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Maria Antonietta Calabrò per www.huffingtonpost.it
La condanna a otto anni per riciclaggio, autoriciclaggio e peculato è stata chiesta dal promotore di giustizia Alessandro Diddi per l’ex presidente dello IOR, Angelo Caloia e l’avvocato Gabriele Liuzzo, oltre alla confisca diretta dei 32 milioni di euro già sequestrati sui loro conti anche presso lo IOR, e la confisca per equivalente di altri 25 milioni di euro.
Motivazione: essersi appropriati di gran parte del patrimonio immobiliare della cosiddetta banca vaticana, “svenduto” a loro stessi attraverso una complessa operazione di schermatura tramite società offshore e lussemburghesi e dopo che il denaro ha girato per mezza Europa. Sono finiti nella loro disponibilità praticamente tutti gli immobili di proprietà dello IOR (in particolare appartamenti di pregio a Roma e Milano) .
Sei anni di carcere sono stati chiesti per il figlio di Gabriele Liuzzo , il professore Lamberto (per riciclaggio ed autoriciclaggio).
È la prima volta che in Vaticano viene chiesto il carcere per un reato finanziario: gran parte della pena ( 6 anni ) riguarda infatti il reato di riciclaggio e 2 anni per il peculato, per Caloia e Liuzzo padre.
A seguito delle notizie sull’inchiesta Caloia, (dirigente di prima grandezza nel sistema bancario italiano e per vent’anni Presidente dello IOR, dopo l’uscita di scena di Paul Marcinkus, e al vertice dell’Istituto quando di lì transitò la maxitangente Enimont) si è dovuto dimettere da tutte le cariche societarie ed accademiche in Italia e anche dalla Veneranda fabbrica del Duomo, proprio il giorno di Sant’Ambrogio del 2014.
La requisitoria di Diddi (che è il pubblico ministero dell’indagine sul palazzo di Londra acquistato dalla Segreteria di Stato, al centro dell’ultimo scandalo finanziario vaticano) è arrivata al termine delle due ultime udienze (1 e 2 dicembre 2020) del processo - che è iniziato in Vaticano il 9 maggio 2018 - davanti al Tribunale vaticano presieduto da Giuseppe Pignatone .
Anche questa indagine, come quella del palazzo di Londra è stata avviata a seguito della segnalazione dell’Istituto per le opere di Religione, rappresentato dall’attuale Direttore generale Gianfranco Mammì , uomo di assoluta fiducia di Papa Francesco.
Lo IOR, insomma, negli ultimi anni sembra essersi trasformato (trasformando la sua fama negativa) in un motore della trasparenza finanziaria vaticana. Lo IOR si è costituito parte civile nel processo sugli immobili svenduti, secondo l’accusa, da Caloia e i due Liuzzo, difeso dall’avvocato Alessandro Benedetti, mentre la Sgir - la società di gestione immobiliare totalmente partecipata da IOR, che era proprietaria degli immobili - è rappresentata nel processo dagli avvocati Roberto Lipari e Marcello Mustilli.
L’avvocato Benedetti, nelle conclusioni finali, ha parlato per cinque ore e mezza, ha chiesto una provvisionale (cioè la somma di denaro liquidata dal giudice alla parte danneggiata, come anticipo sull’importo che le spetterà in via definitiva. di circa 35 milioni di euro (complessivamente per IOR che per Sgir). Ma ha commentato con Huffpost che “prima dell’aspetto economico-risarcitorio l’interesse dello IOR è stato l’accertamento delle responsabilità degli imputati e la compiuta ricostruzione dei fatti, tanto che, prima che si instaurasse il processo, è stata respinta da IOR, una proposta risarcitoria avanzata dagli imputati.” Questo processo insomma contiene anche un messaggio, secondo Benedetti. “Il messaggio è che la festa è finita e che c’è oggi c’è tolleranza zero nei confronti di comportamenti che hanno depredato l’Istituto”.
IL PALAZZO DEL VATICANO A SLOAN SQUARE - LONDRA
Al termine della requisitoria di Diddi, Pignatone ha annunciato che il Tribunale emetterà la sua sentenza il prossimo 21 gennaio 2021.
Il processo, iniziato il 9 maggio 2018, ha visto svolgersi due anni e mezzo di udienze, complesse perizie della società di revisione Promontory, chiamata dall’allora presidente IOR von Freyberg, e negli ultimi due anni i risultati delle tre rogatorie presentate in Svizzera, il cui ultimo rendiconto, ha detto Diddi, è arrivato il 24 gennaio 2020, all’inizio di quest’anno. Ebbene il Ministero pubblico della Confederazione ha quantificato in 18, 9 e 7 milioni il contenuto dei conti relativi a due imputati.
Il Promotore di giustizia vaticano aveva incriminato anche l’ex direttore generale Lelio Scaletti, ma Scaletti, è morto alla fine del 2015 (soleva dire:”Se parlo io crolla l’Italia”). Fu lui il protagonista di un’operazione “mostruosa” di trasferimento di contante in Vaticano, da Milano, di domenica con una macchina di servizio dello IOR: ben 1 milione e 800 mila euro. “Avete idea di cosa vuol dire?” chiede Diddi.
“Hanno tradito per arricchimento personale , per ingordigia”. In effetti gli immobili di maggior pregio sono finiti nelle loro personali disponibilità.
Diddi (che pure è un avvocato in Italia, e che quando si tratta di richiedere il carcere soppesa bene la richiesta di pena) parla di “assoluta colpevolezza”.
“Caloia ha nascosto in modo astuto e maniacale tutte le loro operazioni al consiglio d’amministrazione”. Caloia ha tentato di giustificare i milioni di euro trovati sui suoi conti con un’eredità della suocera. “Ma durante il suo interrogatorio davanti al Tribunale, non ricordava nemmeno il nome della suocera”. Ad “incastralo”, tra l’altro, proprio quanto dichiarato allo IOR nell’estate 2014, durante le procedure antiriciclaggio rafforzate dopo l’arrivo di Papa Francesco, cioè quando invece non barrò la casella “eredità” per giustificare i milioni di euro rimasti sul suo conto nella Torre di Niccolò V.
Liuzzo non ha mai voluto usufruire della volontary disclosure del 2015 per permettere al suo immenso patrimonio di rientrare in Italia dalla Svizzera, perché avrebbe dovuto dichiarare l’origine dei beni. E per questo dal 2016 anche in Svizzera è aperto un processo per riciclaggio e autoriciglaggio in relazione agli immobili “svenduti” che erano dello IOR.
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