COME MAI ALLA DUCETTA È PARTITO L’EMBOLO CONTRO PRODI? PERCHÉ IL PROF HA MESSO IL DITONE NELLA…
Sandro Cappelletto per ''La Stampa''
«Il mio terrore è che questa nuova tassa vada a finanziare il completamento e la manutenzione del Mose. Sarebbe un delitto, l' ennesimo ladrocinio compiuto in nome di questa impresa dispendiosa, nata vecchia e soprattutto poco utile per difendere Venezia dall' acqua alta».
Arrigo Cipriani, patron dell' Harry' s Bar, 86 anni portati con lucida baldanza, dichiara la propria contrarietà al ticket d' ingresso a Venezia, provvedimento contenuto nella manovra finanziaria appena approvata dal Parlamento.
Venezia subisce - evidentissimo anche in questi giorni - un continuo stress da sovraffollamento turistico.
Non crede vada regolamentato?
«Due o cinque euro al giorno non diminuiranno il numero dei visitatori. L' applicazione sarà molto macchinosa, se non impossibile. Ogni giorno circa 60 mila persone arrivano a Venezia per lavorare: dovranno pagare anche loro l' ingresso? E chi viene qui per affari, a portare lavoro e ricchezza? Ci saranno pass speciali che autorizzano le categorie esenti: pass per chi arriva in treno, per chi usa la macchina, per chi arriva in barca o in vaporetto? Vedo confusione, intoppi burocratici, altri sprechi. Per rifarsi del costo della tassa d' ingresso, i visitatori mordi e fuggi arriveranno tutti col panino preparato a casa».
Giudizio totalmente negativo?
«Questa iniziativa è la semplificazione di un problema che va risolto in altro modo».
Proposte alternative?
«Non si può impedire alle persone di venire a Venezia, ma anche in anni recenti sono stati fatti errori gravissimi: si sono autorizzati molti nuovi alberghi, mentre il mercato dei bed and breakfast è andato completamente fuori controllo. Impariamo da New York: una tassa della città applicata su tutti gli acquisti, esclusi medicinali e alimentari. Lì, come in altre importanti città turistiche, è attorno all' 8 per cento, se a Venezia fosse del 3 per cento potrebbe portare circa 200 milioni di euro l' anno».
Il Comune di Venezia deve fare cassa: il gettito garantito dal Casinò si è ridotto quasi a zero.
«Sono contrario alla presenza del Casinò. Conosco molte famiglie che non vengono più a Venezia perché o lui o lei sono vittime del gioco d' azzardo e hanno perso molti soldi. Il Casinò è un disastro, una bisca, non porta ricchezza, solo problemi. Il modo di far affluire più soldi in città è sempre lo stesso: incrementare il commercio, le occasioni di lavoro».
Perché il timore che la nuova tassa venga inghiottita da quel pozzo senza fondo che è il Mose?
«Aggiunga pure che non servirà: le paratie entrano in funzione quando la marea raggiunge i 110 centimetri, ma Piazza San Marco va sotto a 80 centimetri. Il Mose è costato 5,5 miliardi di euro e inghiottirà molti milioni ogni anno solo per la manutenzione. Le ultime previsioni parlano di altri 200 milioni necessari per il completamento della struttura, che non avverrà prima del 2021. Chi darà questi soldi? Non il governo, non la Regione. Ecco spiegato il senso di questa tassa applicata solo a Venezia e non alle altre città d' arte».
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