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1 - MEZZO MILIONE IN SEI MESI_LE SPESE FOLLI DEL CARDINALE
Francesco Grignetti per “la Stampa”
Tra le mille rivelazioni del Vatileaks2, ha fatto impressione la lista delle spese del cardinale George Pell, detto «il Ranger», il porporato australiano che è stato chiamato a Roma a mettere ordine nei conti della Curia.
A voler usare un eufemismo, Pell non è amato. Guarda caso la sua preziosa nota spese viene rubata da un ignoto hacker e ora compare nel libro «Avarizia» di Fittipaldi. Notizie del diavolo, si dirà. Sì, ma da leccarsi i baffi. «Da luglio 2014 a gennaio 2015 gli esborsi hanno infatti toccato i 501 mila euro». Nell' elenco c' è un sottolavello da 4600 euro, ma anche 7292 euro di tappezzeria, 47 mila euro per mobili e armadi, lavoretti vari da 33 mila euro.
Il cardinale o uno dei suoi segretari hanno messo in nota spese anche gli acquisti fatti al negozio Gammarelli, sartoria storica che dal 1798 veste la curia della Città Eterna: in genere i porporati pagano di tasca loro tuniche e berretta, stavolta la segreteria ha fatturato direttamente abiti per 2508 euro.
Pesante anche il capitolo viaggi. Il «Ranger» per andare da Roma a Londra lo scorso 3 luglio ha speso 1103 euro, business class. Quattro giorni dopo si è fatto rimborsare un volo Roma-Dresda, in Germania, da 1150 euro, un altro per Monaco da 1238, mentre lo scorso settembre la Scuola dell' Annunciazione del Devon, di cui l' ultraconservatore è diventato «patrono», ha dovuto sganciare per un Roma-Londra 1293 euro.
Pell e il suo vice Casey si accomodano in business anche quando vanno a Malta, dove vanno ad ascoltare i consigli del finanziere Joseph Zahra. Ma sono tutti gli uomini vicini al cardinale a volare in business, da lord Christopher Patten (ex presidente della Bbc che dovrebbe riformare la comunicazione della Santa Sede) all' industriale di Singapore George Yeo, membro della Commissione per la riforma del Vaticano.
Un menage dispendiosissimo che fa a pugni con i desideri del Papa e non così dissimile da quanto emerso, per dire, dai processi a carico di Don Verzè e altri amministratori del «San Raffaele», i quali hanno dissipato una cinquantina di milioni in fondi neri, jet privati, fazende brasiliane, ville con piscina, e spese strampalate tra cui quella per un' enorme voliera piena di pappagallini in ufficio.
La verità è che quando a saldare le fatture è il Vaticano, non si fanno sconti. Così capita - scrive Gianluigi Nuzzi - che «in tre anni la società Cap Gemini Ernst & Young si è fatta pagare ben 10 miliardi di vecchie lire (5,6 milioni di euro) per una consulenza sul sistema contabile».
Il Vaticano raccoglie donazioni da tutto il mondo, il Governatorato poi le dilapida.
«Già nel 2009-10 un' analisi riservata di McKinsey sui conti dell' ente aveva fatto emergere una situazione disastrosa. Diversi centri di spesa, come quelli relativi alla manutenzione, presentavano costi maggiori dal 200 e fino al 400 per cento rispetto alle tariffe di mercato». Quel monsignor Viganò che aveva provato a frenare le spese pazze (famoso il caso di un albero di Natale costato 500 mila euro) è finito screditato e esiliato a Washington.
2 - IL MONSIGNORE ARRESTATO ALLE HAWAII VIVEVA IN UN APPARTAMENTO PRINCIPESCO
Da “la Stampa”
È un lungo elenco davvero, quello degli appartamenti di lusso che il Vaticano riserva ai suoi cardinali, come si ricava dal libro di Gianluigi Nuzzi. S' è molto detto dell' attico di Tarcisio Bertone, all' ultimo piano di Palazzo San Carlo in Vaticano e dei 200mila euro per lavori di ristrutturazione pagati dalla fondazione Bambin Gesù (il porporato ribadisce che tutto è stato fatto col benestare del Governatorato): il dibattito ora è se l' attico sia di 700 metri quadri o «soltanto» di 500.
S' è detto anche dei cardinali Velasio De Paolis, di Franc Rodé, di Kurt Koch.
Abitano nella splendida palazzina del Sant' Uffizio, al lato di Porta Cavalleggeri. Con loro c' è lo statunitense Raymond Leo Burke, classe 1948, patrono del sovrano militare ordine di Malta (417 metri quadrati). A pochi passi, nel quartiere di Borgo Pio, c' è la residenza principesca di 524 metri quadrati del cardinale americano William Joseph Levada, Prefetto della Congregazione per la Dottrina e la Fede. Abituato al gran lusso, il cardinale ha avuto uno spiacevole incidente qualche settimana fa alle Hawaii: è stato arrestato per guida in stato di ebbrezza.
In un altro bel palazzo a ridosso di via Conciliazione, sfiora i 500 metri quadrati la dimora del canadese Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i vescovi. Il cardinale Sergio Sebastiani, 84 anni, membro tra l' altro della Congregazione per i vescovi e di quella per le cause dei santi, vive in 424 metri quadrati.
Il cardinale Domenico Calcagno, peraltro, detto «Monsignor Rambo» per via della passione per i fucili, presidente dell' Apsa, ha deciso invece che l' appartamento di servizio non gli basta, e si è creato un buen retiro con appartamento e cascina immersi in una ventina di ettari all' interno della tenuta San Giuseppe sulla Laurentina E certo è un bel contrasto, tra il Pontefice che vive in 50 metri quadri a Santa Marta e questi principi della Chiesa che non rinunciano al lusso. Nessuno li obbliga, sia chiaro. Il cardinale Achille Silvestrini abita da sempre alla palazzina della Zecca in un modesto appartamento.
E come lui, il cardinale Beniamino Stella, ministro vaticano del Clero, nel palazzo delle suore di via dell' Erba. Poi però c' è monsignor Nunzio Scarano, ex responsabile dell' Apsa, al centro di una torbida storia di riciclaggio, che nel suo appartamento di Salerno di ben 800 metri quadri viveva tra ori, argenti e quadri di De Chirico.
Altri residenti vicini al Sant' Uffizio sono porporati e monsignori di rango: il cardinale Francesco Coccopalmerio, presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi (265 mq); l' ex s egretario di Ratzinger monsignor Josef Clemens (226 mq); il cardinale Paul J. Cordes (259 mq), capo della Commissione disciplinare della curia romana; il vescovo Giorgio Corbellini (204 mq).
A sua volta, Emiliano Fittipaldi ricorda che la deputata Monica Cirinnà e suo marito Esterino Montino, Pd, vivono in un appartamento di Propaganda Fide per 360 euro al mese. Bruno Vespa invece paga 10 mila euro al mese a piazza di Spagna.
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