DAGOREPORT: PD, PARTITO DISTOPICO – L’INTERVISTA DI FRANCESCHINI SU “REPUBBLICA” SI PUÒ…
Estratto dell’articolo di Teresa Fallavollita per www.fanpage.it
L’ennesimo caso di molestia sul posto di lavoro arriva questa volta da un noto ristorante di Trastevere, a Roma. La giovane cameriera era intenta a servire ai tavoli, come faceva tutti i sabato sera da ormai 3 anni, quando è stata palpeggiata senza consenso dal titolare del locale. Per il 47enne, la pm Stefania Stefanìa ha chiesto il rinvio a giudizio e l’imprenditore romano rischia ora di finire a processo per violenza sessuale aggravata dalla prestazione d’opera.
Questa la versione della cameriera: stava appuntando le ordinazioni di un gruppo di turisti quando uno dei due titolari, che si aggirava tra i tavoli, si è avvicinato e l’ha toccata nelle parti intime senza consenso. E non solo: si legge nel capo di imputazione che, non appena la cameriera si è voltata, “soddisfatto compiva un gesto di apprezzamento per quello che aveva appena fatto, di fronte allo sguardo sbigottito delle persone sedute al tavolo”.
I fatti risalgono alla sera di sabato 19 giugno 2021: la ragazza lavorava con contratto part-time per un ristorante di Trastevere famoso per la cucina romanesca. Dopo aver subito la molestia, la cameriera ha continuato il suo servizio, portando la comanda in cucina e tornando a servire ai tavoli. Ma il disprezzo e il senso di umiliazione scaturiti da quell’abuso non l’hanno abbandonata: dopo tre anni dall’assunzione, si licenzia dal lavoro.
Oltre a lasciare il lavoro, dove il molestatore ricopriva le vesti anche del capo, la ragazza – oggi 30enne – decide di compiere un ulteriore passo e sporgere denuncia ai carabinieri di Monterotondo.
[…] Ma non si tratterebbe di un caso isolato. “Era già successo, e non solo a me. È un continuo, lo fa con tutte”, Repubblica riporta la voce della ragazza vittima di molestie, pochi giorni dopo il fatto. La ragazza ha raccontato di essere già stata palpeggiata altre volte dall’uomo, in passato: “Ma non solo io: anche molte mie colleghe, alcune apostrofate con battute spinte e fuori luogo”. […]
“Come la maggior parte dei dipendenti, avevo un contratto part time, 24 ore alla settimana, quando io ne lavoravo più di 50. Non avevo diritto alle ferie, alla malattia, a niente”, continua la testimonianza della ragazza su Repubblica. “In tante ragazze, per non perdere il lavoro, non l’hanno denunciato”. […]
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