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Claudia Osmetti per “Libero quotidiano”
MEME SU DRAGHI E IL CONDIZIONATORE
Meglio la pace o l'aria condizionata? I milanesi sembrano aver scelto la seconda. La guerra di Putin c'entra a metà (nel senso che quell'aut aut l'aveva dato il premier Mario Draghi, a fine primavera, quando i carri armati di Mosca stavano marciando verso Kyiv e Mariupol e Kharkiv), adesso la situazione è un po' diversa (anche se non a Kyiv e a Mariupol e a Kharkiv). Ci sono 36 gradi all'ombra; esci a fare la spesa e, se ti va bene, ti sciogli prima di entrare al super, ma, se ti va male, collassi per il caldo. Malori, mancamenti.
MEME SU DRAGHI E IL CONDIZIONATORE
BUONE INTENZIONI
E allora qui, nel cuore pulsante lombardo, va a finire che un conto sono le buone intenzioni (il 93% dei milanesi si dice pronto ad adottare comportamenti virtuosi per contrastare la crisi energetica che è figlia del conflitto russo in Ucraina) e un altro sono i fatti.
Solo il 22% dei residenti di Milano, cioè, racconta una ricerca elaborata da Ipsos per conto di Changes Unipol, è disposto a ridurre (manco a spegnere) l'utilizzo dei condizionatori durante questa estate da solleone. Di più: una percentuale di poco maggiore, il 39%, è pronto a fare lo stesso nel prossimo inverno, ossia a diminuire di qualche grado, la temperatura dei termosifoni.
MEME SU PACE E ARIA CONDIZIONATA
Il dato (non è l'unico, per la verità, ce ne sono altri: poi ci arriviamo), tutto sommato non è nemmeno un fulmine a ciel sereno. Che l'andazzo fosse questo lo si era capito anche un mesetto fa, a giugno, quando Reputation rating, un motore di ricerca e comparazione del www, aveva cercato di mappare i comportamenti degli italiani ed era arrivato alla conclusione che appena il 3% di noi, da Nord a Sud, è lì lì per darci un taglio, a quel benedetto condizionatore dell'aria.
Anzi: sarà la siccità, saranno questi anticicloni, sarà che ci provi pure ad aprire le finestre (ma è peggio), in questo inizio stagione l'utilizzo dei condizionatori è persino aumentato di un buon 28%.
Il che significa due cose: che l'appello di Draghi non ha sortito l'effetto sperato e che le politiche ambientaliste che van tanto di moda, appunto, van tanto di moda. Cioè, alla prova dei fatti, quando c'è da rinunciare a qualcosina in nome dell'ecosostenibile ed ecologioco e bla-bla-bla gretiano, è un altro discorso.
RINCARI DECISIVI
Ovvio, nel mezzo ci sono le bollette salate e i conti che non tornano. Epperò, continua la ricerca Ipsos milanese, anche nelle piccole accortezze di tutti i giorni siamo restii. Solo il 60% degli abitanti della Madonnina non lascia scorrere l'acqua inutilmente; il 53% sceglie elettrodomestici a basso consumo (uno su due, insomma, se ne infischia); il 47% azionale lavatrici appena quando sono a pieno carico (tutti gli altri fan partire il lavaggio anche solo per due bicchieri e una tazzina di caffè).
E poco importa se la principale preoccupazione dei milanesi (per un 48%, almeno) è la dipendenza di energia dall'estero: quando si può, si consuma. Tra l'altro, sorpresa sorpresa, ai milanesi lo spauracchio del ricorso al nucleare non fa mica paura (solo due su dieci lo indicano come la prima fonte di ansia) e nemmeno l'apertura di nuove centrali a carbone (che preoccupa solo l'8%).
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