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CONTANTI DUBBI – LA BANCA D’ITALIA METTE IN GUARDIA SUGLI “PSEUDO-BANCOMAT”, SPORTELLI AUTOMATICI CHE NON SONO GESTITI DALLE BANCHE, CHE POTREBBERO ESSERE USATI PER IL RICICLAGGI DI DENARO – GLI ATM, CHE SPESSO SI TROVANO NEI LUOGHI TURISTICI E NEI CENTRI COMMERCIALI, SONO GESTITI DA SOCIETÀ ESTERE CHE NON SONO SOTTO VIGILANZA ITALIANA: “IL RISCHIO È CHE POSSANO ESSERE UTILIZZATI PER IMPIEGARE A FINI ILLECITI IL CONTANTE PRELEVATO O…”
Alessandro D’Amato per www.open.online
Hanno la scritta Atm, ovvero l’acronimo internazionale per Automated Teller Machine. Sono sportelli per versare e prelevare soldi. Ma non sono gestiti dalle banche. E nemmeno dalle Poste. Per questo Il Messaggero li chiama pseudo-bancomat. Si trovano nei luoghi turistici e nei centri commerciali.
E a offrire il servizio sono società estere, che operano in Italia in libera prestazione, ma che non sono sotto la vigilanza italiana. A segnalare il caso è stata infatti la Banca d’Italia nei report dell’Unità di Informazione Finanziaria. Poi il ministero del Tesoro ha messo in guardia dai rischi di riciclaggio.
PSEUDO-BANCOMAT E RICICLAGGIO
«Un primo profilo di criticità attiene alla possibilità che le banconote contenute negli sportelli automatici siano di origine illecita», scrivono gli esperti del dipartimento. Un rischio mitigato nel caso il gestore dell’Atm sia un soggetto vigilato.
Ma non basta: «La diffusione degli Atm gestiti da soggetti esteri in libera prestazione di servizi pone problematiche anche nel caso di soggetti vigilati, per le difficoltà di ricostruire l’operatività e raccogliere tempestivamente le informazioni utili», ai fini dell’antiriciclaggio. Per gli utenti il rischio è che gli Atm indipendenti «possano essere utilizzati per impiegare a fini illeciti il contante prelevato o versare (ove consentito) denaro sporco». In alcuni casi è anche possibile vendere le criptovalute, prelevando dalla macchina la contropartita in contanti.
I CRIPTO ATM
«I cripto Atm, inoltre, possono essere di proprietà anche di soggetti che non hanno la qualifica di prestatori di servizi per le cripto-attività (Casp)», scrive ancora il Tesoro. Il rischio è di «collusione tra l’utente e il titolare dello sportello automatico per la conversione in crypto-asset di denaro di origine criminale, o al contrario la monetizzazione tramite prelievo di proventi passati dal canale crypto». La sesta direttiva antiriciclaggio dell’Ue dovrebbe contenere i rischi. Anche in coordinamento con le regole Ue sui pagamenti.
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