comandante Argilio Giacomazzi ha infatti bloccato la scatola nera intorno alle 5,30 di domenica mattina, un’ora dopo l’inizio dell’incendio, evitando così la cancellazione della memoria che rinnova ogni 12 ore. Un gesto importante, come lo è stato anche l’ordine impartito per calare le due scialuppe di salvataggio da 150 passeggeri ciascuna. Una è andata in fiamme - ed è stata notata distrutta ieri durante l’ispezione -, ma sull’altra sono salite solo 50 persone, di cui peraltro ben 7 membri dell’equipaggio.
«Io avevo dato ordini diversi - ha spiegato il comandante assistito dall’avvocato Alfredo Lonoce -, e invece è purtroppo mancata l’assistenza necessaria e prevista dal regolamento».?Le due ore di ricognizione di ieri pomeriggio hanno inoltre rilevato come alcuni salvagenti non siano stati staccati nel modo giusto.?
?Un sospetto che trova conferma nel racconto di tre naufraghi greco-albanesi, assistiti dagli avvocati di «Giustizia per la Concordia», che dichiarano: «Ci hanno abbandonato, per procurarci i giubbotti salvagente, abbiamo dovuto forzare i cassoni sul ponte». Non solo, denunciano anche di aver visto «alcuni membri dell’equipaggio salire su una scialuppa e lasciare la nave in fiamme». Dal racconto dei tre superstiti seguiti dagli avvocati Alessandra Guarini, Cesare Bulgheroni e Massimiliano Gabrielli, emerge inoltre il dubbio che alcune vittime possano essere intrappolate nelle cabine.
«Abbiamo visto morire persone asfissiate - dichiarano -, i loro corpi sono sicuramente nella nave. Quando una porta tagliafuoco si è chiusa, molti sono rimasti bloccati dietro di noi, non l’hanno superata. Battevano con le mani perché riaprissimo lo sbarramento, ma non ce l’abbiamo fatta. Due li abbiamo visti chiaramente dagli oblò cadere e morire soffocati».
E ancora: «Abbiamo visto che un uomo già imbracato su un verricello, mentre veniva issato su un elicottero, si è staccato ed è caduto sul ponte. C’era sangue, non sappiamo se quella persona è sopravvissuta o no». ?
naufraghi norman atlantic tratti in salvo 2
«Prezioso sarà l’esame della scatola nera - precisa il pm Cardinali -. Verrà analizzata a Bari con un accertamento tecnico irripetibile nei prossimi giorni, dopo che avremo avvisato gli indagati in modo che possano nominare loro consulenti tecnici».?In un’atmosfera surreale, tra i fumi dei materassi e delle coperte bruciati nelle cabine, e il ricordo dell’orrore negli occhi dei naufraghi rievocato dal comandante di uno dei tre rimorchiatori della Società Barretta che prima ha lavorato per domare l’incendio e poi, ieri, ha trainato il relitto al porto di Brindisi. «Ho visto una disperazione difficile da descrivere - dice Luigi Manesi -, scene apocalittiche che non dimenticherò mai».
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