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Andrea Greco per repubblica.it
LA FRANCIA SPEGNE LA LUCE PER 2 ANNI ALL'ITALIA
L’heure de la sobriété elettrica sta per scoccare. Non solo in Francia, anche in Italia dove per due anni l’elettricità francese potrebbe diventare un ricordo. Di sobrietà, e dei conseguenti razionamenti dei consumi elettrici, si parla e scrive molto in Francia in questi giorni.
A Parigi, infatti, la crisi energetica è conclamata e ha una declinazione autoctona, per il fermo di 32 dei 56 reattori nucleari nazionali, sottoposti a una serie di manutenzioni e controlli di sicurezza che si prevede dimezzino la produzione. Ma la sobrietà francese sta per contagiare l’Italia, il Paese cugino da anni forte importatore di energia nucleare francese, che usa per più del 5% del fabbisogno nazionale annuo, e che solo nel primo semestre 2022 ha importato dalla Francia 6,7 Twh.
La lettera di Edf al governo
Lo scenario sarebbe contenuto in una comunicazione diramata da Edf, colosso dell’energia francese che gestisce il mercato elettrico locale, ai gestori della rete italiana, fino al ministero della Transazione ecologica. Fonti del Mite fanno sapere che «la comunicazione è stata ricevuta».
LA FRANCIA SPEGNE LA LUCE PER 2 ANNI ALL'ITALIA
E che «il problema era già noto da mesi, e benché sia un’eventualità che non è detto si realizzi, i tecnici del ministero sono al lavoro su tutti gli scenari». I fornitori francesi avrebbero prospettato uno stop biennale al dispacciamento di energia, con tutte le conseguenze (purtroppo negative) sulla stabilità della rete e sul mix degli approvvigionamenti. Che ora andrà rivisto. Il gruppo di controllo attivo tra esponenti del Mite e di Terna, gestore della rete di alta tensione italiana, potrebbe cercare tra le pieghe delle recenti iniziative di risparmio e aumento delle importazioni di gas le risorse per fare fronte all’eventualità.
A rischio anche le forniture da Svizzera, Austria e Slovenia
MACRON - DRAGHI - SCHOLZ A KIEV
Potrebbero esserci ricadute anche sul gas naturale, la materia prima con cui si produce oltre metà dell’energia elettrica italiana: nel senso che ne servirà di più, o peggio servirà più carbone, per pompare sulle centrali termoelettriche chiamate a colmare il deficit francese. Dietro le quinte si teme, tra l’altro, che anche Svizzera, Austria e Slovenia, i Paesi da cui arriva la parte “non francese” dei 43 Twh di energia importati l’anno scorso, possano privilegiare nella crisi le forniture nazionali. Tra l’altro la Svizzera (da cui passa anche elettricità prodotta in Francia) e l’Austria hanno seri problemi finanziari con i loro venditori pubblici di energia, sussidiati con liquidità per una decina di miliardi di euro. In base ai dati mensili diffusi da Terna, la diminuzione delle vendite estere all’Italia potrebbe essere, peraltro, già in atto: i consumi di agosto hanno visto l’import subire un taglio del 21%.
Ognuno per sè
Anche il mercato degli scambi elettrici riflette, da giorni, questo scenario di “ognuno per sé”. Sulla piattaforma Eex, la più accreditata tra gli operatori per gli scambi di pacchetti elettrici, il differenziale di costo tra contratti ai due lati delle Alpi, solitamente contenuto, si sta allargando a dismisura. Ieri il derivato per vendere un Mwh da consegnare nel dicembre 2022 in Francia è schizzato a 1.362 euro, oltre il doppio dei 535 euro del corrispondente volume scambiato in Italia. «Il mercato ti sta dicendo che Edf continuerà le manutenzioni di molte delle sue centrali e non sarà in grado di dare energia all’Italia – dice un esperto operatore, che non vuole comparire -. Se non si sblocca la situazione delle centrali, magari posponendo la manutenzione di alcuni impianti, ci saranno guai aggiuntivi per noi».
sergio mattarella emmanuel macron mario draghi 2
A complicare le cose sono le caratteristiche del mercato elettrico che, al contrario di quello del gas, è fatto di contratti di breve termine, in genere annuali, e tra singoli operatori privati; non tra Stati, anche se Edf è stata appena nazionalizzata del tutto. L’elettricità in sostanza va dove la portano i prezzi, o le convenienze politiche dato che ogni Paese produce in casa la gran parte del proprio fabbisogno. È, inoltre, un mercato fortemente interconnesso, dove facilmente gli operatori possono invertire i flussi nei cavi e rendersi “autoctoni”.
L'accordo tra Parigi e Berlino
Le novità inviate da Parigi a Roma mercoledì rischiano di ammaccare il Trattato del Quirinale di 10 mesi fa sul rafforzamento della cooperazione bilaterale tra i due Paesi. Come altre volte, appare più efficace l’asse franco-tedesco, anche nell’ultima versione annunciata il 5 settembre per cui l’Eliseo si è impegnato a fornire più gas a Berlino, che a sua volta potrebbe ricambiare con elettricità quest’inverno. «Stiamo per finalizzare gli allacciamenti per poter consegnare gas alla Germania se c’è bisogno di solidarietà - ha commentato un raggiante Emmanuel Macron -. E la Germania si metterà in condizione di produrre più elettricità e fornirla ai francesi in caso di situazioni di picco della domanda». A chi solidarietà, a chi sobrietà.
sergio mattarella emmanuel macron mario draghi
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