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PER FAR FUORI I TERRORISTI BASTA AVERE UN PO’ DI INTELLIGENCE – COME HANNO FATTO GLI AMERICANI A UCCIDERE AL ZAWAHIRI? IL NUMERO DUE DI BIN LADEN SE NE STAVA TRANQUILLO IN UNA CASA DI UNA ZONA RESIDENZIALE DI KABUL, PROTETTO DAL MINISTRO DEGLI INTERNI TALEBANO, HAQQANI. LA CIA LO SAPEVA DA INIZIO ANNO: HA COSTRUITO UN MODELLO DELL’ABITAZIONE GRAZIE AI SATELLITI E ALLA TECNOLOGIA. IL RESTO L’HA FATTO LUI, CHE OGNI GIORNO SI AFFACCIAVA AL BALCONE, E FORSE UN TRADITORE…

 

 

 

Guido Olimpio per www.corriere.it

 

ayman al zawahiri

La morte per un terrorista inizia dal suo sentiero di vita. Ossia dai suoi comportamenti, dai suoi contatti, dai suoi possibili rifugi. Può anche uscire poco o mai dalla sua tana, ma anche questo diventata una nota nel file dei «cacciatori». È accaduto con Osama, con il Califfo al Baghdadi e ora con al Zawahiri.

 

L’eliminazione del leader qaedista racconta molto. Intanto il nascondiglio. Non una grotta o una casa in una zona remota, bensì una palazzina a Sherpoor, un’area residenziale di Kabul, a poche decine di metri dalle ambasciate occidentali.

 

Bin Laden aveva compiuto una scelta analoga: il famoso compound ad Abbottabad, la cittadina pachistana sede di un’accademia militare. Entrambe le presenze hanno goduto di complicità e tolleranza. Meno dichiarata quella del Pakistan, evidente l’ospitalità talebana per Ayman.

 

al zawahiri con bin laden

La miglior mimetizzazione è stare vicino al «cuore», non in periferia. I latitanti come al Zawahiri hanno una speranza di sfuggire ai loro inseguitori solo se restano immobili nella loro «base». Non è una scelta, sono costretti a farlo. Se decidono di cambiare aria prendono un rischio.

 

L’estremista egiziano ha compiuto il passo e la Cia ha scoperto all’inizio dell’anno il suo probabile trasferimento nella capitale insieme alla sua famiglia. Da qui è iniziata la filatura, la composizione del sentiero di vita, la possibile localizzazione e l’identificazione in primavera.

 

ricostruzione dell uccisione di al zawahiri

L’intelligence, anche se gli Usa hanno abbandonato l’Afghanistan, ha svolto il suo lavoro con efficacia: se il medico egiziano fosse rimasto nell’area tribale o in qualche gola sperduta sarebbero stato più arduo scoprirlo. Ma il bersaglio, stabilendosi in città, ha accorciato le distanze, possibile per gli informatori sul terreno agire.

 

Sia pure con grande cautela data la vigilanza dell’apparato radicale Haqqani, da sempre protettore dei qaedisti e oggi al vertice della sicurezza afghana. Un brutto colpo anche per i mullah oltranzisti. Lo spionaggio statunitense ha poi ripetuto lo schema impiegato per liquidare Osama.

 

raid per uccidere al zawahiri

I tecnici hanno costruito un modello dell’abitazione combinando osservazione ravvicinata, ricognizione satellitare e chissà cosa altro. Ad Obama fu mostrato un plastico perfetto della palazzina in Pakistan, una ricostruzione precisa in scala per un’operazione molto rischiosa.

 

A Biden hanno offerto la riproduzione della casa di Kabul e gli hanno indicato il punto debole: la presunta abitudine di Zawahiri di stare qualche volta al balcone. Magari lo faceva ogni mattina e gli occhi che lo marcavano lo hanno registrato.

 

ricostruzione dell uccisione di al zawahiri

Una finestra, in tutti sensi, usata dal drone per sganciare i suoi missili Hellfire: secondo gli esperti potrebbero aver usato ordigni che non esplodono ma distruggono usando delle lame rotanti, sistema già impiegato in Siria per far fuori dei qaedisti. Tutto ciò non esclude altri scenari, con le ipotesi di un tradimento da parte dei nuovi padroni dell’Afghanistan, di una soluzione meno epica e il corollario di storie alternative, una costante in questo mondo di tenebra. Ne usciranno molte.

 

Infine una nota sul personaggio. Al Zawahiri è stato un ideologo importante, ha avuto un ruolo nell’espansione del jihadismo, per anni è stato un numero due di grande peso. Quando, undici anni fa, ha preso il posto di Osama non è riuscito a dimostrare la stessa rilevanza. Colpa dei tempi, al Qaeda è stata superata in estremismo dallo Stato Islamico, più agile, meno paludato e poco ortodosso, basato sulla pura violenza.

kabul, fumo dopo il raid che ha ucciso al zawahiri

 

Ayman annoiava la platea con lunghi sermoni via web, i simpatizzanti della guerra santa criticavano i suoi abiti puliti per sottolineare con non si sporcava le mani, lo avevano dato persino per morto. Parlava e pochi lo ascoltavano. Tuttavia non è sparito, è riuscito a mantenere l’influenza sulla vecchia guardia e su alcune componenti regionali. In Somalia, nel sub continente indiano, nel Sahel e in Siria. Fazioni che hanno resistito all’onda del Califfato. Un rapporto Onu ha messo in guardia: il movimento è sempre una minaccia. Ora lo scettro del comando potrebbe passare ad un altro veterano, sempre egiziano, Seif al Adel, oppure il genero Abdel Rahman al Maghrebi.

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