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Rinaldo Frignani per il Corriere della Sera - Roma
Aveva un appuntamento con chi gli ha sparato. Una persona consapevole che un confronto fisico con Alberto Ianni si sarebbe concluso male. Per lei. Perché il quarantenne ucciso la notte di lunedì da un colpo di pistola calibro 6.35 all' addome avrebbe sicuramente avuto la meglio: «Mitraia», questo il suo soprannome, era prestante fisicamente, ben allenato, e lavorava per un' agenzia di security che fornisce servizi di vigilanza in discoteche e anche in occasione di eventi. All' una Ianni, che era anche un appassionato di pugilato, si è presentato nel palazzo di via Sebastiano Satta 53 per incontrare qualcuno con cui aveva un conto in sospeso.
OMICIDIO MITRAIA ALBERTO IANNI
Questioni personali, di rispetto soprattutto, almeno così sembra secondo i primi accertamenti di chi indaga.
Fuori, in strada, a bordo della sua auto, il quarantenne aveva lasciato la compagna, pronto a raggiungerla dopo aver chiarito con chi lo stava aspettando. Che invece si è preparato al peggio, impugnando una pistola di piccolo calibro, sufficiente però per uccidere il buttafuori.
Dai riscontri degli investigatori della Squadra mobile, diretti da Luigi Silipo, non c' è stata colluttazione: il killer non ha dato a Ianni nemmeno il tempo di avvicinarsi. Gli ha sparato due colpi quasi a bruciapelo. Il primo è andato a vuoto, forando una vetrata sul pianerottolo. Il secondo ha centrato all' addome il quarantenne, che aveva due figli avuti da una precedente relazione.
Poi è fuggito e ora viene ricercato dalla polizia. Non è escluso che ci possano essere novità già nelle prossime ore.
Dalla ricostruzione della sezione Omicidi, coordinata da Andrea Di Giannantonio, Ianni è riuscito a trascinarsi fino al ballatoio esterno che collega due palazzine, dove è poi stramazzato a terra, stroncato probabilmente da una devastante emorragia interna. Lì lo ha visto la compagna che si è messa a urlare e ha dato l' allarme. Inutile l' intervento di un medico del 118 che ha tentato di rianimare il quarantenne.
Fino a quel momento, nonostante il fragore inconfondibile degli spari, amplificato dalle scale condominiali, nel palazzo nessuno si era preso la briga di guardare cosa fosse accaduto. Situazione che gli stessi poliziotti, in un quartiere comunque considerato difficile, a tratti in mano alle bande di spacciatori, hanno dovuto affrontare all' inizio delle indagini. Che sono scattate immediatamente: la fidanzata di Ianni è stata sentita a lungo in Questura, anche se avrebbe riferito di non aver visto chi ha sparato al compagno. Ma altri accertamenti sono in corso in particolare sul giro di conoscenze e sui contatti telefonici, compresi quelli avuti lunedì sera, della vittima.
La pista imboccata appare quella più credibile. Il cognome del quarantenne è già conosciuto dalle forze dell' ordine per via di un cugino coinvolto nei decenni passati in due gravi episodi: l' omicidio di Rosaria Iannaccone, uccisa nel 1997 in un regolamento di conti per droga a Torpignattara, ma il parente fu poi ritenuto estraneo all' agguato, e la morte di Massimo Fragnoli, preso a pugni nel 2006 durante una lite per viabilità a Centocelle e morto dopo due mesi di coma. Il parente della vittima di lunedì notte fu poi condannato a dieci anni per omicidio preterintenzionale.
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