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Estratto dell'articolo di Jacopo Iacoboni per www.lastampa.it
La Fondazione Teatri Piacenza, quando il caso è stato sollevato […], ha risposto: «Lasciare aperti i ponti della cultura». E ci mancherebbe: sarebbe folle (e risibile) anche solo pensare di non leggere Dostoevskij, o censurare Pushkin. Ma qui non stiamo parlando di Dostoevskij e Pushkin. Stiamo parlando di Vasily Ladyuk. Chi era costui?
Noto in Russia come il «baritono della Lubyanka», Ladyuk – che è previsto nel programma di tre teatri lirici italiani, il Teatro Municipale di Piacenza, il Teatro Municipale di Modena e il Teatro Municipale di Reggio Emilia – è conosciuto per la sua costante partecipazione a eventi aziendali chiusi del FSB, il famigerato servizio segreto successore del Kgb, e del Fso, il servizio segreto presidenziale che assicura la sicurezza di Vladimir Putin. Il collettivo giornalistico indipendente russo The Insider ha allora sollevato un caso che merita di essere riportato: l’Italia non prova il minimo imbarazzo a ospitare persone così compromesse col regime che sta insanguinando l’Ucraina e le porte dell’Europa?
[…] Un artista organico del regime di Putin è paragonabile alla “grande cultura russa” che ovviamente nessuno potrebbe e vorrebbe mai censurare? […] Quando scoppiò il caso del grande direttore d’orchestra Valery Gergiev e La Scala, scoppiò per russofobia e perché era russo, o magari perché era legatissimo al regime criminale di Putin e alla sua cleptocrazia […]?
Ladyuk il 10 e il 12 novembre 2023 si esibirà nell’opera Don Carlos al teatro comunale di Piacenza. E in Russia si ricordano allora alcuni piccoli dettagli del curriculum del baritono: l’Ucraina lo ha inserito nella lista dei «complici di guerra».
L’Fsb, i servizi segreti russi, gli hanno assegnato nel 2020 il premio per la musica «per l’attivo coinvolgimento personale in progetti creativi patriottici, assistendo gli organi di sicurezza nell’educazione spirituale e morale del loro personale».
Il 10 maggio 2022 Ladiuk ha partecipato a un concerto celebrativo assieme ad altri artisti a sostegno dell’aggressione russa all’Ucraina. The Insider sottolinea quindi che sponsor di lunga data di Ladyuk è la Lukoil Charitable Foundation, gestita dalla moglie del proprietario della compagnia petrolifera, Nelly Alekperov». La domanda dunque è: rinunciare (e la censura non c’entra niente, viva Dostoevskij), o godersi il frisson dei concerti italiani del “baritono della Lubianka”?
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