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ARRIVA LA FASE 2? CON LA CURVA DEI CONTAGI (E DEI MORTI) IN DISCESA SI INIZIA A PENSARE A COSA FARE DOPO IL 14 APRILE: L'ECONOMIA DEVE RIPARTIRE, MA INIZIALMENTE IL VIA LIBERA RIGUARDERÀ SOLO LE AZIENDE CHE POSSONO GARANTIRE DISTANZIAMENTO TRA I LAVORATORI – MASCHERINE PER TUTTI E OCCHIO AI TRE FOCOLAI PRINCIPALI: LE RESIDENZE PER GLI ANZIANI, GLI OSPEDALI E LE FAMIGLIE…
Francesco Grignetti e Paolo Russo per “la Stampa”
GIUSEPPE CONTE ROBERTO SPERANZA
Si comincia finalmente a ragionare sulla Fase 2, quella che seguirà il blocco di queste settimane. C' è urgenza di far ripartire l' economia perché il rischio è di sprofondare in una profonda recessione. Bisogna fare i conti con il virus, però. Perciò, a dare indicazioni al governo sarà un tavolo più largo di quello attuale dove siedono solo medici e scienziati.
Qualcosa potrà ripartire dopo il 14 aprile, quando scadrà il blocco generalizzato. Step successivo, il 2 maggio. C' è anche il suggello di Silvio Brusaferro, presidente dell' Istituto superiore di sanità: «La curva - ha detto ieri - ha iniziato la discesa e comincia a scendere anche il numero dei morti. Dovremo cominciare a pensare alla Fase 2 se questi dati si confermano». Fase 2: vuol dire come convivere con il virus, mantenendone bassa la diffusione. «Questo è l' unico requisito per considerare misure alternative».
Anche per chi riaprirà ci saranno ugualmente molte prescrizioni sanitarie, perché il rischio è la sottovalutazione generale e un ritorno alla grande del contagio. In assenza di vaccino e farmaci validi, l' unica arma a disposizione resta il distanziamento sociale. Ecco dunque che qualunque fabbrica o ufficio che riapra dovrà garantire uno spazio adeguato tra lavoratore e lavoratore, i quali sicuramente dovranno indossare la mascherina. Così come i cittadini comuni che vanno al supermercato. Ma non sarebbe sufficiente.
recessione coronavirus
coronavirus ospedale
E quindi si darà il via libera inizialmente soltanto a quelle aziende che hanno sottoscritto i patti di sicurezza sanitaria con i sindacati. E comunque saranno i prefetti, ancora una volta, a dover vigilare sul rispetto degli accordi, fabbrica per fabbrica, o distretto industriale per distretto industriale. Ci sono alcune filiere che scalpitano, tipo la polimeccanica, in quanto indispensabili al funzionamento dell' agroalimentare o del farmaceutico-sanitario, ma anche perché vedono in pericolo le quote di mercato. Potrebbero avere il via libera anche gli artigiani che lavorano da soli nella propria bottega. Appare molto più lontano, invece, il giorno in cui riapriranno negozi, bar, ristoranti, centri commerciali, palestre, cinema e teatri.Come si sente dire in ambienti di governo, «occorre prepararsi a una lunga fase di semi-normalità».
GIUSEPPE CONTE MAURIZIO LANDINI
Condizioni di lavoro
Quanto ai sindacati, il segretario della Cgil, Maurizio Landini, ieri in un' intervista al quotidiano «Il Sole 24 Ore» sollecitava il decreto sulla liquidità alle aziende perché «qualsiasi azienda chiusa e qualsiasi posto di lavoro perso oggi, rischia di essere perso per sempre». Landini chiede però un confronto con le parti sociali in quanto «bisogna porre alcune condizioni: non devono licenziare, né delocalizzare, e devono garantire l' assoluta sicurezza dei propri lavoratori».
Gli epidemiologi come Gianni Rezza dell' Iss e Pier Luigi Lopalco, consigliere del Governatore Michele Emiliano in Puglia, ritengono che la serrata abbia dato i frutti che doveva dare. Da ora in poi, bisogna attaccare selettivamente i tre focolai principali: le residenze dove sono gli anziani più fragili, gli ospedali, e le famiglie. Anche al ministero della Salute è chiaro che per passare alla Fase 2 occorre un cambio di passo nella strategia di contenimento.
Quel che serve, ha spiegato il ministro Roberto Speranza, è un' azione mirata con team che siano pronti ad andare casa per casa ad effettuare tamponi fin dai primi sintomi, tracciamento dei positivi, quarantene personalizzate.
Bisogna rafforzare le reti sanitarie, proteggendo una volta per tutte medici e infermieri, effettuare i test sierologici, e poi adottare la famosa app che da maggio dovrebbe garantire l' isolamento dei positivi dai negativi. Infine serve una rete di ospedali Covid differenziata dagli altri, per curare tutti, anche chi altre patologie e in questo momento paga carissimo l' intasamento dei reparti.
Guai a dimenticare, poi, che ci sono 57mila cittadini positivi, in quarantena a casa propria. Nel Comitato tecnico-scientifico c' è chi guarda soprattutto al Piano Veneto teorizzato dal consulente di Zaia, Andrea Crisanti, virologo di fama internazionale. Il suo studio su quanto accaduto a Vo' rivela che quando c' è un positivo in famiglia, il rischio di contagio per coniuge e figli è 84 volte superiore alla norma. La proposta di Crisanti è semplice: «Per i positivi che non abbiano bisogno di cure ospedaliere, l' ideale sarebbe trasferirli in strutture ad hoc, tipo alberghi vuoti, comunque lontani dai familiari». In alternativa ci sarebbero anche 5 mila stanze singole nelle caserme messe a disposizione dalla Difesa.
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