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Valentina Errante per IlMessaggero.it
à stata sentita a lungo dagli investigatori della squadra mobile la tata di casa Di Cataldo, la donna che avrebbe dovuto confermare o smentire il racconto per immagini diffuso sui social network da Anna Laura Millacci: un'interruzione di gravidanza provocata dalle botte del cantante. «Ho visto volare dei ceffoni e ho assistito all'aborto in casa», ha dichiarato la colf. Ma la sua testimonianza non è stata decisiva saranno sentiti altri testimoni.
L'INTERROGATORIO
Le parole della tata romena che vive in casa Di Cataldo avrebbero dovuto essere determinanti per l'indagine che ha già portato all'iscrizione sul registro degli indagati del cantante per maltrattamenti e procurato aborto, dopo la pubblicazione delle immagini shock su Facebook e le accuse da parte della donna sul social network.
Invece, lunedì sera, davanti agli uomini della squadra mobile, la colf ha dichiarato di avere assistito alla lite della coppia lo scorso 18 giugno, di avere visto volare dei ceffoni, ma di non sapere se davvero quello scontro sia andato oltre, tanto da provocare l'aborto. La tata del figlio più grande del cantante ha comunque confermato che quello stesso giorno Anna Laura Migliacci ha avuto un'emorragia e ha perso il bambino.
Il pm Eugenio Albamonte, che due giorni fa ha interrogato sia Anna Laura Millacci, come persona informata sui fatti, che l'indagato, adesso convocherà altri testimoni. Circa una decina di persone, amici della coppia, chiamati a raccontare se fossero a conoscenza degli scatti d'ira di Di Cataldo e dei litigi finiti con le botte.
LA PERIZIA
Oggi il pm dovrebbe anche assegnare la consulenza sulle immagini che hanno fatto il giro dei social network. Una perizia sulle foto pubblicate su Facebook qualche giorno fa da Anna Laura Millacci. In due scatti c'era la donna con il viso insanguinato, in altre tre il feto in un lavandino. Immagini rimosse solo due giorni fa che hanno fatto partire d'ufficio l'inchiesta. L'obiettivo degli investigatori è stabilire l'autenticità delle foto e la compatibilità con l'età del feto che, secondo il referto del medico già acquisito agli atti, era di quattro settimane.
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