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Marco Imarisio per il Corriere della Sera
Ecco, adesso non c' è più niente. La linea dell' orizzonte è tornata ad essere azzurra e piatta. L' ultima volta era stata al tramonto del 13 gennaio 2012, giornata soleggiata con nuvolosità irregolare, venti occidentali moderati sul settore tirrenico, mari leggermente mossi. Poi alle 22.15 nella casa di Giglio Castello, in cima all' antico borgo medioevale dell' isola, suonò il telefono.
Era Roberto Galli, il comandante della Polizia municipale. «Sindaco, c' è una nave da crociera che ha beccato uno scoglio, ma è ancora dritta, non dovrebbe essere niente di grave». Sergio Ortelli conserva tutto di quella notte. Le previsioni meteo, le pratiche che aveva sbrigato nel pomeriggio, soprattutto i ricordi. Quando arrivò al porto, le prime scialuppe della Costa Concordia stavano per toccare terra. «Guardai le facce dei passeggeri. Stravolte, terrorizzate. Capii subito che era successo qualcosa di molto brutto».
costa concordia naufragata al giglio foto di jonathan danko kielkowski
Dalla finestra della sua società di servizi turistici che si affaccia su punta Gabbianara, appena a nord di Giglio porto, la visuale è finalmente sgombra. La Micoperi 30 se n' è andata sabato pomeriggio alle 17. La grande chiatta galleggiante era arrivata nel maggio del 2012, quando cominciarono le operazioni del raddrizzamento di quello che intanto era purtroppo diventato il relitto più celebre del mondo. La Costa Concordia era stata portata via al mattino del 23 luglio 2014, quando l' evento del rigalleggiamento venne trasmesso in mondovisione. Ma non era ancora la fine. Non per gli abitanti dell' isola.
la festa degli angeli custodi 6
L' ultimo capitolo è stato il meno raccontato. Con la partenza della grande nave spiaggiata come una balena, nel sollievo generale si erano spente le luci dei riflettori. Doveva però cominciare il lavoro più ingrato, la pulizia dei fondali devastati dalla Costa Concordia e dai lavori per sollevarla, la bonifica di un sito unico al mondo per ricchezza della flora marina. La Micoperi 30 era rimasta, a essere precisi era ritornata dopo una breve assenza. Era un cantiere davanti alla spiaggia, una presenza impossibile da ignorare, pesante 1.270 tonnellate, lungo 121,96 metri, larga 28. Il suo profilo con le gru che svettavano a ogni estremità si scorgeva a chilometri, anche dalla terraferma.
«Questa mattina ho provato una sensazione di serenità» racconta Ortelli. L' orizzonte limpido significa addio all' incertezza, addio all' ultimo ingombrante ostacolo che separava l' Isola del Giglio dalla normalità. «Alla lunga il turismo fidelizzato, sul quale abbiamo sempre vissuto, ci aveva abbandonato. La Concordia non c' era più, ma incombeva ancora». Il sindaco ha l' onestà di ammettere che esiste un concorso di colpa con la crisi economica.
turisti davanti la carcassa della costa concordia
Ma è anche vero che la piccola ripresa del 2011, quando ci furono 103mila presenze che avevano trascorso almeno una notte sull' isola, diecimila più dell' anno precedente, si era arenata insieme alla nave dell' ex comandante Francesco Schettino. Aumentarono le visite mordi e fuggi, turisti che venivano per farsi un selfie sullo sfondo del relitto, la Capitaneria di porto registrò un incredibile +177 per cento di sbarchi nel 2012. Fu un effetto collaterale della trageda costata la vita 32 persone, indesiderato e di breve durata.
Nel 2013 gli arrivi scesero del 30%, mentre da allora le presenze di durata superiore alle 24 ore non hanno mai più superato le 85mila unità. Lunedì 7 maggio l' Osservatorio sull' ambiente della Regione Toscana ha certificato che la pulizia dei fondali è ormai conclusa.
La prima domenica in cui il Giglio torna a essere quel che era, un' isola appartata, poco incline alla modernità, senza un negozio di telefonini, una discoteca o un locale alla moda, trascorre tranquilla. I gigliesi hanno smesso da tempo di sentirsi eroi per i soccorsi prestati quella notte ai naufraghi. Hanno salutato gli ultimi operai con un brindisi collettivo, guardano al passato con serenità. Chiedono informazioni sui protagonisti di quella stagione, sull' amato Nick Sloane, il «salvage master» che per quasi due anni coordinò l' operazione di recupero della Costa Concordia e rese felici i baristi dell' isola.
la festa degli angeli custodi 1
L' ingenere sudafricano originario dello Zambia risponde dalla sua casa di Londra. Al primo Festival del mare di Genova è stata appena inaugurata l' esposizione del suo diario di bordo di quei venti mesi, un centinaio di foto scattate che documentano l' enormità di quella che fu una impresa collettiva. Sloane è in una pausa del suo ultimo lavoretto, la cattura e il traino attraverso l' Oceano di un iceberg per aumentare le riserve d' acqua di Città del Capo alle prese con una siccità epocale. Una cosa da niente.
«La Concordia fu il lavoro più difficile della mia vita. Al Giglio ho capito che nulla è impossibile, che quando si lavora tutti insieme non ci sono limiti alla capacità umana». I traghetti della Toremar e della Mare Giglio scaricano turisti ogni mezz' ora. I bambini si fanno la gara di tuffi nelle acque della Gabbianara. Ortelli guarda dalla finestra e sorride. «Non si deve festeggiare, perché tutto nasce da una tragedia immane. Eppure dopo tanto tempo possiamo trovarci anche un significato positivo. Ci siamo riusciti, è stato un lavoro fatto bene. Questa storia andrebbe raccontata anche così». Nei negozi di souvenir sul lungo porto non ci sono magliette o tazzine di ceramica con l' immagine della Costa Concordia.
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