carolina orlandi david rossi

VERITA' PER DAVID ROSSI - CAROLINA ORLANDI, FIGLIA DEL CAPO COMUNICAZIONE MPS: “HO CAPITO CHE QUALCOSA NON ANDAVA DAL GIORNO SEGUENTE LA MORTE. IL PM MARINI NON DISPOSE L'AUTOPSIA MA LA DISTRUZIONE DEL CORPO. QUELLA NEGLIGENZA MI FECE CAPIRE CHE SI VOLEVA SUBITO CHIUDERE IL CASO - INDAGARE SU MIO PADRE MENTRE MPS ERA SOTTO INCHIESTA PER L'ACQUISIZIONE DI ANTONVENETA, ERA SCOMODO - ECCO TUTTE LE LEGGEREZZE INVESTIGATIVE…”

Giovanni Terzi per “Libero quotidiano”

 

CAROLINA ORLANDI

Un dolore tanto profondo quanto silenzioso. Una mancanza quotidiana che si appalesa ad ogni passo, ad ogni respiro. Ma anche la consapevolezza che la verità sulla morte di suo padre David Rossi un giorno si raggiungerà. La persona che lotta per tutto questo è Carolina Orlandi, figlia della moglie di Rossi - Antonella Tognazzi, intervistata la settimana scorsa da Libero.

 

Carolina, che ha sempre considerato il manager morto il 6 marzo del 2013 in circostanze non ancora chiarite «l' altro padre».

«Sì, David era per me come un padre. Sono cresciuta in una famiglia allargata, che si è sempre voluta bene e rispettata» racconta Carolina, per cercare di far comprendere quale legame sostanziale ci fosse.

 

il corpo di david rossi

Un legame che diventa ancora più palpabile leggendo il libro che Carolina ha scritto, intitolato "Se tu potessi vedermi ora" (Mondadori editore). Il quale, oltre a valerle il Premio Stresa 2018, è il racconto-memoriale di un rapporto profondo tra padre e figlia, dove il legame è ancora più forte perché non di sangue.

 

Carolina, raccontaci la sera del 6 marzo del 2013.

«Era apparentemente una sera come tante altre, ma David in quel periodo era molto nervoso. L'inchiesta sul Monte dei Paschi l'aveva messo sotto pressione e lui aveva la responsabilità di difendere la banca. Io sono tornata a casa un po' prima perché avevo voglia di parlargli, ma quando arrivai David non era ancora tornato».

 

carolina orlandi figliastra di david rossi

E tua madre?

«La mamma era a casa malata e, appena vista, mi manifestò le sue preoccupazioni: papà non era tornato e questo la rendeva inquieta. In più non rispondeva agli sms e la preoccupazione, a quel punto, si trasformava in ansia».

 

E che cosa fece tua madre?

«Chiamò Giancarlo Filippone, amico e collaboratore di mio padre, per chiedere se sapeva qualcosa e dirgli che sarei andata alla banca per cercarlo».

 

Filippone (la persona, ripresa dalle telecamere, che si affaccia per poi allontanarsi nel vicolo dove è ripreso il corpo agonizzante di David) che cosa disse a tua mamma?

l orologio che cade accanto a david rossi mezzora dopo il volo

«Disse a mia mamma di dirmi di aspettarlo fuori, nella piazza antistante. Questa circostanza inizialmente non mi sembrò per nulla strana, ma con il passare del tempo e con l' andare avanti delle indagini cambiai opinione».

 

Da che cosa sei stata colpita, dal fatto che Filippone ti abbia detto di aspettarlo fuori?

«Quello sinceramente no, perché poteva essere una delicatezza verso una ragazza di ventun anni. La cosa che mi ha sempre sorpreso è come Filippone fosse arrivato alla Banca. Era tutto di corsa, agitatissimo, come se si immaginasse già qualcosa di brutto. La mia sensazione, ex post, è quella di una persona che aveva visto poco prima qualcosa nella stanza di mio padre che non andava, e che dopo la telefonata di mia mamma aveva già capito che poteva essere successo qualche cosa».

ANTONELLA TOGNAZZI, MOGLIE DI DAVID ROSSI

 

E poi che cosa accadde?

«Salimmo nella stanza di David e Filippone mi chiese di rimanere fuori dalla porta, che era chiusa: sarebbe entrato solo lui. Ricordo ogni attimo di quei minuti: a un certo punto sento il respiro affannato di Filippone che si avvicina e mi dice "una tragedia, David si è ammazzato". Mi cade il mondo addosso e proprio in quel momento squilla il telefono di Giancarlo: era mia mamma. Mai dimenticherò il suo urlo. Io scappai via».

