divieto di fumo in cina

CINA NO SMOKING - DIVIETO DI 'BIONDA' IN UFFICI, CENTRI COMMERCIALI, AEROPORTI, PARCHI E STADI - PER I FUMATORI CI SARANNO 600 ZONE SPECIALI ALLESTITE ALLE FERMATE DEGLI AUTOBUS

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Da “il Giornale”

 

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Brutte notizie per i cinesi, popolo di incalliti fumatori. A Pechino è scattato l'inasprimento delle norme antifumo che da adesso riguarderanno anche luoghi pubblici, al chiuso e all'aperto. Lo stop riguarda gli uffici, i centri commerciali e gli aeroporti, i parchi le scuole e gli stadi. Il terminal principale dello scalo chiuderà anche le sue tre sale fumatori. Per gli irriducibili amanti delle bionde resteranno 600 zone speciali allestite alle fermate degli autobus.

 

SIGARETTASIGARETTA

La nuova normativa è più severa di quelle precedenti introdotte in Cina, Paese con 350 milioni di fumatori, mai realmente rispettate, e nei bar delle zone più frequentate della capitale cinese l'aria è già cambiata. Le multe subiranno un'impennata: 200 yuan (32 dollari) rispetto ai precedenti 10 yuan. Un sito web della municipalità di Pechino permetterà di postare immagini dei trasgressori, dopo una campagna anti-fumo durata settimane sia sui media che nei nuovi luoghi-simbolo di Pechino, come il Nido d'uccello, lo stadio nazionale icona della Olimpiadi del 2008.

 

DIVIETO DI FUMO IN CINADIVIETO DI FUMO IN CINA

Il divieto, approvato nel novembre scorso, era stato preceduto, nelle scorse settimane, da una nuova tassa sulle sigarette per scoraggiare, almeno economicamente, i fumatori. L'aumento del prezzo rimane, però, irrisorio: in molti casi, soprattutto tra le marche più popolari, il costo di un pacchetto è inferiore ai dieci yuan, meno di un euro e mezzo, un cifra accessibile a tutte le tasche.

 

DIVIETO DI FUMO IN CINA DIVIETO DI FUMO IN CINA

La nuova legge promette un cambio di rotta come non si era mai verificato finora. Presidenti e gli altissimi dirigenti del partito, come Deng Xiaoping, venivano associati alle marche di sigarette che fumavano. Di Xi Jinping non si conoscono vizi particolari, ma la lotta contro il fumo di Pechino trascende la peraltro nobile causa della salute pubblica, rientrando invece nel disegno più ampio del governo cinese di colpire i monopoli.

 

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Prima dell'entrata in vigore della campagna contro il fumo proprio il monopolio del tabacco aveva subito un duro colpo, che ne aveva reciso, almeno in parte, i legami con il governo: l'11 febbraio scorso, il Ministero della Risorse Umane e della Sicurezza Sociale aveva rimosso dalla carica di vice direttore della State Tobacco Monopoly Administration, Li Keming, fratello del primo ministro, Li Keqiang, assegnandolo a un nuovo incarico. L'Oms stima che siano 350 milioni i cinesi fumatori, più della metà uomini. Il cancro ai polmoni, ogni anno, uccide oltre 1,3 milioni di persone, un terzo del totale mondiale.

 

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