
FLASH – COM’È STRANO IL CASO STRIANO: È AVVOLTO DA UNA GRANDE PAURA COLLETTIVA. C’È IL TIMORE, NEI…
COME BERGOGLIO DIVENNE PAPA FRANCESCO – NEL 2013 I CARDINALI ERANO SCOSSI DALLA RINUNCIA DI BENEDETTO XVI E TRAMORTITI DAGLI SCANDALI DELL’ERA RATZINGERIANA, TRA CORVI E AVVOLTOI. VOLEVANO UN UOMO RISOLUTO CHE IN CUOR SUO DETESTASSE LA CURIA ROMANA – “IL FOGLIO”: “JORGE MARIO BERGOGLIO ERA PERFETTO, SI CONVINSERO. ANCHE PERCHÉ BEN POCHI DI LORO LO CONOSCEVANO. BASTÒ MENO DI UNA SETTIMANA A FRANCESCO PER RENDERE INUTILI I PEANA E I RITRATTI, SOPRATTUTTO QUELLI CHE L'AVEVANO DEFINITO IL ‘RUINI D'ARGENTINA’. QUALCHE PORPORATO VOLTO SI FECE D'UN TRATTO PENSIEROSO SE NON CUPO: NON SARÀ CHE NON AVEVAMO CAPITO NULLA?” - VIDEO: IL "BUONASERA, MI HANNO SCELTO DALLA FINE DEL MONDO" DELL'ELEZIONE
È morto Francesco, il Papa che ha ribaltato la Chiesa
Estratto dell’articolo di Matteo Matzuzzi per www.ilfoglio.it
PRIMA PAGINA DELL'OSSERVATORE ROMANO ELEZIONE DI BERGOGLIO
Francesco è morto. Ha regnato sulla Chiesa cattolica per dodici anni, da quella piovosa serata del 13 marzo 2013, quando apparve alla Loggia delle Benedizioni della Basilica vaticana con un inedito “buonasera”, chiedendo al popolo lì presente di pregare per lui e su di lui, vescovo di Roma che presiede nella carità le altre Chiese dell'orbe.
Il primo gesuita a divenire Papa, il primo non europeo da più di mille anni. Preso dalla fine del mondo per ribaltare la Chiesa, riformarla e fors'anche rivoluzionarla, come richiestogli da chi l'aveva votato sorprendendo molti esperti di questioni vaticane che lo escludevano dalle short list di “papabili”, non cogliendo che invece quella candidatura già forte nel Conclave del 2005 non era affatto tramontata, tutt'altro.
I porporati, scossi dalla rinuncia di Benedetto XVI e tramortiti dalla sequela di scandali che avevano accompagnato il declinare della breve stagione ratzingeriana, volevano un uomo risoluto che in cuor suo detestasse almeno un po' la curia romana, che non amasse apparire davanti alle telecamere, in convegni e simposi, che non frequentasse cene di gala e vernissage. Figurarsi i concerti, soprattutto quelli di musica classica.
Jorge Mario Bergoglio era perfetto, si convinsero. Anche perché ben pochi di loro lo conoscevano. E lo dissero perfino gli americani, quelli delle culture war che si organizzavano in proprio le conferenze stampa per rimarcare una distanza con i torbidi e corrotti riti romani, convinti di avere parecchie carte in mano da spendere davanti agli eminentissimi colleghi.
[…] Gesuita purissimo che non bada a fronzoli e “carnevalate”, che metterà in riga tutti e caccerà i mercati dal tempio, commentavano i navigati esperti di affari vaticani sulle due sponde dell'Atlantico. Il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn, ai giornalisti radunati davanti a lui spiegava d'aver percepito la presenza dello Spirito santo nella Sistina e di aver capito che il Paraclito illuminava proprio lui, Bergoglio.
bergoglio funerali di ratzinger
Si dimenticava di aggiungere che nelle congregazioni generali del pre Conclave lui, Schönborn, era stato fra i più attivi in parole e opere nel sostenere il nome del futuro eletto. Deludendo qualche vecchio amico che aveva già annoverato il voto del cardinale austriaco nella tabella pro Scola.
Bastò meno di una settimana a Francesco per rendere inutili i peana e i ritratti, soprattutto quelli che l'avevano definito il “Ruini d'Argentina” per la sua pubblica opposizione all'aborto e l'invito rivolto alle suore affinché pregassero per ricacciare all'Inferno quel diavolo che portava a varare leggi contro la vita. Pochi giorni dopo quel buonasera ci fu il “buon pranzo” all'Angelus, con tanto di lodi a Walter Kasper, teologo di rango sì, ma non proprio ruiniano né ratzingeriano e tantomeno mistico. Qualche porporato volto si fece d'un tratto pensieroso se non cupo: non sarà che non avevamo capito nulla?
ratzinger bergoglio germania argentina
Chi è stato Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio? Che cosa ha rappresentato nella bimillenaria storia della Chiesa cattolica? Il suo pontificato non è stato lungo ma è come se in questi dodici anni si fosse riversato mezzo secolo di storia. Fin dalla pubblicazione del suo programma di governo, l'enciclopedica esortazione Evangelii gaudium, si sarebbe dovuto capire che un'èra s'era chiusa e un'altra si era aperta.
Con chiarezza adamatina, lì c'era scritto tutto. Tutto quanto sarebbe avvenuto, ora più lentamente ora con più velocità, nei giorni, nei mesi e negli anni successivi. Altro che stabilità, altro che “mettere le cose in ordine”: Francesco ha ribaltato ogni cosa, e mai con la delicatezza che il ruolo gli imponeva.
