giovanni allevi

LE CONFESSIONI INTIME DI GIOVANNI ALLEVI: “MI SENTO SEMPRE INADEGUATO. IN QUESTI GIORNI INIZIO IL MIO NUOVO TOUR E LA NOTTE MI SONO TORNATI GLI ATTACCHI DI PANICO… - SONO SEMPRE STATO IN DISPARTE. VIVEVO IN UNA PICCOLA CITTA’, IN PERIFERIA. CON L’ADOLESCENZA SONO COMINCIATI I GUAI. MIO PADRE ERA SEVERO ED E’ CIO’ CONTRO CUI MI SONO RIBELLATO PER TUTTA LA VITA - DA RAGAZZO MI BULLIZZAVANO E…” - VIDEO

 

 

Raffaela Carretta per “Io Donna - Corriere della Sera”

 

giovanni allevi

Ci sono folate di vento lì in alto, appeso al cornicione di un palazzo e sotto, le luci pallide delle auto sull’asfalto: l’immagine con cui si apre L’equilibrio della lucertola (edizioni Solferino, I libri del Corriere della Sera) di Giovanni Allevi e un incubo, o per dirla con l’autore, «la metafora di un suicidio possibile, perche la tentazione di cadere e piu forte di tutto».

 

Nonostante il successo di una musica che ha reiventato il classico nel contemporaneo, nonostante i dischi venduti, i concerti affollati e insomma la fama planetaria, a trovarsi davanti Allevi, in maglietta nera e riccioli sugli occhi, si fatica a chiamarlo maestro: a quasi 50 anni, ha la non-curanza vagamente arruffata degli adolescenti.

 

giovanni allevi e alberto angela

E quella grazia impavida di certi artisti-bambini che raccontano di se sfiorando la spudoratezza senza mai dilapidare i propri segreti: perche pur svelando tutto, disperazioni, angosce, paranoie, c’e qualcos’altro d’inaccessibile. L’equilibrio della lucertola («un animale che appartiene alla terra, capace di rigenerarsi») è la storia delicata di un’immersione nel buio, un viaggio nell’infelicità, la ricerca di un equilibrio che si puo trovare solo perdendolo. E un libro molto intenso. E ambizioso. Perche sottilmente intrecciato con una certezza: la fuori, nel mondo, c’e una comunita di sofferenti, una silenziosa internazionale del tormento che si riconosce in lui. «Scrivo e sono a nudo, ma il punto di vista e universale: vado a toccare la follia che e in ognuno di noi».

 

L’infelicita perche?

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Perche ci si sente inadeguati. Io mi sento inadeguato, da sempre. Dipende dalla nostra condizione: un’esposizione costante allo sguardo altrui, il confronto perenne con i risultati degli altri. Oggi pero internet, i social, l’aggressivita della comunicazione, hanno travolto tutto, l’invasione degli altri dentro di se e diventata massiccia. Siamo tutti spinti a diventare qualcosa. E finiamo per perdere pezzi della nostra anima. Almeno per me, c’e un unico modo per ritrovarmi: l’isolamento, il silenzio, il vuoto. Riuscire a farsi nulla, uscire da se, per un attimo...

 

ALLEVI

C’e un paradosso: lei scrive d’isolamento ma in un libro che e destinato agli altri e rilancera la sua immagine verso gli altri.

Succede lo stesso con la musica. E il mio destino. Posso trovare la musica solo nella marginalita estrema. Che diventa mezzo per una condivisione comune. Vuoto e pieno: sul palco, l’unico posto in cui mi sento a casa, dopo la gioia arriva l’ansia. In questi giorni, inizio del nuovo tour, la notte sono tornati gli attacchi di panico... Eppure, il successo e uno specchio. Me l’ha spiegato una signora del pubblico: il tuo essere scombinato ci permette di fare pace con la nostra inadeguatezza.

 

Da quanto tempo ha capito di essere cosi?

Sono sempre stato in disparte. Vivevo in una piccola citta, Ascoli Piceno, ma in periferia, ai bordi della campagna...

GIOVANNI ALLEVI

 

Aveva gia i riccioli a cascata?

Da bambino, ma con l’adolescenza sono cominciati i guai. “Questi capelli non sono seri”, diceva mio padre e mi trascinava a tagliarli. Lui insegnava clarinetto. Era fanatico della musica sinfonica e dell’opera. Mi s dava a riconoscere gli accordi, era severo. Sa una cosa? La voce di mio padre e ancora dentro me. E quella dell’accademia, della conservazione, contro cui mi sono ribellato...

 

Amici?

GIOVANNI ALLEVI

Mancava il collante per fare amicizia, mi mancava il gergo. Se si parlava di musica loro citavano, chesso, Sabrina Salerno, io Malher. Ero il secchione. Da bullizzare. Alle superiori una volta mi hanno fatto trovare la bici in alto sull’albero davanti alla scuola.

 

Sentiva di essere speciale?

No, sentivo solo di essere sfigato. Pero anni dopo, durante una pizzata con gli ex compagni, arrivano due ragazzine carine a chiedermi l’autografo. Loro di sasso: un momento di pura ebrezza.

 

Ora lei e padre di due maschi.

Si. E qui finisce l’argomento.

 

Non voglio sapere dei figli. Piuttosto: che posto hanno gli affetti per una persona cosi concentrata sulla musica, e dunque, per alimentarla, su di se? L’arte e un’idrovora.

GIOVANNI ALLEVI

La paternita non c’entra. Purtroppo la musica per me puo nascere solo in un luogo appartato. E quando vedo tanti ragazzi che vogliono diventare famosi, chiedo: siete sicuri? C’e un prezzo altissimo.

 

Trascurare gli equilibri familiari?

Certamente. E questa domanda alimenta il senso di colpa.

 

Il contrario di trascurare e prendersi cura. Chi si e preso cura di lei?

La signora Lalla, proprietaria di una societa di catering: quando sono arrivato a Milano, ventottenne e senza un soldo, mi ha offerto un posto da cameriere. Non ero cosi bravo, versavo solo l’acqua nei bicchieri, lavoravo come un pazzo. Poi la sera nel mio disordinatissimo monolocale, componevo ossessivamente. E stato il periodo della maturazione.

GIOVANNI ALLEVI

 

Quando ha capito che ce l’aveva fatta?

A Shanghai, nel 2007. Per la prima volta seicento cinesi erano accorsi a vedere solo me. Li ho sentito che stavo incontrando l’anima dei miei simili. Allora pensavo ancora che il successo fosse la panacea...

 

Che cosa manca perche lo diventi?

Una volta a Verona ho visto una cantante lirica trionfare davanti a 12mila persone, poi tolti vestiti e parrucca, venire a passeggio con me. Nessuno sapeva chi fosse.

 

Con questi capelli, questi occhiali, lei e riconoscibilissimo.

Ero cosi da piccolo. E forse tutta la vita e stata inseguire quel bambino, quel periodo. L’unico davvero felice della mia vita.