 

giancarlo filippone antonino monteleone

In che senso?

«Volevo correre da mia mamma. Cercai la strada per uscire e in quel mentre vidi l’altro collega di David, Bernardo Mingrone, e il portiere del Monte Paschi, Massimo Ricucci».

 

E tua mamma?

«Arrivai a casa e la trovai in stato di choc. Quando sentimmo l'ambulanza passare, la nostra casa era in centro a Siena e a pochi minuti dalla sede della banca, i nostri sguardi si incrociarono: capimmo che non c'era più nulla da fare».

IL CADAVERE DI DAVID ROSSI

 

Quale era stata la tua prima valutazione sull'accaduto?

«Sinceramente pensai che David si fosse effettivamente suicidato».

 

Quando hai percepito il primo segnale che qualche cosa di strano era accaduto e che tuo padre, più che essersi tolto la vita, poteva invece essere stato ucciso?

«Fin dal giorno seguente. Immediatamente il pm Marini non dispose l' autopsia di David, ma la distruzione del corpo. Come sai l' autopsia è dovuta per legge, e quella negligenza mi fece capire che si voleva subito chiudere il caso».

DAVID ROSSI

 

Quali altre chiamiamole "disattenzioni" ritieni siano state fatte in fase di indagine?

«Sono talmente tante, le negligenze, che la lista sarebbe davvero infinita. Credo che tutta la fase di reperimento delle informazioni e delle prove sia stata condotta in modo non adeguato alla gravità dell' accaduto. La sensazione, ripeto, è che si volesse chiudere tutto con troppa fretta, derubricando il fatto come "suicidio". Il fatto è che indagare su mio padre morto per un omicidio mentre il Monte dei Paschi era sotto inchiesta per l' acquisizione di Banca Antonveneta, era scomodo e inopportuno».

 

Mi fai qualche esempio di "leggerezze" investigative?

LA FINESTRA DA CUI E CADUTO DAVID ROSSI

«Il procuratore Natalini dispose la distruzione dei fazzoletti intrisi di sangue trovati nel cestino della stanza di David. Certo, poteva essere il sangue di mio padre, ma una analisi sarebbe stata importante e avrebbe eliminato ogni dubbio. Così come la restituzione e poi la distruzione dei vestiti di David a mia zia, senza nemmeno analizzarli. E ancora: fuori da Monte Paschi esistono credo una quindicina di telecamere che riprendono ogni movimento che avviene lì davanti, ma nessuna immagine è stata recuperata se non quella del vicolo dove per più di venti minuti agonizzava e moriva David.

In più fu recuperata solo un' ora di immagini di quella telecamera, dalle 19,59 alle 20,59: perché?».

 

Mi stai dicendo che dalle indagini hai capito che c' era qualcosa che non andava?

antonella tognazzi moglie di david rossi

«Ma certamente. Considera che il corpo di David era pieno di segni non compatibili con la caduta . Il torace aveva segni importanti, i polsi avevano lividi. Le scarpe erano rovinate sulla punta come se mio padre avesse cercato di risalire dentro la finestra. Man mano che passava il tempo, capii che non poteva essere un suicidio».

 

Mi hai detto che ci sono tante telecamere: ma il portiere di Monte Paschi non si è mai accorto di nulla, guardando il monitor della sua guardiola?

«No. Massimo Ricucci non ha visto nulla. Quasi mezz' ora in cui David moriva, e lui nulla».

 

LA FINESTRA DA CUI E CADUTO DAVID ROSSI

È ancora a Monte Paschi, lui? Hanno intrapreso iniziative disciplinari, che tu sappia?

«Sì, il custode a cui è "sfuggita" l' agonia di David lavora ancora lì, e non credo che alcun provvedimento disciplinare sia stato preso».

 

Come era il rapporto con tuo padre?

«Era un rapporto eccezionale. Mio padre era riservato e non faceva mai trapelare la sua sensibilità e la sua dolcezza. Era un uomo che non ha mai fatto mancare nulla a mia madre e a me. E in più era colto: sapeva tutto, leggeva e mi stimolava a leggere, io non vedevo l' ora di finire un libro per potermi confrontare con lui. Condivideva il mio progetto di diventare giornalista e mi spronava continuamente».

la morte di david rossi mps 8

 

Ti manca?

«Mi manca confrontarmi con lui nelle scelte professionali che sto facendo, vorrei sentire la sua voce che mi consiglia per il meglio. E sai una cosa? Una sera gli dissi che volevo scrivere un libro, lui mi rispose che per farlo bisognava avere qualcosa da raccontare. Ora, nel mio primo libro, ho raccontato la più dura delle storie: la sua».

david rossimps david rossi