Forse era necessario che accadesse così affinché la Chiesa restasse viva e non si riducesse a museo o ad asettico locale ove adorare ceneri. Ha mandato a processo cardinali intervenendo a cambiare le regole del gioco mentre gli imputati erano alla sbarra, ha squassato movimenti ecclesiali e congregazioni religiose, ha rivoluzionato il Collegio cardinalizio promuovendo vescovi di sperdute isole con un manipolo di cattolici e trascurando arcivescovi di sedi popolose e di grande tradizione.
bandiera della pace durante l angelus di papa francesco
Nulla sarà più come prima, la riforma deve essere profonda, andare alle radici perché non si possa tornare indietro. Lo assicuravano, quasi imploranti, i fidatissimi porporati promossi a scudieri del Pontefice: se vogliamo che Cristo quando tornerà trovi ancora la fede su questa Terra, bisogna cambiare, svoltare. E senza badare troppo alle forme. Francesco ha lavorato d'accetta, provocando consapevolmente lacerazioni che non potranno essere suturate in poco tempo, qualunque cosa esca dal Conclave ormai alle porte.
Il mondo tradizionale, minoritario ma tutt'altro che desolato, si è considerato perseguitato: si vieta, dicono da quella realtà, “la messa di sempre” e nulla si dice sugli show di preti che trasformano l'altare su cui celebrano in palcoscenici per dare sfogo alle loro paturnie, alle frustrazioni di una vita forse irrealizzata. Tra barzellette durante l'omelia e playlist dei “Ricchi e Poveri” intonata con sacri paramenti ancora indosso.
IL PAPA DISPIACIUTO PER IL DISCORSO DELLA FROCIAGGINE - MEME BY ROLLI - IL GIORNALONE - LA STAMPA
Tutte cose che Francesco ha sempre biasimato, lui che celebrava con volto sfingeo, mai un sorriso né una battuta. Che elevava l'ostia davanti alla croce come si faceva una volta, per interminabili secondi, dando sacralità al momento. E pazienza se rinunciava al recto tono: il gesuita nec rubricat nec cantat, disse in principio del pontificato padre Federico Lombardi, spiegando altresì che il Papa aveva problemi nell'intonare a causa d'antichi malanni ai polmoni.
Ha creato un ristretto circolo cardinalizio che lo consigliava e lavorava alla grande e attesa riforma della curia: una volta presentata, questa è stata subito superata dagli aggiustamenti papali, fino al punto da nominare governatore della Città del Vaticano una suora, quando la costituzione da lui promulgata prevede che per tale incarico serva un cardinale.
PAPA FRANCESCO JORGE BERGOGLIO
Gesti eclatanti, appunto: le donne a capo dicastero, annunciate in tv da Fabio Fazio, cui si rimandava pure al termine dell'Angelus domenicale, prima del consueto “buon pranzo”. O l'apertura della Porta santa a Bangui, nella Repubblica centrafricana scossa dalle tensioni religiose, quando tutti gli dicevano di non andarci, ché era pericoloso.
O, ancora, lo storico abbraccio con il Patriarca Kirill, fratello lontano per mille e più anni, a Cuba, in una saletta aeroportuale. Ha aperto alla Cina, sogno del gesuita missionario, firmando un epocale accordo segreto relativo alla nomina dei vescovi nel grande paese orientale, potenzialmente quello con più cristiani sul pianeta.
Ha guardato sempre di traverso la superpotenza americana, lui che da vecchio argentino nato negli anni Trenta mal sopportava l'egemonia yankee. Dapprima ha individuato nella Russia putiniana il contrappeso a Washington, quindi ha ripiegato senza troppo successo su Pechino.
papa francesco bergoglio a nairobi 8
[…] Nella sua visione, la Chiesa doveva farsi ospedale da campo, aperto a tutti i bisognosi, specie ai più lontani. Cristo, in fin dei conti, disse che lui non era venuto sulla Terra per i sani, ma per i malati. Curare, sanare e suturare. Ecco la missione: basta dogmi e paletti, precetti e teologia. Il prete si faccia pastore con l'odore delle pecore, non stia in alto sul piedistallo a comandare e bacchettare. Neanche in confessionale, dove deve accogliere tutti e perdonare tutto.
E' il Francesco che a Buenos Aires battezzava chiunque glielo chiedesse, senza chiedere certificati o stati di famiglia. Todos, todos, todos. Soffriva chi a Roma gli spiegava che così non si poteva, che c'erano norme e regole, canoni e prassi: quando andava bene, li congedava. Quando andava male, li allontanava dalla curia. Non a caso, qualche monsignore scherzando ma neanche poi tanto, diceva che nell'èra bergogliana una cosa sola era fondamentale: rendersi invisibili.
papa francesco apre la porta santa in san pietro foto lapresse
[…] E' riuscito ad aprire la Porta Santa del Giubileo della speranza, affannato e sfinito. L'ultimo atto del Papa mistico e poco avvezzo a schermi e telecamere, scherzi del destino, è stata l'apparizione al Festival di Sanremo. Di quel che sarà la Chiesa plasmata da Francesco nel turbinio di questo pontificato, lo dirà il tempo. Nessun altro.
PAPA FRANCESCO APRE LA PORTA SANTA AL CARCERE DI REBIBBIA.
papa francesco con la divinita' pagana pachamama
filippine la visita di papa bergoglio a manila 25
papa francesco apre la porta santa foto lapresse
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